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Parla il fratello dell’uomo che ha tentato di uccidere se stesso e la madre col gas: «Stavano per essere sfrattati»

Lui era un ristoratore e ha dovuto chiudere a causa del Covid, non potendo più pagare l’affitto del suo locale che si trova in un’altra città. Ha ricevuto anche lo sfratto della sua casa e di quella a Borgoratti dove abitano la madre e il fratello che due giorni fa ha tentato l’omicidio/suicidio, salvato insieme alla mamma dai Vvf e dai tecnici Ireti. Una storia di sfortuna che può capitare a tutti, di complessità sociali che si trovano ad affrontare molte famiglie alle prese con l’accudimento degli anziani e di problemi di lavoro collegati al Covid. L’uomo ha deciso di raccontare perché tutti sappiano in che condizioni il fratello ha messo in atto il drammatico gesto, per denunciare come ormai trovare una casa senza garanzie sia impossibile, quante difficoltà abbiano sia coloro che si dedicano ai genitori anziani sia coloro che sono stati espulsi dal mondo del lavoro a causa della pandemia. Una storia drammatica e dolorosa, emblematica della nostra società

Chiameremo il fratello dell’uomo che ha tentato l’omicidio/suicidio Giovanni, un nome di fantasia per tutelare la sua privacy e quella della madre.

«Ho avuto per 10 anni un ristorante in un’altra città del nord, dove ero però in affitto – spiega Giovanni -. Poi, con l’arrivo del Covid, il fatturato è crollato con conseguente mia impossibilità di pagare l’affitto, sia del ristorante, sia di casa mia nella città dove lavoravo, sia della casa dove risiedevano mia madre e mio fratello. Lui svolgeva lavori saltuari e io pagavo anche il loro affitto».

Seguire una persona anziana e disabile, soprattutto se non si naviga nell’oro, è un impegno gravoso, defatigante e spossante anche a livello mentale. Difficile trovare un lavoro fisso da far combaciare con le esigenze di accudimento. Così Giovanni lavorava per tutti. Poi, l’imprevedibile: il Covid, le misure per contenere il contagio, la crisi.

«Non sono più riuscito a pagare gli affitti ricevendo cosi sono stato sfrattato dal ristorante e ho chiuso nel marzo 2022 – racconta l’uomo -. Sono stato sfrattato anche da casa mia ed è arrivato anche lo sfratto per la casa di Genova dove vivono mia madre e mio fratello. Da qui la necessità di trovare una nuova sistemazione, principalmente per mia madre che ha più di 80 anni ed è invalida dopo rottura del femore e che ha subito un’operazione lo scorso anno. E quella di trovare un nuovo lavoro per me». Un lavoro a tempo indeterminato, per avere le garanzie necessarie a trovare una casa dove potesse vivere la famiglia, a Genova.

«Ma trovare un lavoro a tempo indeterminato a 50 anni è praticamente impossibile così come trovare una casa senza garanzie – aggiunge Giovanni – Le agenzie immobiliari chiedono garanzie blindate. Abbiamo usufruito di una proroga di 6 mesi dello sfratto accedendo al fondo di morosità incolpevole messo a disposizione del Comune. Avremmo potuto avere ancora 6 mesi di proroga, ma la proprietà dell’appartamento di Genova non ha voluto assolutamente accettare».

Non vogliamo entrare nel merito dei motivi che hanno spinto la proprietà a negare il rinnovo della proroga: c’è chi ha bisogno di recuperare la casa per parenti che magari si sposano, chi trova l’occasione di poter fare un contratto lungo a persone con garanzie e magari conta su quel reddito per vivere, chi deve realizzare per motivi suoi. Non possiamo e nemmeno vogliamo conoscere i motivi, privati, che hanno portato alla conferma dello sfratto. Fatto sta che quello esecutivo per il fratello e la mamma di Giovanni era vicinissimo.

«Gli assistenti sociali ci hanno proposto di mettere mia madre, ultraottantenne e invalida, in una Rsa e mio fratello in un dormitorio, oppure in una stanza con un fornello come soluzione temporanea perché alloggi di edilizia popolare non ce ne sono». Se si pensa a tutti quelli sfitti non abitati e spesso occupati da persone che non ne hanno il diritto non può non venire il magone. La speranza è che i recenti fondi per recuperarne almeno un certo numero possano garantire a tante persone un posto dove vivere.

«Avvicinandosi la scadenza dell’8 febbraio 2023, con lo spettro dell’intervento dell’ufficiale giudiziario e della forza pubblica, mio fratello in preda alla disperazione, col pensiero di dover abbandonate la mamma in una Rsa, ha pensato che fosse meglio farla finita con lei perché non riusciva a trovare una soluzione percorribile» racconta l’uomo. Certamente le persone che accudiscono anziani e malati h24 vivono in una condizione anche psicologica molto pesante, in cui è facile cadere nella disperazione e nella depressione. «Mio fratello ha con la mamma un rapporto simbiotico – prosegue Giovanni -. La accudisce, le cambia il pannolone, si alza cinque volte ogni notte per lei, le fa da mangiare, praticamente vive per lei. Non sopporterebbe di separarsi dalla mamma».

Ora il fratello è in gravi condizioni al San Martino, dove era finita anche l’anziana madre, ma in condizioni meno gravi. È in stato di arresto per quanto ha fatto: ha comperato un tubo del gas di circa 15 metri, lo ha attaccato al rubinetto della cucina e lo ha portato nella sua camera, dove ha portato anche la madre. Certamente non ha pensato che la loro fine poteva diventare anche quella di altri residenti del palazzo o dei soccorsi, come successe nel 1987 a Borgo Incrociati. Qui l’articolo con quanto è successo due giorni fa.

Giovanni ci ha chiamato perché voleva che quanto è successo alla sua famiglia non succedesse ad altre persone: «In televisione si parla di case occupate, ma non di emergenza abitativa, di reddito di cittadinanza ma non di mancanza di lavoro. Credo che questo sia assurdo e che bisognerebbe fare qualcosa per evitare il ripetersi di questi fatti» conclude.

Gli abbiamo anche offerto di lanciare attraverso GenovaQuotidiana un appello per trovare a lui un lavoro, in modo da poter tenere la mamma con sé in qualche modo, ma per ora ha rifiutato «perché dovrò accudire io la mamma in uscita dall’ospedale e dedicarmi a lei», ha spiegato. Un labirinto senza vie d’uscita. Una situazione che, al di là del puro e semplice fatto di cronaca (che non intendiamo commentare), richiama l’attenzione su molteplici drammatiche realtà a cui la nostra società non riesce a trovare una risposta. In una città che diventa sempre più anziana, dove il Covid ha causato una marea di situazioni di indigenza e dove a fronte di tante case sfitte (pubbliche e private) c’è tanta gente che non sa come trovare un tetto.

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