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Artigianato sommerso, in Liguria penalizzate 3 imprese su 4

Artigianato e sommerso: in Liguria penalizzate 3 imprese su 4.
In Liguria è esposto alla concorrenza sleale il 73,5% delle imprese
artigiane, la maggior percentuale d’Italia. Grasso (Confartigianato):
«Fenomeno che, scavalcando i fardelli fiscali e burocratici, cresce a
discapito delle micro e piccole imprese oneste e regolari»

Secondo gli ultimi dati Istat e Infocamere (terzo trimestre 2015) diffusi
dall’Ufficio studi di Confartigianato, la piaga dell’abusivismo colpisce
ben 33.206 artigiani liguri (di questi, 10 mila sono altamente esposti).
Si tratta del 73,5% del totale del settore nella nostra regione:
l’incidenza maggiore d’Italia, in cui la media si attesta sul 65,8% (quasi
899 mila imprese). Dopo di noi, la Valle d’Aosta con il 72,7% e il Lazio
con il 70,8%; anche nella regione in cui l’incidenza è più bassa, la
Sicilia, sono ben sei su dieci (59,6%) le imprese artigiane minacciate
dalla concorrenza sleale del sommerso.

«Un fenomeno che sottrae economia e lavoro alle micro e piccole imprese
artigiane che portano avanti la propria attività non solo con onestà e
impegno, ma anche facendo i conti con la pesante fiscalità e la burocrazia
di tutti giorni, che invece in molti preferiscono aggirare – afferma
, presidente di Confartigianato Liguria – E così, mentre
l’economia sommersa cresce, quella regolare ristagna, le piccole imprese
hanno difficoltà a investire e mantenere i propri dipendenti. E spesso
sono costrette a chiudere».

Significativo, anche se i dati si fermano al 2013, il confronto tra
l’andamento dei 28 settori dell’economia regolare e i due comparti
dell’economia non osservata (attività illegali e sommerso): si rileva che
tra il 2011 e il 2013 l’economia illegale (*) è il comparto che presenta
la performance migliore (+6,9%), davanti ad attività immobiliari (+2,9%),
macchinari e attività finanziarie e assicurative (entrambi con +2,3%); a
seguire l’economia sommersa (in salita del 2%) fa meglio del prodotti
chimici (+1,7%), riparazione e installazione di macchine e apparecchiature
(+0,4%), prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici e
sanità e assistenza sociale (entrambi con +0,3%); negli altri 21 comparti
economici nel triennio in esame si registra una diminuzione del valore
aggiunto a prezzi correnti, che porta a un calo complessivo dell’economia
regolare del 2,4%.

Analizzando i dati provinciali, gli artigiani più esposti al fenomeno del
sommerso sono a Genova: se ne contano 16.942. Seguono quelli savonesi
(circa 7 mila) e imperiesi (5.388). Alla Spezia ne contiamo 3.875. Sono le
costruzioni l’attività economica più minacciata in Liguria: poco più di 11
mila le microimprese genovesi, quasi 4.770 quelle savonesi, 3.772 a
Imperia e 2.300 circa alla Spezia. Un altro settore artigiano
particolarmente esposto è quello dei servizi alla persona: la maggior
parte comprendono parrucchieri ed estetisti, ma anche lavanderie,
riparazione di mobili e altri oggetti d’arredamento, computer o
periferiche. Il settore nel suo complesso conta 2.541 microimprese esposte
a Genova, 1.154 a Savona, quasi 900 a Imperia e 783 alla Spezia. Trasporto
e magazzinaggio contano 1.980 microimprese artigiane esposte nella
provincia di Genova. 436 a Savona, 299 a Imperia e 297 alla Spezia.
Ristoratori, pasticceri, gelatai: anche questi artigiani sono minacciati
dalla concorrenza sleale, e non sono pochi. A Genova se ne contano 817, a
Savona sono 381. Nello spezzino 234, nell’imperiese 180.

(*) Economia illegale: droga, prostituzione, contrabbando sigarette e indotto

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