Spettacoli 

Giovedì sera ai Luzzati concerto di Paolo Fresu per la Giornata del rifugiato

Per i 7 anni dei Giardini Luzzati il 27 giugno, grande concerto del più grande trombettista jazz a livello nazionale e mondiale, Paolo Fresu, organizzato in occasione dei festeggiamenti della Giornata del Rifugiato. 

Concerto promosso da Legacoop Sociali Liguria e Count Basie Jazz Club 

Durante la serata saranno proiettati due video: stralci della serata evento sul tema delle migrazioni a cui Paolo Fresu e Daniele DI Bonaventura hanno preso parte.

Paolo Fresu 8 luglio 2018 · L’Aquarius è lì, ancorata nel porto di Marsiglia con i suoi 77 metri di colore arancio.
Sbuffa come un toro nell’arena perché sa di non poter riposare. 
Il suo crew sa di non dover fermarsi perché il mare non attende e non perdona.
In un pomeriggio afoso di luglio mi accolgono a bordo su invito degli amici di SOS MEDITERRANEE France mentre sulla terraferma Varane segna il primo goal contro l’Uruguay e il ponte dell’Aquarius è forse l’unico luogo dell’esagono dove il boato dei tifosi non arriva. 
Mi offrono un caffè ma chiedo solo un bicchiere d’acqua. 
“Oggi non abbiamo quella fresca” mi dice Viviana che è italiana come Alessandro Porro, il marin-sauveteur, e come Alessandro Montanari che è arrivato qualche mese fa.
Nella cambusa l’acqua è ammassata in un unico piccolo luogo, perché gli spazi sull’Aquarius sono preziosi e indispensabili.
Si parla un esperanto fatto di italiano, francese, inglese e arabo ma tutti si capiscono “perché quando c’è bisogno di salvare le vite in mare” mi dice il fotografo palermitano Guglielmo Mangiapane “non puoi stare a fare foto e devi solo fare”.
Viviana lavorava a Bologna in un centro immigrati e Alessandro ha fatto esperienza di salvataggio nell’Esercito e ha perso in mare i genitori in un naufragio davanti alla Liguria: “ecco perché non posso stare a guardare” mi dice.
L’infermeria è una saletta pulita e attrezzata con i medicinali del primo soccorso. 
Mi accoglie Tim, uno dei medici di Médecins Sans Frontières che mi spiega in inglese come funziona il team. 
Adiacente alla sala dove durante la traversata stanno le donne e i bambini c’è una minuscola sala parto annunciata dal cartella “midwife”. 
In realtà è solo una delle tante cabine reinventate che non è una sala parto ma dove hanno partorito diverse donne e questo è uno dei momenti più belli per la vita della nave. 
Come quando ci si avvicina alla costa e tutti iniziano d’improvviso a ballare e a cantare lasciandosi alle spalle il viaggio della speranza.
Nella sala ci sono i disegni fatti dai bambini. 
Un piccolo elefante, un uccello e una gabbia.
“Bienvenue Aquarius” è scritto con un collage di carta. 
Affianco “Home” è stato aggiunto da qualcuno che, finalmente, si è sentito a casa.
Alessandro, il marin-sauveteur, mi accompagna nella cabina di pilotaggio e mi racconta, tracciando il percorso con un dito, l’odissea degli infiniti giorni dell’Aquarius fino all’arrivo in Spagna.
E’ un mare che conosco quello che lui tratteggia. 
Per quanto da buon sardo non sia un animale marino ne conosco le leggi e so che queste esulano dai confini e dalle geografie, dalle razze e dalle religioni oltre che dalla politica.
“Se un diportista è in avaria” mi dicono “anche una nave cargo o un mercantile devono modificare la rotta per portare soccorso. 
A noi oggi viene impedito di poter salvare centinaia di vite infrangendo così le regole ataviche della vita di quel mare che ci ha generato e ci ha unito.”
Vedo nella carta nautica la Sardegna e il tragitto fatto dall’Aquarius che si nasconde al maltempo passando a poche miglia dal paradiso della Costa Smeralda. 
Poi fa rotta per la Spagna superando le Bocche di Bonifacio e sbuffando in mare aperto fino a raggiungere finalmente le Baleari dove, protetta stavolta dal vento, punta verso Valencia.
“Quanto tempo ci vuole per raggiungere il primo porto italiano dalla costa libica?” chiedo. 
“Sono 36 ore” mi rispondono. 
Chiedo quanto è stato il numero massimo di migranti a bordo. 
“Oltre mille” mi viene detto. 
Gli uomini stanno sul ponte di prua, le donne e i bambini nella sala a fianco all’infermeria mentre i tre gommoni sono sempre pronti a scendere in mare.
L’odore di cherosene della sala motori sa di vita e sa di morte come quel gasolio dei gommoni che corrode pelle, pensieri e futuro.
“Dove mettete chi non ce la fa?” chiedo. 
“In estate li avvolgiamo con coperte bagnate per poterli portare verso una salvezza che non è più terrena. 
Difficile, a volte, riuscire a passare tra i corpi inermi dei tanti. 
Difficile accettare che tanti non si siano potuti raccogliere. Accogliere…”.
Paolo Fresu SOS MEDITERRANEE SOS MEDITERRANEE Italia


Concerto a ingresso libero con donazione libera per il fondo accoglienza.

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