Toti: «Sì alla proposta del Wwf di unire l’Area Marina al Parco di Portofino», ma senza allargare i confini terrestri
La maggioranza di centrodestra in consiglio regionale dice “no” alla proposta di Selena Candia (Lista Sansa) di affidare all’Università una ricerca sulle ricadute positive e le eventuali criticità della realizzazione del Parco nazionale di Portofino. Legambiente: «È arrivato il momento di evitare posizioni ideologiche e la creazione di fake news nei confronti di un Parco Nazionale che potrà rappresentare un biglietto da visita anche in funzione della candidatura a Capitale europea della cultura di questo territorio per il 2024»

«Un’opportunità straordinaria di sviluppo portando in Liguria finanziamenti stimati in oltre venti milioni di euro e centinaia di posti di lavoro – commenta Candia -. Il parco poteva già essere istituito nel 2017: è chiaro che di fronte all’immobilismo della regione si sia ricorso al tar. In questi quattro anni si sono formate due fazioni opposte dove i favorevoli al parco (tra cui tutte le forze di opposizione) si sono sempre resi disponibili per discutere sui nuovi confini dell’area mentre i contrari si sono arroccati sulle loro posizioni. Per superare questo stallo da mesi abbiamo proposto di far fare una ricerca all’università di Genova in grado di valutare i benefici e le criticità del nuovo parco nazionale in modo da valorizzare le potenzialità e superare gli ostacoli accompagnando i territori in modo consapevole e scientifico. Nonostante le indicazioni del ministero dell’Ambiente e la sentenza del Tar, la giunta reitera nello schierarsi contro il parco. Se si fosse seguita la nostra proposta forse non saremmo arrivati a dei confini imposti dall’alto, cosa purtroppo voluta dalla Regione dopo aver rifiutato qualsiasi dialogo sul tema».
Toti dice “sì” alla proposta del Wvf (ma dimentica che è favorevole all’ampliamento dei confini terrestri
«La proposta che ritengo più ragionevole per la nascita del Parco nazionale di Portofino è quella presentata dal Wwf, ovvero di allargare i confini ma attraverso una fusione tra il parco regionale e l’area marina protetta prospiciente – ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti in Consiglio regionale – Credo che possa essere una proposta su cui anche il Ministero dell’Ambiente possa avviare un percorso partecipativo di consultazione. È una proposta che il Wwf ha sul tavolo da molto tempo e credo che possa salvaguardare una perimetrazione terrestre simile all’attuale e semplificare la gestione della situazione».
Ecco cosa ha proposto il Wwf
Con una nota della presidente Donatella Bianchi, il Wwf aveva avanzato al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e al presidente della Regione Liguria Giovani Toti una proposta «per risolvere l’impasse che si è creato per l’Istituzione del Parco Nazionale di Portofino». Questa proposta, però, al contrario di quanto detto stamattina da Giovanni Toti in consiglio comunale, non esclude e, anzi, auspica anche l’allargamento terrestre.
«La proposta del WWF intende affidare al costituendo parco nazionale le competenze dell’Area Marina Protetta dando così vita ad un parco nazionale marino e terrestre ed intende fissare nell’attuale sommatoria dei perimetri del Parco Regionale e dell’Area Marina Protetta i confini minimi inderogabili del nuovo parco che dovrebbero essere estesi entro 180 giorni da un accordo tra lo Stato e la Regione Liguria travato partendo dalla proposta elaborata da ISPRA, fissando immediatamente i confini del nuovo Parco Nazionale marino e terrestre su quelli già esistenti del Parco Regionale e dell’AMP si adempirebbe nei termini a quanto prescritto dal Tar e si lascerebbe impregiudicata la possibilità di estendere la tutela a la valorizzazione del territorio a nuove aree – aveva scritto Donatella Bianchi -. Da decenni si discute di come rendere evidente il rapporto tra costa ed entroterra, con quest’ultimo sempre penalizzato a livello di immagine e comunicazione. Centinaia di workshop, convegni e seminari dove unanime, trasversale e condivisa dai settori politico amministrativi a quelli produttivi, turistici, dell’artigianato e della cultura è sempre emersa con forza l’esigenza per uno sviluppo equo dei territori. Oggi, grazie ad una sentenza del Tar, questa possibilità diventa concreta e realizzabile con uno strumento di grande eccellenza e potenzialità, il Parco Nazionale di Portofino. Questo permette di unire davvero costa ed entroterra (compresa l’area marina protetta) dando la possibilità di coordinare l’immagine di una regione unica. Il dibattito sulla perimetrazione del Parco Nazionale di Portofino ha presentato infatti una serie di criticità: non è un caso che da alcuni sia stato richiesto l’intervento della giustizia amministrativa. Attualmente è in corso una proposta di perimetrazione elaborata da Ispra che giustamente riconsidera in termini estensivi l’attuale perimetro del Parco ricomprenda il Golfo del Tigullio fino a Chiavari e due aree di Rete Natura 2000; sempre Ispra sta poi elaborando una proposta di estendere la Zona B dell’Area Marina Protetta sino a Punta Faro e ad altre zone meritevoli di tutela allargando tutto il perimetro a Sud».
Il WWF nel sottolineare quanto questo approccio estensivo rispetto alle attuali perimetrazioni sia condivisibile ed importante soprattutto per l’inglobamento del Parco delle aree di Rete Natura 2000, ha ribadito che anche questa auspicabile soluzione di perimetrazione debba essere quella di un unico Parco marino terrestre e non di due soggetti gestori uno a terra ed uno a mare.
«Il Wwf ritiene che tale impostazione potrebbe in futuro favorire soluzioni analoghe per gli Enti Parco che sono affidatari della gestione di AMP – aveva scitto, ancora, la presidente di Wwf Italia -. Potrebbe poi facilitare l’estensione a mare per quei parchi nazionali hanno avanzato proposte in tal senso, ma soprattutto potrebbe indicare un vera prospettiva di sviluppo della tutela a mare basata sulla gestione integrata della fascia costiera e sulla partecipazione delle comunità locali anche a questi nuovi obiettivi di tutela».
Legambiente
«Il parco nazionale non nasce per sottrarre ai territori le possibilità di governance e decisione sul loro futuro – spiega Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria – ma per fornire strumenti, anche economici, per accelerare e mettere in evidenza le qualità ambientali e i valori ecosistemici che vi sono contenuti, con benefici estesi per tutti e cominciando ad aumentare la percentuale di aree protette che dovrebbe arrivare, come prevede la Strategia Europea sulla Biodiversità, al 30% entro il 2030».
«Il Parco non sottrae governance ai territori perché questi sono ampiamente rappresentati negli organi dirigenti, senza contare l’importante ruolo di mediazione che Regione Liguria può svolgere – continuano a Legambiente -. Nello specifico gli organi saranno il Presidente, il Consiglio direttivo, la Giunta esecutiva, il Collegio dei revisori dei conti e la Comunità del Parco. Il Presidente sarà nominato con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, d’intesa con il Presidente della Regione, nell’ambito di una terna proposta dal Ministro e composta da soggetti in possesso di comprovata esperienza in campo ambientale nelle istituzioni o nelle professioni, oppure di indirizzo o di gestione in strutture pubbliche o private. Non crediamo manchino le figure, a livello territoriale che potrebbero ricoprire tale ruolo e proponibili nella terna. Il Consiglio Direttivo è formato dal Presidente e da altri otto componenti nominati dal Ministro sentita la Regione. Tra gli otto, quattro sono designati dalla Comunità del Parco (che sono tutti rappresentanti degli enti locali). Il Consiglio direttivo elegge al proprio interno un vice presidente scelto tra i membri designati dalla Comunità del Parco ed una giunta esecutiva formata da tre componenti, compreso il Presidente, secondo le modalità e con le funzioni stabilite nello statuto dell’Ente Parco. In sintesi, quindi, i tre principali organismi che governano (Presidente, Giunta esecutiva e Consiglio direttivo) sono fortemente permeati dalla presenza degli amministratori locali»
«La narrazione di un Parco fatto di soli vincoli è sbagliata e falsa – ribadisce Santo Grammatico – Un sistema di vincoli esiste già, per fortuna, ed è quello che impedisce di vedere sorgere ecomostri o scempi dovuti ad eccessi di cementificazione. Un parco nazionale, non impedisce nuove edificazioni, ristrutturazioni edilizie o la creazione di infrastrutture, le permette mettendo a sistema le norme, anche attraverso un Piano del Parco che dovrà essere elaborato e condiviso prima della sua approvazione, con l’ascolto della popolazione locale».
«Tra le cose positive che il nuovo Parco nazionale porterà saranno consistenti finanziamenti, aggiunge il Presidente di Legambiente Liguria, che saranno un volano per per la difesa e la qualificazione dell’agricoltura, per la manutenzione e il ripristino dei muretti e per la difesa dei campi dagli ungulati – prosegue l’associazione -. Aumenteranno infatti i finanziamenti per le infrastrutture che ne prevedono una difesa non cruenta e si potrà elaborare un Piano di gestione dei cinghiali che, in modo scientifico e selettivo, individuerà le priorità di intervento».
«È arrivato il momento di evitare posizioni ideologiche e la creazione di fake news nei confronti di un Parco Nazionale che potrà rappresentare un biglietto da visita anche in funzione della candidatura a Capitale europea della cultura di questo territorio per il 2024», conclude Grammatico.
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