Alisa, in arrivo un “alert” per i medici che prescrivono troppe prestazioni urgenti ai pazienti per bypassare le liste d’attesa


Liste d’attesa lunghe per le prestazioni sanitarie? Alisa, per risolvere la situazione, pensa di intervenire su quelle prestazioni richieste come urgenti, che il direttore Filippo Ansaldi generale definisce “inappropriate”. È lui ad affermare che il 10% dei medici di famiglia prescrive il 60% delle prestazioni urgenti” per accontentare i propri assistiti che fanno pressione per ottenere tempi più stretti. Proprio questa mattina il capogruppo Pd in Regione Luca Garibaldi dichiarava: «Alisa, la struttura sanitaria cui si basa tutta la sanità ligure, addossando la colpa delle liste d’attesa infinite sui medici di famiglia»


Filippo Ansaldi lo definisce “alert”, usando una parola inglese. Noi, che preferiamo il Latino la chiameremmo reprimenda, parola italiana ispirata dal francese réprimande che a sua volta viene proprio dal latino reprimenda (culpa), “(colpa) da reprimere”. È questa la misura che l’Agenzia regionale per la salute sta pensando di attuare mentre ha attivato un “tavolo di confronto a cui siede cone le 5 Asl liguri, le associazioni dei medici di medicina generale e dei pediatri e l’Ordine dei medici.


Proprio stamattina in un suo comunicato Garibaldi puntava il dito nella piaga della gestione delle liste d’attesa. «Vi cito solo un dato – aggiornato ad una settimana fa: in ASL 4 per una visita oculistica programmata (120 giorni) la lista d’attesa era di 610 giorni, novembre 2024 – scriveva – Ci sono due possibilità quando ci si trova davanti ad un problema: cercare una soluzione o far finta che il problema non esista addossando, magari la colpa ad altri. Se si tratta di politica, e di scelte che ricadono sulla vita dei cittadini, la decisione dovrebbe essere unanime: cercare una soluzione. Ed è l’esatto opposto di quello che porta avanti Regione Liguria, da anni e anni ormai: nascondere la polvere sotto il tappeto e al massimo, addossare la colpa su qualcun altro, i precedenti governi regionali, prima, i medici adesso. È quello che ha provato a fare Alisa, la struttura sanitaria cui si basa tutta la sanità ligure, addossando la colpa delle liste d’attesa infinite sui medici di famiglia. Diciamolo chiaramente: la colpa non è dei medici. Se per ricevere una visita medica specialistica in Liguria occorrono mesi o anni, la colpa è di un sistema che ormai si è inceppato che tende sempre di più a dirottare le prestazioni sul privato invece che sostenere dignitosamente la sanità pubblica.
La soluzione non può essere chiedere ai medici di famiglia di prescrivere meno, ma bisogna applicare un piano reale di diminuzione delle liste d’attesa, per farle scorrere velocemente, è questo che come opposizioni chiediamo da anni».
Garibaldi ha parlato anche del costo per il bilancio della sanità regionale delle fughe in altre regioni: «Cinquantuno milioni di euro il saldo negativo delle fughe in sanità nel 2020. Il dato della fondazione GIMBE conferma che i liguri scappano per curarsi in altre regioni e che – anche nell’anno del COVID (sì, i dati arrivano molto tardi) – la tendenza è sempre quella – ha dichiarato -. Cosa significano 51 milioni di fughe? Significa che la nostra Regione deve “pagare” le altre per i liguri che non si curano qui, ma vanno altrove. Essendo molti di più di quelli non liguri che si curano qui, alla fine il saldo è negativo: il che significa che risorse che possono essere destinate per personale, esami, servizi territoriali, ogni anno, devono venir destinate a pagare il conto reclamato dalle altre regioni. In sintesi è un dato che certifica il fallimento delle politiche sanitarie della destra. La Liguria è storicamente una regione che perde pazienti verso Piemonte, Lombardia e Toscana, ma il dato è peggiorato dal 2015 ad oggi e dopo sette anni di governo della destra, non si vedono correttivi, anzi, la fragilità aumenta, così come aumenta la difficoltà di essere percepiti come attrattivi. Bisogna dare un servizio ai cittadini e non prendersela con chi svolge ampiamente il proprio lavoro, da sempre».
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