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Il “ritorno” di Issel: si inaugura il 20 febbraio la permanente dedicata all’artista, designer e imprenditore genovese

Mostra Issel

(Alberto Issel, La processione, 1880, particolare)

di Luca Giannini

A molti “Issel” fa venire in mente il negozio di via Roma chiuso (ahimè) nel 2014. Dietro, però, c’è una lunga e affascinante storia sulla quale la mostra permanente “Alberto Issel tra pittura e Arti Industriali – Dipinti inediti per Genova (1870-1916)” getta nuova luce.

La tomba di Alberto Issel (Genova-1848-1926) al cimitero ebraico di Staglieno – ha ricordato Caterina Olcese Spingardi, della Soprintendenza per le Belle Arti e il Paesaggio della Liguria – reca questa epigrafe: “artista, industriale, reduce garibaldino”. È la sintesi efficace della vita densissima di uno dei protagonisti della scena genovese a cavallo tra XIX e XX secolo.

Gli eredi Issel hanno concesso in comodato la raccolta dell’artista, quaranta opere firmate dallo stesso Issel e da pittori suoi amici: Nicolò Barabino, Santo Bertelli, Giuseppe Pennasilico, Plinio Nomellini, Federico Maragliano.

Il comodato ha dunque consentito un riallestimento/ripensamento – ne sono curatori Maria Flora Giubilei e Giulio Sommariva – che tocca ben tre realtà museali della città: l’Accademia Ligustica di Belle Arti, la Galleria di Arte Moderna e il Castello D’Albertis. Oltre ai dipinti (tra i quali segnaliamo La processione, del 1880, accompagnata da tre bozzetti preparatori), si possono dunque ri-ammirare il salotto liberty della Wolfsoniana e le maioliche neomedievali che Issel, chiamato da Alfredo D’Andrade, realizzò (1884) per la “bottega del vasaio” al Borgo del Valentino a Torino e che poi donò all’Accademia Ligustica, e il salotto turco, che il visionario capitano D’Albertis commissionò alla ditta “Alberto Issel Arti Industriali” nel 1891-92. Infine, ci sono le insegne in vetro del negozio Issel donate alla GAM nel 2014 dalla famiglia Mosetti Casaretto.

A questa importante operazione culturale partecipa anche il Conservatorio Niccolò Paganini, che arricchirà il ricco programma di conferenze a latere dell’evento (primavera-autunno 2016) con alcuni concerti. È il segno, ha sottolineato l’assessore alla Cultura e al Turismo Carla Sibilla, che il lavoro di squadra fra diversi nuclei è un modello utile e proficuo per valorizzare un patrimonio di valore altissimo. Parole sante: è sempre più evidente quanto Genova abbia bisogno di “fare rete” a ogni livello per rilanciarsi.

E su questo, aggiungiamo noi, la lezione di Issel è importante. Perché un artista che seppe reinventarsi, aprire un negozio e una fabbrica, partecipare all’Esposizione universale di Parigi (1900), a quella internazionale di Torino (1902), accogliendo e interpretando in questo modo quanto il movimento Arts and Crafts faceva all’estero, resta un ottimo esempio per tutti noi. E, a parte questo, la revisione del suo percorso aiuta a ricollocare Genova nella produzione artistica europea tra fine Ottocento e primi Novecento. Decisamente un bel passo.

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