Prima retromarcia tra i trasfughi Pd in Azione, Mimmo Morabito saluta e torna a casa

È durata solo un paio di giorni l'”escursione” del consigliere del municipio Centro Ovest nella compagine di Calenda. Morabito saluta e torna a casa

È di oggi la lettera di Domenico “Mimmo” Morabito ai compagni politici di una vita con cui due giorni fa era uscito dal Pd, firmando con altre 30 persone un documento piuttosto duro nei confronti del partito. Morabito ci ha ripensato e scrive a “Pippo e Cristina”, Pippo Rossetti e Cristina Lodi, teste di serie della frattura, ma anche ad «amiche, amici, compagne e compagni».


«Vi ringrazio per avermi contattato per questa nuova avventura politica – scrive Morabito nella sua lettera di retromarcia -. Dopo ore e ore di pensieri, letture e contatti con parenti, amici, elettori del mio Municipi, convengo che il mio posto sia ancora
nel Partito Democratico. Un in bocca al lupo a Pippo e Cristina, che porto nel cuore. Con coerenza continuerò la battaglia Riformista nel PD». Una coerenza venuta meno per una manciata di ore a lui che non viene dalla Margherita, ma da Pci, Pds e Ds.
Una prima frattura nell’ampio fronte che ha generato un dibattito nazionale, ma anche nella ragione costituente del Pd che risale al 2007: unire le anime riformiste della sinistra e della Margherita.
Morabito è uno dei cinque consiglieri di Municipio, per lo più dell’area Centro Ovest-Valpolcevera (zona che è il più importante serbatoio di voti e di fedelissimi di Cristina Lodi), che hanno lasciato il Pd in polemica con l’orientamento del partito. Gli altri sono Manuel Aragundi (Centro Ovest), Massimiliano Marotta (Valpolcevera), Michele Versace (Valpolcevera) e Paola Perfumo (Levante).
Con il passaggio tra gli iscritti di Azione, Rossetti e Lodi, forti di un bel blocco di voti (che però non si possono sommare, ma sono condivisi e si spostano sull’uno e sull’altra in occasione delle rispettive candidature, che mai si sono sovrapposte) avranno certamente uno spazio ampio nel partito. Ma in un partito da 4% difficilmente, salvo accordi elettorali con partiti di maggiore consenso, difficilmente i “piccoli” potranno trovare spazio per continuare la loro avventura elettiva.
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