Matrimonio gay trascritto a Tursi; ecco gli sposi che hanno tracciato la via

575029_10150783979798006_1638065173_n(Stefano Musso e Giovanni Fantoni al tradizionale lancio del riso dopo la cerimonia)

La trascrizione sul registro comunale è arrivata proprio oggi, alla vigilia dell’Human pride. Stefano Musso e Giovanni Fantoni si sono sposati il 31 marzo 2012 a Westminster, in Inghilterra. Successivamente la legge britannica è cambiata e loro hanno potuto perfezionare l’unione. Due mesi e mezzo fa hanno presentato i documenti al Comune di Genova per la registrazione. “La aspettavamo – dice Stefano -. Abbiamo preparato tutta la documentazione e l’abbiamo presentata in acordo con l”assessore ai Diritti Elena Fiorini. Siamo la prima coppia registrata, la prima ad aver presentato al Comune la richiesta. Per quanto ci consta, anche l’unica, fino ad ora”. La decisione di Stefano e Giovanni può aprire la strada a molte altre coppie gay e lesbiche, traccia la strada, “Il nostro è un gesto politico – continua Stefano – e sappiamo bene che non ha nulla a che fare con l’acquisizione dei benefici della trascrizione di un matrimonio eterosessuale all’estero. Ma di un gesto politico, appunto, c’era bisogno”. Stefano e Giovanni stanno insieme da circa cinque anni e il primo ricorda esattamente anche l’anniversario: era il 9 luglio quando si sono messi assieme, dopo una frequentazione sul web, all’interno di una chat. Poi, i due si sono incontrati per una, due, tre volte di seguito. Alla quarta hanno deciso di convivere. Quando hanno deciso di partire per la Gran Bretagna col preciso intento di unirsi in matrimonio temevano di essere da soli al momento di pronunciare il “sì”. “Invece sono arrivati in cento, amici e parenti – prosegue Musso -. Alcuni amici ci hanno detto che sarebbero venuti anche se non li avessimo invitati, così lo abbiamo fatto. Dobbiamo ringraziare i voli diretti di Rayanair e di British tra Genova e Londra perché hanno permesso ai nostri amici di arrivare. Quello di sposarsi è un gesto estremamente “sociale”, è prendersi un’impegno proprio sotto il profilo sociale. La recente sentenza Usa sancisce che il diritto di unirsi in matrimonio è uno dei principi fondamentali che, se viene escluso, non solo preclude l’atto del matrimonio, ma limita la progettualità di vita”. Domani, i due sposi parteciperanno all’Human Pride di Genova. “Riguarda i diritto di tutti – incalza Stefano – non solo quelli della comunità Lgbt. Vogliamo smontare i “mostri” che si stanno costruendo. Non solo quelli legati all’omosessualità, ma anche quelli collegati all’immigrazione. Quando esiste una cattiva informazione tutto sembra brutto. Ciò che non si conosce fa paura. Il Pride è una sorta di mano tesa da 49 anni a questa parte”

Musso racconta di essere arrivato tardi alla consapevolezza di essere omosessuale. Giovanni, invece, lo aveva già capito a 16 anni. Ognuno ha il proprio percorso. Tanti lo sanno, ma temono il giudizio della società. I gesti come quelli di Stefano e Giovanni “li legittimano a chiedere di fare parte di una società da cui sono esclusi” dice la coppia. Il linguaggio è quello dell’inclusione. L’impegno è quello di promuovere  la consapevolezza, Vale per le persone omosessualiche temono di venire allo scoperto, ma anche per tutti coloro che temono perché non conoscono. “La libertà – proseguono gli sposi – è qualcosa di immenso che comporta la necessità di non ledere la libertà altrui”. La presidente dell’associazione dei trans, Rossella Bianchi, ha detto che non parteciperà al Pride perché teme che qualcuno ne approfitti per mettersi in mostra, magari presentandosi nudo come è accaduto in diverse occasioni. Questo, secondo la “sex worker” nuocerebbe alla causa. “Ma se noi non andiamo commenta Stefano – lascieremo spazio alle persone che vogliono esibirsi, Al Praid 2009 di Genova si è vista una umanità variegata , onnicomprensiva, che mi ha commosso, Va bene tutto e forse i moralismi possono aprire il apsso a una discussione che porti ad accettare una società variegata. poi, vedendo le immagini che girano sui media in questi giorni, viene da pensare che questi usino immagini forti per conquistare lettori o telespettatori “. Invece, c’è tanta normalità da far emergere, ed è maggioritaria. ” Mia sorella, il suo compagno, le mie zie, così come i parenti di Giovanni sono venuti al matrimonio. Mia sorella e suo marito hanno condiviso e continuano a condividere” racconta Stefano, ben sapendo che non tutti godono di uguale favorevole circostanza.

Registrazione matrimonio civile

Esistono ancora molte discriminazionim anche sul lavoro. “Io sono fotunato, perché sono un libero professionista – conclude Musso -. Sicuramente c’è uno scrupolo. Ogni volta che si parla del tema si ha la sensazione di fare coming out, di esporsi al pregiudizio altrui. Mia madre diceva; “Che brutto dipendere dalla benevoleza altrui”.

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