La tragedia della gelosia ossessiva: Andrea ha ucciso Giulia con un solo colpo di pistola sparato da un metro di distanza
I risultati dell’autopsia del medico legale Martina Drommi, disposta dal pm Francesca Rombolà, sul corpo della ventitreenne e del suo assassino, che dopo averla freddata si è puntato la pistola alla tempia e ha sparato. Le amiche raccontano: «Lui non voleva che Giulia ci frequentasse perché voleva controllarla»

Un colpo per la fidanzata ventitreenne, a letto a causa di un’influenza. Un colpo tirato a distanza ravvicinata che ha freddato Giulia Donato all’istante, senza concedere appello a quella giovane vita già provata dalla morte, nel 2021, della figlia Azzurra, concepita nel corso di una precedente relazione, nata prematura e sopravvissuta solo un mese. Poi un colpo per sé, a bruciapelo, alla tempia, per essere certo di non sopravvivere. Il corpo di Andrea Incorvaia è stato trovato nella stessa stanza dove ha ucciso Giulia, in divisa da guardia giurata. Alle 13 l’uomo ha risposto alla chiamata di un amico, alle 14 sarebbe dovuto entrare in servizio, ma sul lavoro non è mai arrivato. È in questo lasso di tempo che si presume che sia stato consumato l’omicidio-suicidio.



Si sono bruciate così, in una manciata di minuti, due giovani vite. Nel nome della gelosia morbosa di Andrea. I due stavano insieme solo da pochi mesi. Per Giulia non era stato facile ricominciare dopo la morte della figlia. L’avevano aiutata le amiche, che le erano state vicine aiutandola ad andare avanti dopo il grave lutto che l’aveva colpita. La piccola Azzurra era nata prematura e sotto peso, per due settimane era stata in terapia intensiva e solo dopo quel periodo la mamma aveva potuto tenerla in braccio per la prima volta. La neonata era stata trasferita in terapia subintensiva. Poi le cose sono precipitate e a un mese e 8 giorni dalla nascita la bimba è morta. Era l’ottobre 2021.
La relazione di Giulia con Andrea Incorvaia era incominciata nel maggio scorso. Questi pochi mesi erano bastati alla giovane per desiderare di metter fine a una relazione tossica. Andrea la controllava e cercava da tenerla lontana dalle amiche alle quali la ragazza era molto legata. L’ultima foto postata su Instagram dalla ragazza, due settimane fa, è un selfie in bianco e nero. Lei scrive: «… A me, lasciatemi stare, che sono antipatica …». Andrea commenta: «Bella». Una sola parola seguita da un cuore rosso. Le foto di poco precedenti portano le didascalie «…Molti ti giudicano. Pochi ti conoscono…»; «Ti trasformano in un mostro e ti chiedono pure di ritornare come prima…»; «…Convivo con i miei demoni…». Sotto alcuna delle foto ci sono commenti o like di Andrea. Non mancano mai quelli delle amiche. Sono proprio loro a parlare di una relazione asfittica che la ventitreenne avrebbe voluto troncare per allontanarsi dalla gelosia morbosa dell’uomo. Non c’erano, però, mai stati episodi che avessero spinto la giovane a denunciare il fidanzato.
L’ultimo post visibile a tutti sulla pagina Facebook di Incorvaia è un selfie in palestra, scelto come immagine del profilo il 20 dicembre scorso. Quello precedente è l’immagine di copertina: due tatuaggi. Uno con mezzo volto di Batman e mezzo del Joker, uno con mezzo uomo ragno e mezzo mostro. Su entrambi c’è il like di Giulia.


Andrea Incorvaia, contrariamente a quanto si era detto in prima battuta, non era seguito dal Servizio di salute mentale. Per questo non era mai scattato il ritiro della pistola. I responsabili dell’azienda presso la quale lavorava erano completamente all’oscuro di un disagio che, però, esisteva. Tanto che Incorvaia si era rivolto a più riprese a una psicologa che nei prossimi giorni sarà interrogata insieme al medico di medicina generale dell’uomo. Su entrambi i corpi, quello della vittima e quello dell’assassino suicida, saranno effettuati esami tossicologici per sapere se avessero assunto farmaci.
Una prima analisi dei cellulari di vittima e assassino non hanno permesso alla Squadra Mobile della Questura guidata dal primo dirigente Stefano Signoretti e dal vice Ivan Currà, di trovare messaggi di minaccia. Dai messaggi si capisce, però, che Andrea si opponeva alla fine della relazione. I litigi erano all’ordine del giorno. La situazione era nota anche alla sorella di Incorvaia che mercoledì sera, avendo tentato di contattare via telefono sia il fratello sia la nuora e non avendo ricevuto risposta, si era presentata a casa di Giulia. Nessuno le aveva aperto e lei si è fatta dare le chiavi da una persona che le custodiva. Così è entrata in casa. Ha trovato Giulia e Andrea in un lago di sangue. Erano già morti da alcune ore.
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