Uiltucs, posti di lavoro per donne e giovani nel terziario
Sala affollata per la tavola rotonda organizzata dalla Uiltucs regionale, stamane, in Camera di Commercio. Nel corso del dibattito, che vede la partecipazione di: Carrefour Italia, Coop Liguria, Costa Edutainment, Synergie Italia, l’assessore Regionale alle Infrastrutture, Raffaella Paita, il Segretario Nazionale UILTuCS,Paolo Andreani, la categoria cerca di mettere al centro “il lavoro” nel terziario, con particolare riferimento a quello delle donne e dei giovani.
Al centro del dibattito il possibile modello di sviluppo nella nostra regione per la creazione di nuovi posti lavoro per giovani e donne.
In Liguria, il Terziario contribuisce per l’83.7 % alla ricchezza regionale, gli occupati nei servizi rappresentano quasi l’80 % della forza lavoro. Purtroppo, il tasso di disoccupazione ligure, dal 2008 al 2015, è salito dal 5.4 % al 10.8 %. l giovani disoccupati in età compresa tra i 15 e i 24 anni sono passati dal 21.8 % al 45.0 %, mentre i NEET (giovani che non lavorano e non studiano) sono oltre 43.000.
Su questi dati occorre una profonda riflessione: “Non si può continuare a pensare che il lavoro sia una variabile indipendente dai processi di rinnovamento di ripresa e di crescita dell’economia del paese e della nostra regione – dichiara Riccardo Serri, segretario generale Uiltucs Genova e Liguria – Bisogna trovare le diseconomie dove veramente sono. Certo è un compito molto difficile dove tutti si devono mettere in discussione”.
Al sistema delle imprese e alla politica la Uiltucs chiede di un impegno preciso: “Non abbiamo bisogno solo di lavoro dignitoso e di salari adeguati: servono investimenti, formazione vera e continua – afferma Serri – La contrattazione deve essere coraggiosa, la politica deve fare progetti a lungo termine”.
Scuola, infrastrutture, piani del commercio e del turismo, formazione, sanità, arredo pubblico, appalti, sicurezza, ambiente, riduzione della pressione fiscale, minor burocrazia, giustizia veloce sono elementi centrali nella ripresa e nello sviluppo futuro. Negli ultimi anni le imprese importanti sono scappate dall’Italia per andare a investire in paesi anche meno ricchi del nostro. “Noi crediamo che non sia solo in nome di un minor costo del lavoro – afferma Serri – Riteniamo che un’economia fortemente sbilanciata sul terziario non possa avere lunga vita. Occorre rimettere al centro l’interesse comune, il merito e i cittadini, solo così si può pensare di andare oltre le difficoltà”.
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