Politica 

San Giovanni Battista, l’omelia del cardinal Bagnasco: “Genova deve restare città accogliente”

L’Arcivescovo della città: <Genova deve restare città accogliente, ospitale, aperta. Il male c’è e nessuno lo nega, ma anche il bene esiste>
Alla processione con i crocefissi processionali delle Casacce anche il presidente della regione Toti e il sindaco Bucci
L’emozionante suono delle sirene delle navi

Ecco l’intera omelia del Cardinale [dal sito della Curia di Genova]

“Fidarci gli uni degli altri è possibile” 
(Omelia pronunciata dal Cardinal Bagnasco al termine della Processione di San Giovanni Battista, Patrono Principale dell’Arcidiocesi e della Città)

Cari Confratelli nell’Episcopato, nel Sacerdozio e nel Diaconato, Autorità, Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Genova conserva da secoli le ceneri del suo Patrono San Giovanni Battista: è una grazia e un onore. Nessun onore, però, può essere esibito senza la responsabilità che ne consegue. Che cosa significa per noi Genovesi, città e Chiesa?
1.      Giovanni è colui del quale il divino Maestro ha detto: “Non c’è uomo più grande sulla terra”. Ma qual è la sua grandezza? Egli non era la luce del mondo, ma la lucerna, non era la Parola di Verità, ma era la voce: Giovanni è stato un uomo umile e affidabile. Ha pagato con la vita ma è stata punto di riferimento decisivo nella storia dell’antico Israele, e – di riflesso – dell’umanità. A questo punto potremmo cominciare il lamento sulla diffusa inaffidabilità in cui viviamo, dolerci di molti mali, di carenze anche gravi, di abusi di potere, di dissidi e chiusure al dialogo e alla collaborazione; potremmo inveire su interessi individuali che bloccano o rallentano lo sviluppo per il bene delle persone, delle famiglie, dei giovani… potremmo lasciarci andare ad un pessimismo universale un po’ sospetto perché le visioni o i sentimenti totali, spesso nascondono mentalità totalitaristiche.Ma oggi – davanti alle ceneri del nostro patrono – non vogliamo questo: vogliamo guardare le cose più in profondità e dare testimonianza alla luce e alla verità che spesso resta nascosta: la verità e la luce del bene diffuso. A questa realtà umana, personale e sociale, vogliamo dare onore sull’esempio di Giovanni che ha indicato in Gesù: “Ecco l’Agnello di Dio”, ecco la bontà e l’amore, ecco l’uomo-Dio. Vogliamo oggi dare voce alle molte voci della Parola, vogliamo essere lucerna delle molte lucerne della Luce: Parola di Luce che è Gesù.
2.      Spesso la schiuma porta a galla il peggio, ma sotto la superficie la vita brulica. La cronaca ci abitua ad una rappresentazione triste e preoccupante della realtà, induce ad una percezione negativa che sembra investire e sporcare tutto e tutti; alimenta sospetti e sfiducia generalizzati, verso gli altri e in particolare verso chiunque abbia responsabilità nel lavoro, nelle amministrazioni, nelle istituzioni, fino a guardarsi anche dai vicini. Si tende a colpire con l’arma dell’insinuazione, sapendo che basta questa per seminare il dubbio e delegittimare tutto e chiunque. Perché questo malcostume? Per creare un clima avvelenato, per isolare gli uni dagli altri, per paralizzare ogni progettualità, per raggiungere interessi meschini che nulla hanno a che fare con il bene comune sia spirituale che materiale. Pur tuttavia, sotto la schiuma la vita è viva, sana, feconda. Se non ci lasciamo trascinare dalla schiuma – che se vera ha una sua consistenza – allora scopriamo ovunque una corrente ampia come un fiume fatto di popolo semplice e onesto, che lavora con dignità per sé e le proprie famiglie, che si cura dei figli, che custodisce l’amore, che si prende cura dei propri malati e magari di quelli che non hanno nessuno, che si spende per chi ha bisogno, riconoscendo in ciascuno il volto di Gesù; un popolo che ha radicato senso del dovere, che ha l’orgoglio di andare a testa alta non per presunzione ma perché sa di guadagnarsi il pane onestamente, che porta la vita e lotta con eroismo quotidiano senza diventare un lamento e senza arrendersi alle inevitabili difficoltà.
3.      Sotto la schiuma, troviamo che il mondo non è marcito, che la fedeltà esiste, che è ancora possibile fidarci, contare e poter contare gli uni sugli altri; che la voglia di costruire insieme la vita della nostra Chiesa e della nostra città è diffusa. Non dobbiamo cedere alla corrosione inevitabile del tempo, ma spesso alimentata da chi vuole seminare confusione e smarrimento, chiusure e pregiudizio. Il male c’è e nessuno lo nega, ma anche il bene esiste: è spesso meno visibile e più silenzioso, ma è più grande e alla fine vince. Sì, esso vince non solo alla fine del mondo quando Cristo ritornerà glorioso, ma già ora nel tempo, perché Gesù è l’Agnello di Dio che porta i peccati del mondo, li scioglie con il fuoco dell’amore, ed è sorgente di vita nuova per coloro che a Lui guardano con umiltà. Egli non ha cancellato le ombre della storia terrena, ma le vinte: tocca a noi, uomini liberi, lottare con Lui perché la luce avanzi nelle coscienze, nei rapporti, nel lavorare insieme per scopi alti e comuni. Nessuno si tiri indietro e si metta alla finestra, tutti dobbiamo scendere sulla strada e camminare insieme. La luce e le ombre sono mescolate, tocca a tutti noi, facendo con fiducia il nostro dovere e con la grazia della preghiera, far arretrare le ombre facendo avanzare la luce per il bene di tutti.
Angelo Card. Bagnasco, Arcivescovo Metropolita di Genova


Il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, l’assessore alla Cultura Ilaria Cavo, l’assessore allo Sviluppo economico Andrea Benvenuti hanno partecipato alle celebrazioni del santo patrono e alla processione, così come il sindaco Marco Bucci e il presidente del municipio Centro Est Andrea Carratù. La tradizionale processione con la cassa che custodisce le reliquie di San Giovanni Battista è stata portata fino al Porto Antico dove ha avuto luogo la benedizione del mare e di Genova. La cassa processionale, in argento sbalzato e cesellato, risale al XVI secolo.


Il saluto delle sirene delle navi a San Giovanni Battista, patrono di Genova. La preghiera della gente di mare

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