“Highlights, Maestri dal ‘500 al ‘700 dai Musei Nazionali di Genova”, da domani al Teatro del Falcone


Oltre quaranta opere di Palazzo Reale e Palazzo Spinola di Pellicceria, capolavori di grandi artisti come Joos van Cleve, Tintoretto, Orazio Gentileschi, Antoon van Dyck, Guercino, Grechetto, Bernardo Strozzi, cinque delle quali sono acquisti recenti del Ministero della Cultura ed esposti per la prima volta. L’esposizione è a cura di Alessandra Guerrini, Luca Leoncini, Anna Manzitti, Gianluca Zanelli


Venerdì 26 maggio 2023 apre al pubblico la mostra Highlights. Maestri dal ‘500 al ‘700 dai Musei Nazionali di Genova allestita, fino al 24 settembre 2023, nel Teatro del Falcone di Palazzo Reale e dedicata al patrimonio delle collezioni dei Musei Nazionali di Genova.

Il titolo Highlights nasce dalla volontà di mettere in luce i capolavori delle collezioni dei Musei Nazionali, come sottolinea anche la grafica e l’immagine guida scelta. Le opere, estratte dalle sale storiche dei due palazzi dove sono conservate, sono messe in dialogo per consentire ai visitatori di osservarle da vicino e apprezzarne i dettagli e le connessioni.
La mostra, a cura di Alessandra Guerrini, Luca Leoncini, Anna Manzitti, Gianluca Zanelli, vuole così sottolineare l’appartenenza di questi capolavori a storie autonome eppure collegate, unite dai mille fili della storia dell’arte e dalle vicende del collezionismo.








I dipinti e le sculture esposti nel Teatro del Falcone permetteranno al visitatore di soffermarsi su opere straordinarie dalle provenienze più varie: le collezioni dei Musei Nazionali di Genova sono infatti il risultato di un lavoro di raccolta, generazione dopo generazione, di quadri fiamminghi, veneti, bolognesi, napoletani, romani.
Didascalie narrative e un percorso speciale per i bambini proporranno contenuti che gli allestimenti storici non consentono.
In parallelo, nelle sale del Piano nobile di Palazzo Reale saranno esposti diciannove lavori di artisti della seconda metà del Novecento che prendono il posto delle opere antiche presentate in mostra. Gli inserimenti contemporanei di opere concesse da collezionisti privati propongono inediti dialoghi con le raccolte storiche. Il progetto, dal titolo WE LINKED PASSAGES. Maestri del ‘900 dalle collezioni private genovesi, a cura di Leo Lecci con Luca Leoncini e Anna Manzitti, presenta tredici artisti rappresentativi dei movimenti del panorama internazionale, sei italiani e sette stranieri, estraendo i loro lavori da un patrimonio importante quanto sconosciuto al grande pubblico.
Non tutti i capolavori, ovviamente, sono presenti in mostra: molti restano al loro posto nelle sale: il percorso si chiude con l’invito a tornare a vederli all’interno dei due palazzi. A Palazzo Spinola, in particolare, continueranno ad essere visibili in un allestimento provvisorio anche durante i lavori di completamento di alcuni impianti tecnologici previsti per i mesi estivi, che imporranno una breve chiusura dei piani superiori.
Periodo
dal 26 maggio al 24 settembre 2023
Orario di apertura
da mercoledì a sabato 9.00-19.00
prima domenica del mese 13.30-19.00 con ingresso gratuito
ulteriori aperture speciali segnalate sul sito
Biglietto
ingresso con Biglietto unico Musei Nazionali di Genova (Palazzo Reale+Palazzo Spinola):
10 € intero
2 € ridotto (18-25 anni)
gratuito minori 18 anni, possessori Card annuale Musei Nazionali di Genova e aventi diritto
Info
museinazionaligenova.cultura.gov.it
palazzorealegenova.cultura.gov.it
APPUNTAMENTO CON…
ogni giovedì mezz’ora per scoprire un capolavoro
Il programma completo è disponibile su palazzorealegenova.cultura.gov.it/mostra_highlights/
RAGIONI DELLA MOSTRA e PERCORSO ESPOSITIVO
Dal 2016 i due musei nazionali genovesi, Palazzo Reale e Palazzo Spinola, sono uniti in un unico istituto del Ministero della cultura. Per sottolineare questo importante passaggio, nel 2022 è stato scelto un nuovo nome, un logo e un sistema di identità visiva coordinato che esplicita anche la presenza di due distinte collezioni a Palazzo Spinola, quella della dimora storica e quella della Galleria Nazionale della Liguria. Sono nati così i Musei Nazionali di Genova.
I due musei insieme presentano un patrimonio che ha infiniti rimandi interni, così come erano collegate tra loro le famiglie dell’aristocrazia mercantile della città, una delle pochissime in Italia ad essere rimasta repubblica per secoli.
Palazzo Reale è un vasto complesso architettonico che occupa un intero isolato dell’antico quartiere medievale di Pré. La dimora seicentesca è fondata nel 1643 da Stefano Balbi e da suo figlio Giovan Battista, passa poi nel 1679 a Eugenio Durazzo che la ingrandisce sino a portarla alle sue attuali dimensioni con lavori che di fatto si concludono dopo la sua morte nel primo decennio del Settecento. Le sale sono decorate con splendore e accolgono collezioni di prima grandezza: non solo quadri e sculture antiche e moderne, ma anche arredi sontuosi, arazzi, stoffe pregiate, raccolte di arti decorative, libri, disegni e stampe.
Anche per le sue dimensioni, per il pregio dei suoi interni, per la presenza di un teatro, la vicinanza a una delle porte della città e al porto, il palazzo è acquistato nel 1824 da Carlo Felice di Savoia e trasformato con importanti lavori nella sede genovese dei re di Sardegna prima e dei re d’Italia poi.
La quadreria – una delle più vaste e importanti dell’antica Repubblica di Genova – si compone soprattutto delle opere che arrivano dalle due famiglie fondatrici, i Balbi e i Durazzo, alle quali i Savoia aggiungono dipinti trasferiti dai depositi delle regge piemontesi e da una collezione locale acquistata dalla Real Casa nel 1821 allo scopo di decorare il primo appartamento allestito per il sovrano.
Palazzo Spinola, incastonato nel cuore del centro storico, racchiude al suo interno due distinte anime museali: la collezione antica degli Spinola e quella formata a partire dagli anni Cinquanta del Novecento con nuove acquisizioni del Ministero della cultura. La dimora è fondata alla fine del Cinquecento da Francesco Grimaldi, per poi passare dopo appena una generazione ai Pallavicino, in seguito ai Doria e infine agli Spinola, prima del ramo di San Luca e in ultimo, dal 1824, del ramo di Luccoli.
Il museo apre i battenti nel 1959 grazie alla donazione dei fratelli Franco e Paolo Spinola allo Stato Italiano dell’intero edificio e di tutto il suo contenuto, con la precisa clausola che i piani nobili dovessero mantenere l’aspetto di un’antica residenza nobiliare genovese mentre il terzo e il quarto piano, distrutti in un rovinoso incendio durante la Seconda Guerra mondiale, avrebbero dovuto ospitare la Galleria Nazionale della Liguria, che oggi è composta non solo di opere acquisite grazie ai finanziamenti statali, ma anche le donazioni e i depositi che, grazie alla generosità di alcuni privati, permettono la fruizione pubblica di opere d’arte di grande pregio.
La mostra si apre e si chiude con due highlight oggi conservati negli spazi della Galleria Nazionale della Liguria a Palazzo Spinola, ma che appartennero in passato ai proprietari del palazzo che oggi chiamiamo Reale. Un esempio di quella fitta trama di contatti che legò la nobiltà genovese, gli artisti, le quadrerie cittadine attraverso storie che si sono nel corso tempo intrecciate spesso inestricabilmente.
Apertura evocativa con la statua di Filippo Parodi raffigurante Adone e Amore di Palazzo Spinola (marmo, 1685 circa)
Chiusura con il dipinto di Anton von Maron, Ritratto di Maria Francesca (Cicchetta) Durazzo di Palazzo Spinola (olio su tela, 1792)
CINQUECENTO
Le fortune degli esponenti delle grandi famiglie genovesi, mercanti prima e uomini di finanza poi, già nel Cinquecento hanno un momento di crescita inarrestabile. È questo del resto il secolo della riforma di Andrea Doria e della fortunata alleanza con la corona spagnola, dell’apertura di Strada Nuova, l’attuale via Garibaldi, e della costruzione dei palazzi che Rubens visiterà e ai quali dedicherà un celebre volume.
D’altra parte, a partire dalla fine del Quattrocento, i collezionisti genovesi avevano dimostrato di guardare con interesse alle Fiandre, dove molti di loro fanno affari importanti. Allo stesso tempo la nobiltà locale indirizza investimenti e interessi culturali anche verso Venezia, città cosmopolita e centro di proficui commerci. Non è un caso, dunque, che un secolo così` importante sia qui rappresentato da una serie di ritratti fiamminghi e veneti, utili a riflettere sull’evoluzione di un genere pittorico che tanta fortuna avrà poi in ambito locale, soprattutto nella prima metà del Seicento. La sezione accoglie anche i dipinti più antichi della quadreria di Palazzo Reale, due porzioni di un trittico proveniente dalla regione di Bruges pienamente intonato a quel gusto che favorirà l’ingresso di opere analoghe nelle chiese e sugli altari privati delle residenze genovesi.
da Palazzo Reale
Artista fiammingo, attivo tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, Storie di santa Caterina d’Alessandria, olio su tavola, 1450-1500 circa
Artista fiammingo attivo tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, Storie di sant’Agnese, olio su tavola, 1450-1500 circa
Leandro da Ponte, detto Leandro Bassano, Ragazzo che accende una candela, olio su tela, 1570-1575
Paris Bordon, Ritratto d’uomo con berretto, olio su carta applicata su tavola, 1530-1540
Jacopo Robusti detto il Tintoretto, Ritratto di gentildonna con guanto, olio su tela, 1550 circa
da Palazzo Spinola
Willem Key, Ritratto di giovane, olio su tavola, 1560 circa
Joos van Cleve, Madonna orante, olio su tavola, 1511-1512 circa
dalla Galleria Nazionale della Liguria
Joos van Cleve, Ritratto di Stefano Raggio, olio su tavola applicato in epoca moderna su pannello resinoso ‘a nido d’ape’, 1515-1518 circa
SEICENTO
I quadri raccolti in questa sezione testimoniano la forza di due impostazioni innovative che segnano la pittura del Seicento: quella del naturalismo di Caravaggio e quella scaturita dal genio di Gian Lorenzo Bernini, che oggi conosciamo col termine Barocco.
La rivoluzione del naturale è qui rappresentata da tre grandi protagonisti della pittura del XVII secolo, che rispondono in modi diversi alla straordinaria parabola caravaggesca: l’emiliano Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, il toscano Orazio Gentileschi e il fiammingo Gerrit van Honthorst.
La via del berninismo è richiamata invece da un artista genovese di nascita, ma romano di formazione, Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio, che completa la sua educazione sotto l’ala protettrice di Bernini, collaborando spesso col maestro nei più importanti cantieri dell’Urbe, dalla chiesa del Gesù a quella di Sant’Andrea al Quirinale, tanto da guadagnarsi il titolo di “Bernini in pittura”. Insieme alle sue opere, si può ammirare anche il ritratto di Giovan Luca Durazzo, eseguito a Roma dal fiammingo Jacob Ferdinand Voet, contemporaneo e antagonista di Gaulli quale ritrattista più ricercato dall’aristocrazia del Grand Siècle.
da Palazzo Reale
Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, Sibilla Samia, olio su tela, 1652-1653
Gerrit van Honthorst, detto Gherardo delle Notti, Cristo morto pianto da due angeli, olio su tela, 1612-1613 circa
Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, Autoritratto, olio su tela, 1680 circa
Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, Sant’Andrea con la croce, olio su tela, 1693 circa
Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, San Filippo apostolo, olio su tela, 1693 circa
Jacob Ferdinand Voet, Ritratto di Giovan Luca Durazzo, olio su tela, 1669-1671
da Palazzo Spinola
Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, Ritratto del cardinale Giovan Battista Spinola, olio su rame, 1695-1696 circa
Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, Adorazione dei pastori, olio su tela, 1687 circa
dalla Galleria Nazionale della Liguria
Orazio Gentileschi, Sacrificio di Isacco, olio su tela, 1611-1615 circa
Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, Quo vadis Domine?, olio su tela, 1675 circa
SEICENTO A GENOVA
Al centro della sala si possono ammirare quattro statue in marmo bianco di Filippo Parodi, il maggiore scultore genovese del Seicento. Rappresentano altrettanti personaggi mitologici legati a un fiore e sono tradizionalmente dette le Metamorfosi. Sia nello stile sia nel tema che le lega – la trasformazione della materia sotto gli occhi di chi le guarda – è evidente il rapporto del loro autore con l’ambiente romano dominato dalla figura di Gian Lorenzo Bernini.
Filippo Parodi riesce a elaborare una versione personale del barocco romano, ingentilito attraverso il filtro delle idee dei pittori genovesi della sua generazione che ritroviamo nella stessa sala: da Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto a Gregorio De Ferrari, da Bartolomeo Guidobono a Domenico Piola. Un esempio illuminante in questo senso è la sorprendente cornice di Filippo Parodi compresa in questa sezione, che mette in scena il Giudizio di Paride giocando tra l’immagine dipinta – o lo specchio che forse in origine occupava lo spazio centrale – e le figure finemente intagliate nel legno poi dorato.
da Palazzo Reale
Bartolomeo Guidobono, Bacco, olio su tela, 1690-1695 circa
Bartolomeo Guidobono, Cerere, olio su tela, 1690-1695 circa
Filippo Parodi, Giacinto, marmo bianco con tracce di doratura a missione, 1680-1683
Filippo Parodi, Adone, marmo bianco con tracce di doratura a missione, 1680-1683
Filippo Parodi, Clizia, marmo bianco con tracce di doratura a missione, 1680-1683
Filippo Parodi, Venere, marmo bianco con tracce di doratura a missione, 1680-1683
dalla Galleria Nazionale della Liguria
Gregorio De Ferrari, Muzio Scevola davanti a Porsenna, olio su tela, 1700-1705 circa
Domenico Piola, Adorazione dei pastori, olio su tela, 1655-1660 circa
Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto, Aria e Fuoco (Giunone e Vulcano), olio su tela, 1653-1655 circa
Filippo Parodi, Cornice con “Il giudizio di Paride”, legno intagliato e dorato, 1690 circa
RITRATTI
Nel Seicento il ritratto a Genova è dominato dai nomi di due grandi maestri fiamminghi, Pieter Paul Rubens e il suo giovane, ma già talentuoso collaboratore, Antoon van Dyck, che lavora con lui ad Anversa e che poi, seguendone l’esempio, trascorre sei anni in Italia – di cui quasi quattro nel capoluogo ligure – prima di concludere la sua parabola artistica a Londra, alla corte di Carlo I Stuart.
Come le maggiori quadrerie cittadine, anche quelle di Palazzo Spinola e di Palazzo Reale possiedono ritratti di Van Dyck, che durante il suo lungo soggiorno nella Superba ha modo di elaborare un preciso modello di magnificenza che risponde pienamente alle aspirazioni di autocelebrazione della nobiltà genovese di inizio secolo. Il pittore dedica decine di straordinari ritratti all’aristocrazia cittadina e allo stesso tempo, lascia in eredità alle generazioni successive un approccio a questo specifico genere pittorico che inciderà in maniera indelebile sulla ritrattistica locale.
Ne sono qui testimonianza le tele di Bernardo Strozzi – uno dei più originali interpreti della scuola genovese di primo Seicento – ma soprattutto l’opera di Giovanni Bernardo Carbone, qui evocata dal suo intenso ed enigmatico Ritratto di prelato.
da Palazzo Reale
Antoon van Dyck?, Ritratto di dama con velo, olio su tela, 1625 circa
Giovanni Bernardo Carbone, Ritratto di prelato, olio su tela, 1654 circa
Gioacchino Assereto, San Giovanni Battista nel deserto, olio su tela, 1635-1638 circa
Bartolomeo Guidobono, Diana ed Endimione, olio su tela, 1690 circa
Domenico Piola, Diogene, olio su tela, 1670-1673 circa
da Palazzo Spinola
Bernardo Strozzi, Ritratto di monaca, olio su tela, 1630 circa
dalla Galleria Nazionale della Liguria
Antoon van Dyck, Ritratto di gentildonna genovese con bambino, olio su tela, 1625-1626
Bernardo Strozzi, Allegoria della Pittura, olio su tela, 1636 circa
RAPIMENTI
Al tema del rapimento sono dedicate due scenografiche tele, una giunta a Palazzo Reale nel 1833 ma acquistata da Carlo Felice di Savoia, l’altra frutto di un recente acquisto del Ministero della cultura a favore delle raccolte genovesi e destinata alla Galleria Nazionale della Liguria. Sono due artisti locali di primo Seicento a interpretare l’episodio mitologico del Ratto di Proserpina da parte di Plutone, signore degli Inferi, e il Ratto delle Sabine, la nota vicenda di storia romana tradizionalmente legata alla fondazione dell’Urbe. Valerio Castello, maestro indiscusso della prima decorazione barocca genovese, è capace di sintetizzare con formidabile autonomia gli stimoli provenienti da artisti come Correggio, Parmigianino, Procaccini e Van Dyck in una forma pittorica personalissima e aggraziata, percorsa da un’energia interna vibrante e potentemente espressiva, come dimostra alla perfezione la sua Proserpina. Orazio De Ferrari, invece, soprattutto negli anni maturi si dimostra affascinato dai temi del naturalismo caravaggesco, posti in dialogo con soluzioni dal sapore rubensiano, come nella costruzione di questo rutilante Ratto, siglato e datato al 1640.
da Palazzo Reale
Valerio Castello, Ratto di Proserpina, olio su tela, 1657-1658
dalla Galleria Nazionale della Liguria
Orazio De Ferrari, Ratto delle Sabine, olio su tela, 1640
SETTECENTO
L’epilogo del nostro viaggio dentro i capolavori dei Musei Nazionali di Genova tocca la ritrattistica tardo settecentesca, qui rappresentata dal viennese Anton von Maron. Generalmente a figura intera, i personaggi dei suoi ritratti si presentano con sontuose vesti aggiornate all’ultima moda, di cui si percepisce, quasi a livello tattile, la preziosità e la varietà dei tessuti. La scelta di raffigurare i propri soggetti in un interno gli consente inoltre di potersi soffermare anche sugli elementi di arredo, dai mobili agli oggetti più minuti. Benché la nobiltà stesse vivendo uno dei momenti più bui della sua storia, l’aristocrazia genovese, per ritratti celebrativi, continua a rivolgersi ai pittori più rinomati. Entrambe le tele scelte per questa sezione conclusiva sono state realizzate a Genova. Nonostante Von Maron trascorra la maggior parte della sua vita a Roma – ancora alla fine del Settecento centro artistico internazionale – soggiorna nella Superba per un biennio, su specifica richiesta del doge Michelangelo Cambiaso, marito della Lilla qui effigiata.
dalla Galleria Nazionale della Liguria
Anton von Maron, Ritratto di Maria Francesca (Cicchetta) Durazzo, olio su tela, 1792
Anton von Maron, Ritratto di Maria Geronima Pellegrina (Lilla) Cambiaso con la figlia Caterina, olio su tela, 1792
Mostra in parallelo al Piano nobile
WE LINKED PASSAGES
Maestri del 900 dalle collezioni private genovesi
a cura di Leo Lecci
con Luca Leoncini e Anna Manzitti
Genova, Palazzo Reale, Piano nobile – dal 26 maggio al 24 settembre 2023
In occasione della mostra Highlights. Maestri dal 500 al 700 dai Musei Nazionali di Genova, che vede riunite al Teatro del Falcone alcune tra le opere più rappresentative delle collezioni di Palazzo Reale e di Palazzo Spinola, si è colta l’opportunità di introdurre all’interno delle sale di via Balbi diciannove lavori di grandi maestri della seconda metà del Novecento, italiani e stranieri, non inserendoli casualmente negli ambienti, ma includendoli all’interno del sistema della dimora storica, spesso sostituendoli ai quadri assenti.
Il titolo stesso, We linked passages, preso in prestito dall’ultima opera del percorso espositivo, un laser painting su tela con oggetto del pittore e musicista americano Ben Patterson, che orbitò negli anni sessanta nella galassia Fluxus, sottolinea la volontà di collegare mondi solo in apparenza distanti: quello dell’arte antica a quello dell’arte contemporanea; il complesso di una residenza aristocratica e reale all’universo delle poetiche e dei linguaggi dell’arte del secondo dopoguerra; il patrimonio dei musei nazionali a quello delle raccolte private genovesi; il meglio dell’arte italiana al meglio dell’arte internazionale.
I curatori, Leo Lecci (Università di Genova), insieme a Luca Leoncini e ad Anna Manzitti (Palazzo Reale), al termine di un attento lavoro di selezione, presentano tredici artisti tra i più importanti del panorama internazionale (sei italiani e sette stranieri) estraendo i loro lavori dal ricco campionario delle collezioni private genovesi, sconosciuto al grande pubblico. Tredici sale del museo di via Balbi accolgono così, e assorbono pienamente, diciannove opere da cinque diverse raccolte cittadine.
Queste ultime affondano le loro origini negli anni Sessanta, straordinario momento storico che vide le gallerie d’arte genovesi protagoniste della scena artistica non solo locale, dall’Isola alla Bertesca, dalla Polena al Deposito, dalla Carabaga alla Rotta, con mostre pionieristiche e all’avanguardia che stimolarono ed “educarono” un’intera generazione di collezionisti colti e appassionati.
Da Michelangelo Pistoletto a Gerhard Richter, da Jannis Kounellis a Mario Schifano, da César a Piero Dorazio, da Ben Vautier a Sol LeWitt, la mostra ha attentamente posizionato quadri e sculture contemporanee affinché si creassero dialoghi, reazioni e contaminazioni o per contrasto o per assonanza, riannodando il dialogo non sempre scontato tra l’arte del passato e quella del presente.
We linked passages, dunque, per stimolare questo collegamento ricco di implicazioni tra contesti solo cronologicamente distanti, per conoscere lavori altrimenti invisibili al grande pubblico e, nelle intenzioni del direttore dei Musei Nazionali di Genova, Alessandra Guerrini, la prima di una serie di iniziative che includano opere della contemporaneità non solo come ospiti passeggeri, ma come elementi attivi all’interno delle collezioni dei palazzi genovesi.
Lista completa degli artisti e delle sale
Sala delle Battaglie
SOL LEWITT
Structure, legno dipinto, 1972
Salotto del Tempo e Salotto dell’Aurora
BEN(JAMIN) PATTERSON
The veritable original sayings, laser painting, oggetto, 1966
Untitled, laser painting, 1996
We linked passages, laser painting, oggetto, 1996
Salotto della Pace
CÉSAR (Baldaccini)
Compression-Renault, elementi di automobile, 1968
Galleria della Cappella
MARIO SCHIFANO
Paesaggio anemico, tempera su carta applicata su tela, 1973-1974
Sala delle Udienze
GERHARD RICHTER
Rot, Blau, Gelb, olio su tela, 1972
Camera da letto del Re
TANO FESTA
Da Mondrian a Michelangelo, smalto su tela, 1968
Camera da letto del Re
MATTIA MORENI
Sterpi sulla neve, olio su tela, 1956
Bagno del Re
MICHELANGELO PISTOLETTO
L’uovo. Bianconero, serigrafia su acciaio lucidato a specchio, 1962-1987
Senza titolo (Pappagallo), serigrafia su acciaio lucidato a specchio, 1970
Senza titolo (Gabbia), serigrafia su acciaio lucidato a specchio, 1970
Salottino giallo
JANNIS KOUNELLIS
Senza titolo (Segnali), cementite su carta quadrettata, 1960
Camera da letto della Regina
BEN(JAMIN)
Ce n’est que de la décoration, smalto e olio su tela, 1981
Jamais, smalto e olio su tela, 2001
Je cherche la lumière, smalto e olio su tela, 2007
Salotto della Regina
JOSEPH KOSUTH
Art as idea as idea (Purple), fotografia, 1968
Salotto di Diana
PIERO DORAZIO
Armerina I, collage di tela su tela, 1972
Sala degli arazzi
ETTORE SPALLETTI
Vase, gesso e pigmento grigio, 1983
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.