Un’altra infermiera aggredita in ospedale, secondo caso in poche ore

Ad alzare le mani sulla donna è stato il parente di una ricoverata a cui è stato impedito di fare visita alla donna fuori dall’orario. L’assessore regionale Gratarola: «Come Regione Liguria oltre a continuare l’interlocuzione con le Prefetture per mantenere e consolidare i posti di polizia all’interno dei pronto soccorso, siamo convinti che sia necessaria anche una potente operazione culturale»


La direzione sanitaria della Asl4 «informa che oggi lunedì 23 ottobre intorno alle ore 12:00 presso il reparto di chirurgia dell’ospedale di Lavagna un’infermiera ha subito una aggressione fisica e verbale da parte del parente di una paziente ricoverata, che pretendeva di entrare a visitarla».

L’uomo ha preso l’infermiera a pugni e schiaffi in viso, tanto che lei è stata poi costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso per essere medicata per i traumi al volto. La prognosi è di 10 giorni. Indagano i Carabinieri.
Sono oltre 400 le aggressioni fisiche o verbali denunciate dall’inizio del 2023 ad oggi a danno di operatori sanitari nelle Asl e negli ospedali liguri. Le ultime in ordine di tempo sono state quelle segnalate tra ieri e oggi a Genova e Lavagna. Nel primo caso, presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Galliera, un cittadino privo di documenti ha colpito, prendendoli a calci, un infermiere e un’operatrice sociosanitaria mentre erano in corso le manovre di discesa dall’ambulanza. Il secondo caso è quello accaduto nell’ospedale di Lavagna.
“Sono episodi gravi e intollerabili – dichiara l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola – ci uniamo alla solidarietà e alla vicinanza che le direzioni dei due ospedali esprimono nei confronti delle persone aggredite. È una vicinanza che estendiamo a tutto il personale degli ospedali, delle strutture sanitarie e sociosanitarie della Liguria. Gli operatori sanitari ogni giorno lavorano con abnegazione per assistere e curare le persone. Chi si rende responsabile di offese fisiche o verbali nei loro confronti compie un gesto, oltre che perseguibile penalmente, doppiamente grave perché colpisce i lavoratori che si impegnano nella cura dei pazienti, creando un sentimento di paura che tende ad allontanare i professionisti dal sistema sanitario e dai contesti emergenziali. Come Regione Liguria oltre a continuare l’interlocuzione con le Prefetture per mantenere e consolidare i posti di polizia all’interno dei pronto soccorso, siamo convinti che sia necessaria anche una potente operazione culturale».
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