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Gip non fissa interrogatorio, ‘ndranghetista in libertà. La Gdf lo arresta di nuovo

Liberato in Calabria a 5 giorni dall’arresto dopo 6 mesi di latitanza. Ma grazie alla lungimiranza del Pm genovese Federico Manotti, i finanzieri lo hanno arrestato all’uscita dalla prigione con un decreto per pericolo di fuga. È uno degli indagati dell’operazione della Gdf “Buon vento genovese”

È una storia di quelle che fanno torcere le budella a chi crede nella giustizia e non può accettare che le cose vadano in un certo modo.
Domenico Romeo, 40 anni, è ritenuto dagli investigatori il contabile della ‘ndrina degli Alvaro di Sinopoli che gestiva il traffico di stupefacenti dal Sud America verso l’Italia, passando per il porto genovese.
Nel luglio scorso, i militari del Comando Provinciale di Genova hanno eseguito una operazione di polizia giudiziaria finalizzata al contrasto delle narco-mafie, conclusasi con la cattura di 3 cittadini italiani per traffico internazionale di cocaina dal Sudamerica, con le aggravanti “mafiosa”, della ingente quantità e della transnazionalità. Lo stupefacente oggetto del sequestro, uno dei più ingenti negli ultimi anni a Genova, ha un valore di circa 100 milioni di euro.
Sfugge alla cattura Domenico Romeo, classe 1980, affiliato, appunto, al clan “Alvaro”, che resta latitante per 6 mesi. Fino a quando, il 3 febbraio scorso, Fiamme Gialle e carabinieri lo arrestano a Sant’Eufemia d’Aspromonte. Romeo finisce in carcere, ma il gip di Reggio Calabria non fissa l’interrogatorio di garanzia. Cinque giorni dopo la cattura il legale fa istanza di messa in libertà. Il gip di Genova non può che accoglierla visto che il suo omologo calabrese non aveva provveduto nei termini all’interrogatorio di garanzia. Romeo sarebbe tornato in libertà se il pubblico ministero della Dda genovese, Federico Manotti, non avesse consegnato al Gico della Guardia di Finanza un decreto di fermo per pericolo di fuga visto che Romeo era riuscito a scappare e non farsi trovare per sei mesi. Al momento della scarcerazione, il finanzieri si sono fatti trovare davanti alla porta del carcere per riportarlo nella cella da cui era appena uscito.
Ora il ministero potrebbe inviare degli ispettori per capire come mai l’interrogatorio di garanzia non sia stato fissato.

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