Il cavolino più lungo del mondo “targato Pd” sdogana i record populisti del centrodestra


Il presidente del Municipio Valpolcevera Federico Romeo posta sui social le foto del cavolino da record di una nota pasticceria della vallata e la sinistra plaude. Ma ora nessuno potrà più ironizzare su focacce da Guinness e salami di proporzioni epiche

Contrordine compagni! Sì, voi compagni (di merende a base di cavolini alla panna, of course) che, indignati, avete massacrato sui social come dai banchi dell’opposizione le oceaniche iniziative populiste, oggettivamente degne della sagra di mezza estate di un paesino dell’entroterra depresso. Voi che avete commentato tra lo scandalizzato e il compassionevole le gesta del sindaco Bucci e dal presidente della Regione Toti i quali con evidente soddisfazione si erano aggirati prima nel centro cittadino a misurare teglie da Guinness, poi nella patria del Sant’Olcese per certificare, armati di metro, la superiorità dimensionale dell’insaccato.

Voi che su Facebook avete accolto un po’ con feroci critiche un po’ con frizzi e lazzi le gesta mediatico-propagandistiche dei vertici delle istituzioni locali, tra salve di pernacchie 2.0 e rigide reprimende contro il degrado politico e intellettuale della classe dirigente, non potrete mai più perculare gli ammiccanti salami itifallici e le focacce ipertrofiche del duo ai vertici delle istituzioni locali.
Sì, perché d’ora in poi chiunque potrà scrivere sotto il vostro commento colmo di disprezzo il tradizionale e abusato urlo di battaglia social della riscossa destrista: «E allora il Piddì?!!!».
Da oggi: zitti e mosca! Tutta colpa (o merito, dipende dai punti di vista) del presidente del Municipio Valpolcevera Federico Romeo che si è presentato all’Expo della Valpolcevera armato di flessometro (vulgo: metro a nastro) per certificare in favor di telecamera, come un Bucci o Toti qualunque, la supremazia nazionale e forse anche mondiale delle fonti di colesterolo della vallata. Stiamo parlando de “il cavolino più lungo del mondo” confezionato per l’occasione da Francesco Crocco, di professione pasticcere, popolarmente noto come “Poldo”. Cavolino, pasticcere, politico e metro finiranno, ripresi in un tripudio di valligiani festanti, su un programma di Canale 5 condotto dall’inossidabile Gerry Scotti.
Il presidente del Municipio V pubblica con orgoglio le foto dell’evento su Facebook. E giù like di insospettabili consiglieri comunali Piddì in difetto di coerenza e neo trasmigrati in Azione uniti ai primi nel nome del cavolino il giorno dopo la frattura, sindacalisti solidamente landiniani, sindaci Dem di piccoli comuni dell’entroterra, appartenenti a vario titolo al sottobosco politico della sinistra.
Tra i commenti si scatena la battaglia tra chi resta su posizioni eticamente intransigenti e chi “in fondo è il prodotto di una bottega del territorio”. Azienda del territorio proprio come i panificatori genovesi che hanno lavorato al Guinness della focaccia e i produttori di salame che hanno dato vita al record dell’insaccato. Eppure c’è nei commenti sui social chi “tutti (i prodotti) sono uguali, ma il cavolino è più uguale degli altri”.
A questo punto, nonostante sia ancora irrisolto l’annoso dilemma che dilania l’opinione pubblica (lo schieramento politico della Nutella), possiamo affermare senza tema di smentite che il salame è di destra e il cavolino di sinistra. Almeno in questa città.
Che, poi, il vero tema di quel che leggete non è la critica ai record in sé: ben vengano le manifestazioni popolari se restano nei confini di quello che sono (manifestazioni popolari e di promozione dei prodotti e del territorio, prive di pretese culturali) e se sullo stesso territorio non si tagliano, com’è stato, fondi alla Cultura e alla divulgazione culturale, dal Festival Internazionale di Poesia al Festival della Scienza. Sarebbe, poi, spiacevole scoprire che, mentre si finanzia con svariate centinaia di migliaia di euro (pubblici per una parte consistente) la seconda edizione di Genova Jeans, mancasse (come sembra) lo stanziamento di meno di duecentomila euro per terminare in fretta i lavori necessari per riaprire (magari con l’acquisizione della Collezione Bruschettini e la sistemazione della chiesa-auditorium per fini culturali) lo straordinario Museo di Sant’Agostino, chiuso ormai, decisamente, da troppo tempo. Perché il “troppo” farà anche Guinness, ma in qualche caso stroppia. Perché finché si scherza su salami e cavolini (nonostante si vada ad imprimere – da entrambe le parti – al livello qualitativo del dibattito politico una reazione uguale e contraria ai record metrici prodigiosi), va bene scherzare. Ma quando uno straordinario museo della storia della città (eh sì, esiste già, non c’è alcun bisogno di farne uno nuovo) resta chiuso nonostante la pioggia di fondi pubblici proiettata su varie amenità, la voglia di scherzare passa. E non c’è cavolino o salame che tenga.
In copertina: due delle foto pubblicate da Romeo
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.