Oggi a Genova 

Anche Booking.com deve pagare l’Iva, deve versare 94 milioni di euro

Indagini della Guardia di Finanza. Contenzioso definito con l’Agenzia delle Entrate. Pende ancora un procedimento presso la Procura di Genova

Applicazione anche a società estere del regime del pagamento dell’IVA in Italia (e conseguente corresponsione da parte di queste della imposta dovuta, a seguito di costruttiva interlocuzione con l’Agenzia delle Entrate e la Procura della Repubblica), a seguito di una articolata indagine condotta dalla Compagnia GdF di Chiavari coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova e di approfondite verifiche svolte dalla Agenzia delle Entrate, la società Booking.com Bv, con sede in Olanda, ha definito, attraverso una procedura di adesione con l’Agenzia delle Entrate, corrispondendo in particolare all’Erario circa 94 milioni di euro, un
contenzioso tributario per mancata presentazione della dichiarazioni ai fini IVA per le annualità dal 2013 sino al 2021 (per la quale pende procedimento presso la Procura di Genova).

«Le indagini – spiega il procuratore Nicola Piacente – avevano infatti accertato che Booking.com fatturava le prestazioni di intermediazione online rese in favore di tutti gli albergatori/affittacamere “inserzionisti” senza percepire la relativa IVA ed applicando per tutti i clienti italiani, indistintamente, il c.d. meccanismo del reverse-charge, in forza del quale l’IVA su ciascuna prestazione è dovuta non dal fornitore ma dal committente (cioè, nella specie dall’albergatore o “affittacamere”) ma solo se titolare della relativa partita. La accertata generalizzata applicazione da parte della società Booking.com del regime del reverse charge anche nei confronti degli inserzionisti privi di partita IVA non veniva considerata corretta, in quanto soltanto gli albergatori/affittacamere che ne siano titolari possono avvalersene. Nei confronti del consistente numero di albergatori o “affittacamere” privi di partita IVA, Booking.com ometteva di emettere fatture con imposta sul valore aggiunto italiana e di presentare quanto alle annualità dal 2013 al 2021 la dichiarazione annuale a fini IVA».

A seguito di tale omissione veniva instaurato un procedimento penale presso la Procura di Genova, competente per essere stato il primo ufficio giudiziario ad iscrivere la relativa notizia di reato.

L’indagine della Procura di Genova si è sviluppata anche grazie alla documentazione fornita dalla l’Autorità Giudiziaria Olandese, a seguito di una riunione di coordinamento svoltasi nell’ottobre 2022 presso la sede di Eurojust, nel corso della quale si è avuta conferma del ruolo fondamentale di Eurojust nel facilitare la cooperazione ed il mutuo riconoscimento delle decisioni tra le AA.GG. dei vari Paesi.

Il pagamento delle citate somme accertate come evase ha consentito a Booking.com di evitare che venisse chiesto dall’autorità giudiziaria ed eseguito un sequestro preventivo in sede penale.

Booking.com, recependo tra l’altro con apprezzabile e responsabile spirito di collaborazione gli orientamenti ed indicazioni della Agenzia delle Entrate , nonché una precisa richiesta della Procura di Genova sul piano tributario per l’anno 2022, conformemente a quanto richiesto dalla Agenzia, ha presentato la dichiarazione a fini IVA in Italia, per un’imposta pari ad oltre 19 milioni di euro,

Ai sensi del decreto legislativo 231/2001 ha inoltre adottato un modello organizzativo conforme all’impostazione del Fisco Italiano, in ragione del quale se il cliente albergatore non fornisce partita IVA o se fornisce alla Società un numero di partita IVA non valido per l’UE, Booking.com applicherà l’IVA al 22% sulla fattura e provvederà a compilare la dichiarazione IVA ed al relativo pagamento dell’imposta in Italia su tutte le transazioni con privati non titolari di partita IVA.

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