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San Lorenzo, bivacco di ambulanti che non pagano il suolo pubblico – IL VIDEO

In area attenzionata dalle regole anti terrorismo e vincolata sotto il profilo archiettonico, diverse persone si accampano ogni giorno coi loro banchetti anche tenendo atteggiamenti contrari al decoro urbano e vendono artigianato e/o oggetti industriali senza pagare al Comune (quindi alla collettività) l’occupazione suolo come i colleghi dei mercati e delle fiere. A scegliere chi può piazzare e chi no è un uomo che non è dipendente del Comune. A che titolo? La maggior parte dei venditori (salvo i pittori e fotografi della parte alta) non è inquadrabile nella definizione di legge di operatori del proprio ingegno che garantisce la gratuità. Peraltro l’Amministrazione traccheggia da tre anni sull’istituzione del registro previsto dal Regolamento e che deve essere pubblicamente consultabile e non lo è e senza quello nessuno spazio può essere affidato. Perché accade tutto questo nel pieno centro di Genova, in area turistica? Perché Tursi non fa rispettare legge nazionale e regolamenti, tra cui quello relativo al decoro urbano?

Soltanto i pittori e i fotografi che occupano spesso la parte alta della strada sono veri “Opi” (Operatore del proprio ingegno) secondo la definizione della legge nazionale sul diritto d’autore (che esenta anche dall’Iva). Gli altri sono artigiani, produttori di bigiotteria, venditori di soprammobili e chincaglieria, non di rado oggetti di chiara produzione industriale, cioè commercianti puri e semplici che dovrebbero pagare il suolo pubblico e fare gli scontrini. Ma nessuno di loro paga l’occupazione suolo come fanno invece i colleghi che espongono altrove: un consistente mancato incasso per il Comune e una concorrenza sleale per i colleghi che pagano il plateatico in mercati e fiere. Una parte dell’esposizione è un accampamento con banchi malconci in area tutelata e di pregio e di gente seduta per terra, che mangia, bene e addirittura dorme per terra a ridosso dei palazzi. Ieri una persona faceva addirittura le treccine a clienti per la strada e se non avesse l’abilitazione al mestiere di parrucchiera si tratterebbe di un vero e proprio (e pesante) illecito. Se tutto questo accadesse in qualsiasi altro luogo (come nella stessa piazza San Lorenzo) fioccherebbero sanzioni e sequestri. Invece qui l’Amministrazione comunale, non è chiaro perché, continua a tollerare l’intollerabile.

Intanto, in oltre 3 anni, l’assessorato competente non è riuscito a produrre il registro degli opi, che deve essere liberamente consultabile online da tutti i cittadini per essere valido, come previsto dal regolamento del 2015. Senza registro non ci dovrebbe nemmeno essere spazio concesso. Per entrare in quell’elenco bisognerebbe dimostrare di essere opi anche con video che comprovino quella che dal regolamento comunale (in piena difformità con la legge nazionale che è gerarchicamente superiore non attenendo il tema al titolo V della Costituzione) è definita attività opi.
Insomma: persone non inserite nell’albo liberamente consultabile previsto dal regolamento (già difforme rispetto alla legge nazionale) esercitano vendita di artigianato o puro commercio senza pagare l’occupazione suolo chiesta ai colleghi artigiani e commercianti dal Comune in tutta Genova. Inoltre alcune di queste persone si accampano e bivaccano, anche sedute per terra in pieno centro, a due passi o proprio davanti alla cattedrale. C’è di più: un uomo che non è dipendente comunale si dice incaricato da un assessore di Tursi di gestire gli operatori e decidere chi può stare e chi no, a suo insindacabile giudizio.
Quanto era questore Sergio Bracco, che ora ricopre lo stesso incarico a Milano, più volte ha fatto presente all’amministrazione e alla Polizia locale che l’accampamento dei banchetti doveva sparire, in osservanza alle regole di sicurezza, anche quelle antiterrorismo. Via San Lorenzo, infatti, è tra le strade attenzionate, tanto è vero che vi sono stati installati i dissuasori a forma di cubo che rallentano la marcia dei veicoli.
Perché l’Amministrazione non interviene, tollerando quel degrado urbano che nel resto della città combatte? A che titolo quell’uomo gestisce la presenza delle bancarelle? Perché il Comune non tutela artigiani e commercianti che pagano le tasse dalla concorrenza sleale di colleghi di fatto che non pagano occupazione suolo e non rilasciano ricevute occupando spazi della collettività gratuitamente e, di fatto, senza alcuna regola? Non è forse previsto per i non opi, in area riservata agli opi, il sequestro della merce e la sanzione da 5 mila euro che altrove vengono applicate? Che differenza c’è col mercato abusivo di oggetti usati che invece viene combattuto strenuamente con abbondanza di uomini e mezzi. Perché il Comune tollera banchi brutti e raffazzonati o addirittura lenzuola per terra in un luogo tutelato? Perché Tursi non allestisce spazi mercatali a pagamento e col decoro previsto per gli altri mercati da destinare ai non opi che per legge devono pagare il plateatico?

Cosa sono per legge le opere del proprio ingegno? Secondo la legge sul diritto d’autore le opere dell’ingegno sono espressioni di carattere creativo del lavoro intellettuale appartenenti alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione.

Chiunque realizzi qualche cosa riguardante le Arti Visive (pittura, scultura, grafica, fotografia, computer art) deve considerare questo qualcosa come frutto del proprio ingegno, e quindi è un autore d’opera d’ingegno. Ciò che non è originale, cioè è copia e quindi non originario e creativo, non può essere considerato opera del proprio ingegno ma dell’ingegno altrui.
Per tale ragione la legge sul diritto d’autore, di cui ciascuno può avvalersi, non lo tutela (e non può essere esente dall’Iva e dal pagamento del plateatico).

Quando si parla di opere dell’ingegno ci si rifersice a quelle dell’art. 2575 del Codice Civile: . “formano oggetto del diritto di autore le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alle scienze, alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro e alla cinematografia qualunque ne sia il modo o la forma di espressione” e della legge n. 633/1941.

LIBRO QUINTO. Del lavoro – TITOLO NONO –
Dei diritti sulle opere dell’ingegno e sulle invenzioni industriali –
Capo primo – Del diritto di autore sulle opere dell’ingegno letterarie e artistiche

Formano oggetto del diritto di autore le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alle scienze, alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro e alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione.

L’OPI non è un hobbista
Alcune leggi regionali hanno chiarito in modo definitivo la distinzione tra opi e hobbista: ad esempio si può far riferimento alla legge regionale Emilia Romagna 24 maggio 2013, n. 4

Articolo 7 bis

1. Sono, di seguito, denominati hobbisti tutti coloro che, non essendo in possesso dell’autorizzazione di cui agli articoli 2 e 3, vendono, barattano, propongono o espongono, in modo saltuario ed occasionale, merci di modico valore. Essi possono operare solo nei mercatini aperti alla partecipazione degli hobbisti di cui all’articolo 6, comma 1, lettera c bis).

Solo gli opi sono esclusi DL 114 del 1998 (Decreto Bersani)

Invece in via San Lorenzo si trovano orecchini, portachiavi, braccialetti, chincagliere, sapone, oggettistica di chiara provenienza industriale in serie. Sotto gli occhi di tutti. Tutti i giorni.

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