Gioco d’azzardo, a sorpresa, decreto nazionale a rischio scadenza
GENOVA POTREBBE MANTENERE IL SUO REGOLAMENTO
Colpo di scena sulla legge nazionale dedicata all’azzardo legale. Oggi decadrà, infatti, la delega fiscale e, tra le tante cose, anche quella prevista all’articolo 14 in tema, appunto, di gioco autorizzato. In sostanza, il regolamento del Comune che dalla sua entrata in vigore non ha consentito di aprire una sola sala a Genova, potrebbe rimanere valido. Questo accadrà se, come pare probabile e salvo colpi di scena sempre possibili, la conversione non avverrà, appunto, entro domani. Ne sarebbe lieto l’ex assessore alle attività produttive Francesco Oddone che, insieme alla collega alla Legalità Elena Fiorini, aveva varato il provvedimento e che nei giorni scorsi, su Facebook, aveva criticato il progetto nazionale di azzerare i poteri dei comuni azzerando, di fatto, ogni discrezionalità locale. “Il Decreto legge è, di fatto, un provvedimento contro il regolamento genovese” ripete da tempo Oddone. “La nuova legge, per quello che se ne sa – aveva detto nei giorni scorsi l’ex assessore – eliminerebbe tutti i freni che abbiamo posto e che hanno consentito di non aprire una sola sala slot dal da maggio 2013. Andrebbe ad eliminare la possibilità di inserire distanze minime e di ragionare su limiti di orario, quando il Tar della Liguria ha appena dato ragione al Comune di Imperia che li aveva introdotti. Il Tribunale amministrativo regionale stava orientandosi sulla regolazione del fenomeno che, comunque, non significa proibizione completa, ma controllo di un’espansione prima incontrollata”.
Elena Fiorini aggiunge che nel caso il tempo per la conversione scadesse, sarà poi necessario seguire e “marcare stretto” l’iter parlamentare della legge. Nel caso passasse, invece, bisognerà aprire un fronte convincente per cercare di olrientare nel mese a disposizione gli aggiustamenti in modo che non tolgano ogni potere ai comuni.Sul tema, pochi giorni fa, aveva preso una posizione netta anche Radio Vaticana che aveva ospitato l’opinione dell’economista Luigino Bruni il quale aveva commentato senza mezzi termini la bozza di legge definendola “Una vergogna di Stato”. Da mesi annunciata, da mesi concertata, da mesi discussa, difesa a oltranza dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, la nuova legge contestata dai comuni (molti dei quali stavano scegliendo la stessa posizione di Genova) potrebbe non vedere la luce ancora per un bel po’ di tempo, visto che, le caso non fosse approvata oggi, dovrebbe ripartire un lunghissimo iter. La “Legge Baretta” punterebbe a ridurre il numero delle “macchine” che, dalle circa 350mila presenti in Italia, sarebbero dovute diventare 250mila. In bar e tabaccherie le macchinette non avrebbero potuto superare un massimo di sei per locale, in ogni caso distribuite ogni sette metri quadrati. Le “macchinette” dovevano sparire da alberghi, cinema e circoli privati a meno che non fosse stata richiesta una specifica licenza per il gioco d’azzardo che prima non serviva. Ma, secondo le associazioni che combattono la diffusione delle slot, l’apparente restrizione avrebbe semplicemente agevolato le grandi aziende del gioco d’azzardo. La tendenza, infatti, era quella di concentrare le macchine in locali specializzati di almeno 50 metri quadrati nelle quali era prevista una persona addetta al controllo dei giocatori. Le slot machine in questo caso sarebbero state una ogni tre metri quadrati. Nei bar e nelle tabaccherie, invece, le macchine sarebbero state previste solo se separate dal resto dell’attività, in uno spazio riservato, e stare dietro una parete.
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