Rossella Bianchi ricorda Lisetta Carmi: «Tornò 44 anni dopo, ma non riconobbe il “suo” Ghetto»
La presidente dell’associazione Princesa, fondata da don Gallo, ricorda quando, nel 1967 la fotografa recentemente scomparsa andò nel ghetto per chiedere alle trans di prestarsi per un servizio fotografico. Ne uscì il libro “I travestiti”, prima bloccato dalla censura e quindi uscito qualche anno dopo. Ormai è introvabile: le poche copie in vendita hanno raggiunto prezzi da capogiro. Rossella Bianchi racconta anche di quando la Carmi venne a Genova nel 2011 per una serata di amarcord al Teatro Stabile. Quel giorno ci fu un’alluvione e l’incontro saltò. Rossella, però, la incontrò, perché Carmi avrebbe voluto ritrovare tutte le persone che aveva conosciuto nel Ghetto negli anni Sessanta. Della cinquantina di transgender che aveva incontrato e fotografato, però, 11 anni fa ne rimanevano più tre o quattro al massimo ed erano molto cambiate

Ecco quanto Rossella ha pubblicato sulla propria bacheca Facebook in questi giorni, inondando i social di ricordi e commenti delle trans che in quella zona del centro storico hanno vissuto. Molte sono morte. Altre, racconta la presidente di Princesa, «Qualcuna ha realizzato il grande sogno di ” volare” a Casablanca e quindi lasciare l’inferno del ghetto” e inserirsi in un mondo rispettabilmente “normale”».

OMAGGIO A LISETTA CARMI.
(Addio grande donna)
di Rossella Bianchi
Nel 1967 arrivò nel ghetto uno strano personaggio. Almeno così a noi ci parve. Era una donna di mezza età che ci chiedeva se eravamo disposte a prestarci per un servizio fotografico.
Non era chiaro il perché lo volesse fare, ma un po’ per curiosità, un po’ per smania di protagonismo, una dopo l’ altra , demmo tutte il nostro consenso.
La “strana” Signora si era addirittura stabilita nel nostro ghetto e faceva ogni giorno centinaia di scatti, a noi, in tutte le situazioni esistenziali, al quartiere.
Onestamente a noi parve alquanto stramba e non capivamo l’utilità di tutta questa intensa attività.
Anch’io come le altre le dedicai molto del mio tempo: foto in abiti normali, durante i preparativi per la ” trasformazione”, in casa nostra, per strada, presso di lei.
Poi finalmente ci chiari’ lo scopo del suo lavoro: intendeva pubblicare a livello nazionale un reportage fotografico sui travestiti del ghetto di Genova, un fenomeno unico in Italia se non addirittura in Europa.
A quel punto serviva dunque la nostra firma per la liberatoria alla pubblicazione, e a questo punto, credo che fui l’unica che dovette deluderla.
Mi ero facilmente liberata di tutti i pregiudizi, tranne uno: la mia famiglia non doveva assolutamente sapere. Non potevo dare questo grande dolore ai miei genitori, ignari del tipo di vita che stavo conducendo.
Lisetta Carmi, visibilmente contrariata per tanto lavoro inutile, fece buon viso a cattivo gioco, in fondo materiale ne aveva a bizzeffe anche senza le mie foto.
L’album fotografico non uscì subito, bloccato dalla censura, ma qualche anno più tardi entrò in commercio. Accolto con curiosità ma anche scetticismo iniziale, in poco tempo diventò un fenomeno di costume nazionale. Lisetta Carmi per questo lavoro divenne famosa. Negli anni successivi molti fotografi tentarono di imitarla, ma nessuno seppe neanche lontanamente destare lo stesso interesse.
Lei ci aveva frequentato, conosciuto, interrogate, era venuta a contatto con le nostre folli speranze, con la nostra solitudine, con la nostra disperazione che mascheravamo a tratti con la nostra incosciente allegria, la nostra sicurezza di diventare donne a tutti gli effetti, o perlomeno, attraverso quel “mitico” viaggio a Casablanca, porre fine alla nostra persecuzione da parte della polizia .
Attraverso i nostri occhi aveva saputo miracolosamente cogliere tutta l’ essenza della nostra anima e trasferirla in quelle immagini in bianco- nero che avevano colpito tutte le persone dotate di sensibilita’. Il libro di Lisetta CARMI e’ tutt’ ora oggetto di studio ed e’ molto ricercato, anche se non e’ assolutamente facile reperirlo. La sua quotazione si aggira sui 1300 dollari , mentre il prezzo iniziale era di 70.000 lire e sembrava una cifra folle per l’ epoca .
Parlerò di Lisetta Carmi 40 anni dopo, quando su invito della nostra associazione Princesa e pressione dell’associazione San Benedetto decise di accettare l’invito per una serata “amarcord” al teatro Stabile di Genova.
Il 2021Ill 4 novembre 2011 al teatro Stabile di Genova era prevista una serata in onore a Lisetta Carmi, un ritorno “sul luogo del delitto” dopo 40 anni e passa. Se era come disse “una grandissima emozione” per lei, figuratevi per noi (le pochissime rimaste).
Mi sembra doveroso, specie per chi non ha ancora avuto la possibilita’ di leggere “Il prezzo di essere”*, raccontarvi la cronistoria di un giorno indimenticabile per tanti motivi e di una sera a teatro “che non ci fu mai e, ormai, mai ci sarà.”
Il 4 novembre Lisetta Carmi è a Genova. L’ appuntamento è per la sera al teatro Stabile. Ma Lisetta non sa resistere e già dalla tarda mattinata fa sapere che vuole respirare l’ aria di quei vicoli che l’hanno resa famosa e riabbracciare tutte quelle persone che ha immortalato nel suo album .
Quello di cui Lisetta non e’ informata , che di quella cinquantina e passa di “travestiti” che ha conosciuto , ne sono rimasti giusto 3 o 4. Non sono tutti morti in verità; qualcuna ha realizzato il grande sogno di “volare” a Casablanca e quindi lasciare
l’inferno del ghetto” e inserirsi in un mondo rispettabilmente “normale” .
Io, in particolare, ero emozionata, perché a me, in qualità di Presidente della neonata associazione Princesa, spettava il compito di salire sul palco ed intervistarla.
La riceviamo in un bar di via Lomellini ai margini del ghetto.
Oltre ai volti conosciuti ( Io, Ursula e Titti) ci sono anche quelle trans che sono arrivate nel ghetto alla fine degli anni 70 e dopo. Di Lisetta sapevano tutto, anche senza averla mai conosciuta di persona.
Volle subito entrare nel ghetto e noi orgogliose le mostrammo come il ghetto fosse migliorato negli ultimi 40 anni.
Lei di questo non pareva affatto convinta e ci guardava perplessa:
«Dov’è finito tutto quel caos, quelle voci, quell’allegria , quegli odori, quelle prostitute mature sedute come matrone davanti alla porta dei loro bassi?»
«Tutto finito Lisetta, tutto cambiato».
«E dove sono Morena, Anna di Bari, Cabiria, la Gitana, la Mara, la Elena, Serenella, la Sissi, Pasquale tre dita?».
«Tutte morte, Lisetta».
Ma avrei potuto continuare l’elenco all’ infinito: Cincilla’ , Biancaneve, Silvia, Audrey, Francoise…
E lei, guardandomi incredula, avevo quasi la sensazione che mi domandasse: «Ma tu , perché sei ancora in vita?».
E invece la sua domanda mi spiazza subito: «Ma tu chi sei , che non ti riconosco!».
Ed io pazientemente spiego, ma lei e’ come assente e quasi mormora: «Ma come siete cambiate! Siete così, così …. irriconoscibilmente imborghesite…».
Non riuscivo a capire come potesse aspettarsi dopo quasi mezzo secolo , di ritrovare gli stessi travestiti, chiassosi, spesso volgari e dal trucco pesante e clownesco.
Noi avevamo fatto il possibile per dare una bella impressione: begli abiti indossati, i gioielli più importanti, volevamo dimostrare la non statiticità, ma i progressi fatti.
Ma Lisetta era delusa: quello che si aspettava, era ritrovare i suoi travestiti, la musica napoletana che dalle finestre aperte inondava prepotentemente i vicoli e tutte quelle “ormai donne” eleganti, imborghesite niente avevano a che vedere con le sue creature…
Adesso inizia a piovere sempre più forte; torniamo nel bar per ripararci. Via Lomellini è diventato un torrente. La TV parla di due morti affogati, poi di tre poi di cinque; Lisetta è terrorizzata: «Come rientro io in albergo?»
Un taxi miracolosamente recuperato, se la porta via. Alla sera nella via del teatro Stabile l’acqua in strada supera il metro. Il teatro chiuso. Salta tutto e anche l’ incontro.
Non vedremo più Lisetta. Delusa e spaventata. al mattino successivo ha fatto subito ritorno nella sua Cisternino (nelle Puglie).
Anche noi restiamo profondamente deluse da questo incontro, che ha sì distrutto tutti i suoi ricordi, ma anche i nostri.
Un passato irrimediabilmente passato ed irripetibile, che era meglio dimenticare, ma abbiamo ingenuamente cercato di ripetere.
*”Il prezzo di essere” è l’ultimo libro di Rossella Bianchi, in cui racconta tutta la sua vita.
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