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Ilva, Vicari trasloca alle Infrastrutture. La promessa del governo è durata 24 ore

 

Mercoledì, nel primo pomeriggio la sua presenza era stata assicurata con una lettera firmata dal prefetto Fiamma Spena, rappresentante del Governo, alla Fiom, ai manifestanti radunati sotto la Prefettura dopo tre giorni di cortei e tensioni e agli altri sindacati attraverso una missiva separata inviata via fax. Ma la sottosegretario è stata subito trasferita dallo Sviluppo economico alle Infrastrutture. Al suo posto, al Mise, Teresa Bellanova. Litigò con segretario Fiom Bruno Manganaro nel 2014 per l’ultima modifica all’accordo di programma

di Monica Di Carlo

La promessa del governo è durata poco più de “l’espace d’un matin”. Mercoledì Bruno Manganaro, segretario Fiom, alla fine della terza protesta quotidiana organizzata per chiedere la presenza di un rappresentante del governo in seno al Collegio di vigilanza Ilva del 4 febbraio prossimo, usciva sventolando la lettera della Prefettura intestata al solo sindacato dei metalmeccanici Cgil che per tre giorni ha tenuto in scacco la città con l’obiettivo di ottenere che quel nome fosse scritto nero su bianco. Nella copia consegnata a Manganaro, l’unico sindacato in indirizzo era proprio la Fiom. In realtà le lettere erano due, una – appunto – per i metalmeccanici che stavano protestando e l’altra inviata contemporaneamente via fax a Fim Cisl, Uilm Uil e Failm Cisal. Ma questa è un’altra storia.
separatiMercoledì, Manganaro, uscendo dalla porta della prefettura davanti alla quale i lavoratori Ilva erano rimasti ad aspettare col fiato sospeso, era raggiante. Aveva mostrato fiero alle telecamere il foglio col quale il prefetto Fiamma Spena informava ufficialmente il sindacato che a rappresentare il Governo sarebbe stato Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo economico. <Questo è l’obiettivo che avevamo, questo è l’obiettivo che abbiamo raggiunto> aveva detto Manganaro, sottolineando come il metodo delle maniere forti utilizzato per costringere il governo a spendere quelle due gocce di inchiostro necessarie a scrivere il nome e il cognome del sottosegretario alle Attività produttive fosse quello giusto. Ieri mattina, interpellata in merito a eventuali manifestazioni di interesse per l’Ilva a margine di un convegno, la sottosegretario, ha detto: <L’interesse del Paese e di migliaia di occupati è quello di rimanere aperti, e allora abbassiamo un attimo i toni>. Poi ha aggiunto che il bando per la vendita o l’affitto dell’azienda è <una grande occasione>, per cui <non dobbiamo dare come sistema paese un’immagine di avversità o di contrarietà>.
<Capisco gli scioperi di Genova, capisco la tensione – ha aggiunto la sottosegretario, giusto mentre il presidente del consiglio le stava cambiando posto alla scrivania – ma in questo momento i lavoratori, nel loro interesse e anche nell’interesse del sindacato, dovrebbero comprendere che ogni battaglia si fa al momento opportuno>. La sottosegretario ha detto anche che occorre <dare più serenità e certezze alle imprese> che <altrimenti se poi vanno via dall’Italia e vanno altrove non possiamo piangerci addosso>. Già, perché le certezze sono cose importanti, sia per le aziende, sia per i cittadini.

IMG_9496(Bruno Manganaro, a sinistra, mostra la lettera in cui il governo assicura che alla riunione del 4 febbraio parteciperà la sottosegretario Vicari)

L’unica certezza che i lavoratori avevano sulla “partita Ilva” era  proprio il nome della sottosegretario. Una certezza strappata con fatica. Erano passate poco più di 24 ore da quando il nome della sottosegretario era stato indicato ufficialmente come quello dell’esponente del governo deputato a incontrare a Roma sindacati e istituzioni locali per aprire la discussione su Ilva quando quella unica certezza si è sciolta come neve al sole: nell’ambito di un rimpasto di governo, l’esponente Ncd  è stata, infatti, trasferita dallo Sviluppo economico alle Infrastrutture. Insomma, con Ilva non c’entra più un accidenti. Difficile pensare che 24 ore prima, quando il nome della sottosegretario è stato scritto sulla carta intestata della Prefettura, non si sapesse già che Simona Vicari era destinata a traslocare. Sicuramente il governo ha scritto il suo nome perché lei era il sottosegretario competente in quel momento e lo avrà fatto solo perché non poteva anticipare il rimpasto Con la tensione che a Genova si tagliava col coltello non era il caso di stare lì a nicchiare e prendere tempo. Un nome ai manifestanti di Fiom che da tre giorni paralizzavano la città bisognava pur darlo per evitare nuove ore di tensione e di blocco del traffico, di disagi per i cittadini e di passione per le attività produttive. Certamente Roma ha già pensato a scrivere ai sindacati chi è il nuovo incaricato anche se, bisogna dirlo, in tarda serata le organizzazioni sindacali non avevano ancora ricevuto alcuna missiva nè ufficiale nè ufficiosa. Non è pensabile che sia altrimenti, perché le conseguenze potrebbero essere devastanti e, d’altro canto, come ripetono da giorni gli esponenti degli altri sindacati, un rappresentante del governo c’è sempre in occasioni di questo tipo. L’unica cosa certa, adesso, è che non sarà il sottosegretario Vicari. È probabile che sia Teresa Bellanova, del Pd, fino a ieri sottosegretario al Lavoro che nel turbine del rimpasto ha occupato il posto di sottosegretario allo Sviluppo economico. È una ex sindacalista Cgil, ma potrebbe non bastare perché sia gradita alla Fiom. Bellanova si era già occupata nel 2014 dell’ultima modifica all’accordo di programma per lo stabilimento di Cornigliano che, grazie anche all’intervento della Regione (dell’allora presidente Claudio Burlando e dell’assessore Enrico Vesco) ha garantito agli operai cassa integrazione con i lavori di pubblica utilità per garantire l’integrazione al reddito e cassa integrazione speciale con l’integrazione. In quell’occasione, la sottosegretario allo Sviluppo economico aveva avuto forti scontri con Manganaro in merito ai lavori socialmente utili. <Nonostante il sottosegretario Teresa Bellanova, che era contraria, ma alla fine ha voluto fare scrivere che il merito è stato suo, abbiamo l’accordo> aveva dichiarato in quell’occasione il segretario della Fiom. Pare che, al di là dell’incontro al Ministero del 4 febbraio, sarà proprio la Bellanova a gestire tutta la partita Ilva. Oltre al danno, la beffa.
Chissà come il sindacato dei metalmeccanici Cgil prenderà questo cambio di programma imprevisto? Chissà come giudicherà il fatto che la lettera che aveva in mano da appena 24 ore ha avuto una scadenza più corta di quella del latte fresco? Chissà cosa il sindacato deciderà di fare ora per assicurarsi che il nuovo incaricato sia nominato in tutta fretta? Non interpreterà la nomina e il cambio immediato di incarico come una presa in giro, anche alla luce del nome scelto per la sostituzione al Mise? Non ricomincerà, a questo punto, con le manifestazioni?
Che “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” lo diceva Giulio Andreotti, un politico di vecchio stampo, di quelli che sono un po’ come le mezze stagioni: “Non ci sono più, signora mia!”. Quei politici che mantenevano le promesse, perché, come dice sempre Fiom in merito all’accordo di programma Ilva, “pacta servanda sunt”, i patti vanno rispettati. Ecco, appunto: peccato che la nomina governativa di Simona Vicari in seno al Collegio di vigilanza Ilva sia riuscita a durare meno di un governo lampo della Prima Repubblica.

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