Campionato di pesto al mortaio, le lacrime e il buonsenso della campionessa
di Monica Di Carlo
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È felice come se le avessero appena messo la fascia di Miss Italia Alessandra Fasce sul palco del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale. Trentasei anni, genovese, una senza tanti fronzoli, dotata della concretezza tipica della nostra gente, quella che le fa dire con ancora in mano il pestello dal manico d’oro, premio per il vincitore del Campionato mondiale di pesto al mortaio: <Domani è una giornata lavorativa. Domani faccio il mio>. Lo farà come aiuto cuoca del ristorante Paulin a Fontanegli, quattro case e tre trattorie a mezza costa in Valbisagno. Nel menù solo specialità genovesi, quelle dei pranzi domenicali con la famiglia, dalla nonna col bastone al più piccino in carrozzina, nelle belle giornate di primavera: troffie al pesto, pansoti alla salsa di noci, cima, fritto misto. Insomma, un posto senza pretese, che non vuole stupire ma solo “fare il suo”.
La sorpresa ai titolari della trattoria l’hanno fatta i giurati del Campionato di pesto al mortaio incoronando Alessandra campionessa, titolo che terrà per due anni, fino alla nuova finale. Lei ha reagito piangendo, proprio come fanno le miss ai concorsi di bellezza, con la mamma vicino, anche lei lucciconi agli occhi.
<È una grande soddisfazione personale – ha detto la neo campionessa -. Finalmente, dopo 36 anni, la prima soddisfazione professionale nella vita è questa. Il pesto da sola l’ho fatto per la prima volta a sedici anni, ma i ravioli fatti in casa li ho preparati che ne avevo solo sette>. Poi ha ringraziato il marito che ha sopportato due mesi di allenamenti (e, immaginiamo, troffie e lasagne a pranzo e a cena), i suoi datori di lavoro (ha gareggiato col mortaio del ristorante) e la collega, che si è iscritta prima di lei al campionato, ma non è riuscita a passare la “selezione dei cento”, quella a cui hanno partecipato anche molti stranieri, dei quali nemmeno uno è riuscito ad arrivare alla finalissima.
Lei sì, Alessandra c’è arrivata. Concentrata e tesissima fin dall’inizio. Mordendosi le labbra durante la gara come se fosse un esame di maturità. <Io ho solo la terza media – ha spiegato -. Dico ai giovani che hanno passione, quella che mi ha fatto scegliere questo lavoro, di frequentare la scuola alberghiera per avere a disposizione le basi che io non ho>. Non avrà una laurea, Alessandra, ma ha il buonsenso di chi usa rivoltarsi le maniche e lavorare a testa bassa, imparando da ogni collega incontrato in questa o quella cucina di ristorante tutto quello che si poteva imparare <solo guardando, perché nessuno ti insegna niente>.
Chissà che farà ora la campionessa mondiale, se rimarrà a fare l’aiuto cuoca in una trattoria senza pretese o se, sull’onda del titolo, come alcuni di quelli che l’hanno preceduta hanno fatto, aprirà un’attività in proprio. Per adesso non mostra nemmeno la più lontana intenzione di montarsi la testa. Non pontifica, non declina ricette definitive, fa esercizio di estrema modestia: <Il pesto ho imparato a farlo guardando come lo facevano i colleghi e certo non potrei insegnarlo, non mi sento di dare consigli, ognuno lo fa come lo preferisce>. Poi si lascia andare alle interviste come se non avesse fatto altro nella vita alternando perle di entusiasmo e di saggezza. Oggi si fa festa, domani si torna in cucina.
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