Carruggi, sangue annunciato. Polemica sulla carenza di uomini delle forze di polizia
Il presidente del Municipio Simone Leoncini: <Si tratta di capire se le istituzioni, tutte, a partire da quelle preposte di emanazione governativa, intendano e/o siano dotate di adeguati strumenti per ingaggiare davvero una lotta alla criminalità, o viceversa continuino a limitarsi ad azioni di contenimento della stessa. Se prevarrà ancora la seconda ipotesi, è tristemente lecito attendersi altri fatti analoghi. Tragici in sé e pregiudizievoli per la qualità della vita e lo sviluppo sano del territorio>
di Monica Di Carlo
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Sangue annunciato in Canneto il Curto. tra i negozi aperti, tra le massaie che fanno la spesa, tra i bimbi che vanno in bicicletta perché in centro storico, nei vicoli angusti, non passano le auto.
Eppure lì, in piazza Stella, lo sanno tutti che si vende e si compra la droga. Lo sanno soprattutto i clienti, che a 50 metri in linea d’Aria dal Porto Antico, a 150 da De Ferrari si trovano anche di giorno hashish e marijuana, ma anche sostanze più “pesanti”. Tutti sanno anche che da qualche tempo due bande di magrebini spacciatori si sfidano mentre prima una sola aveva il controllo del territorio. Nelle ultime settimane hanno litigato spesso sotto gli occhi increduli e spaventati dei passanti, sconfinando fino alla parallela via Turati, dove a strabuzzare gli occhi sono anche i turisti.
I commercianti hanno chiesto aiuto alle forze dell’ordine un milione di volte, ogni volta che dalle parole si passa agli spintoni e dagli spintoni alle botte. Due settimane fa, da un negozio era uscito un coltello, brandito da uno degli apparenti perdigiorno (in realtà spesso spacciatori) che si aggregano in zona, vicino ai negozi di alcuni connazionali concentrati in quel punto, ma tutto poi era rientrato. Oggi quel coltello è uscito di nuovo. Dice la gente che è uscito dallo stesso negozio e che la mano dello straniero che lo brandiva si è abbattuta sulla faccia di un altro straniero e alla fine par che un’occhio di quest’ultimo penzolasse fuori dalle orbite. Tre i feriti, ora piantonati al Galliera, nessuno in pericolo di vita. Uno, appunto, lo hanno trovato seduta per terra, l’altro nascosto in metropolitana, l’altro ancora nei pressi di piazza San Giorgio.
La gente della zona è esasperata. Canneto il Curto è ancora una zona viva e vivace. Passa tanta gente per fare la spesa, passano i turisti diretti a Santa Maria di Castello o alle Erbe. Ci sono molti negozi tradizionali, anche se hanno aperto diversi mini market e negozi gestiti da stranieri alcuni dei quali vivacizzano l’offerta commerciale mentre altri portano degrado e male frequentazioni. Nel luogo dove ieri è nata la rissa c’è anche il negozio dove qualche settimana fa, a seguito di una perdita, sono state trovate 22 bombole di gas detenute illegalmente in condizione di sicurezza. Gli abitanti dicono che nonostante tutto il problema continui a sussistere e che in tanti, in zona, facciano spallucce di fronte alle regole proprio perché i controlli e il presidio sono scarsi e sporadici. Manca totalmente la prevenzione.
Inoltre, davanti al portone che fronteggia la piazza da mesi verso le 18 arriva un venditore di cibo arabo cucinato e portato lì in contenitori sistemati in diverse grosse borse. A quell’ora, di fatto, apre lo “street food” abusivo. In zona gravita anche un noto ricettatore che ieri, al momento della rissa, è stato il primo a sparire e a dedicarsi, contrariamente al solito, a salubri passeggiate in zona Darsena, ben lontana dalla piazzetta ingombra di forze dell’ordine.
Abitanti e commercianti sono esasperati, dicono che nessuno interviene salvo che per gli episodi più eclatanti. No, la esiste prevenzione non esiste, lo spaccio impazza ogni giorno, sotto gli occhi di tutti e delle telecamere puntate sulla via. Sembra quasi che la strada sia sacrificata per evitare che tutto quello che accade lì non succeda altrove e che a nessuno passi per la mente di sradicare il problema. E la gente della zona, ormai, è esasperata. La tensione è fortissima. Ieri il titolare del negozio di ferramenta, rimasto nel bel mezzo nell’area in cui i carabinieri hanno impedito il transito per i rilievi della scientifica, ha deciso di chiudere perché i clienti non avrebbero potuto raggiungerlo. Il danno che si aggiunge alla beffa. Un intervento di prevenzione avrebbe potuto evitare il continuo disagio a negozianti e passanti e, in ultima istanza, le coltellate di ieri.
Vale la pena di riferire anche che ieri, verso le 13, ben 4 pattuglie di polizia sono dovute accorrere in stradone Sant’Agostino per sedare una rissa tra africani. Ma non si pensi che il problema siano solo quegli stranieri che spacciano e si contendono il territorio: a monte c’è la criminalità italiana che li usa, li rifornisce, li sostituisce se vengono arrestati. Per stroncarla ci vorrebbero uomini delle forze di polizia, ma quelli che ci sono bastano appena per l’emergenza.
Abitanti e commercianti se la prendono con l’amministrazione comunale e sostengono che la responsabilità di quanto accade sia di Tursi. Il Comune, però, non ha potere sulle forze di polizia. Gli agenti di polizia municipale (che comunque non hanno compiti di ordine pubblico per contratto e per legge) in centro storico sono due per turno e ieri, al momento della rissa finita nel sangue, erano a Pre’. Se Tursi ha responsabilità, riguardano il fatto di non dire forte e chiaro che le forze di polizia in campo non bastano e che in assenza di prevenzione i carruggi sono facile preda della criminalità prima di altre zone della città. Solo a Sampierdarena (e solo di notte) si verifica una situazione analoga. Tutto questo danneggia la vivibilità e il commercio, frena lo sviluppo del turismo, getta nella spazzatura diversi decenni di sforzi mirati al recupero della città vecchia, patrimonio dell’umanità Unesco.
<Ogni volta che avviene un fatto – grave – di sangue, come quello di Canneto, assistiamo a una rincorsa alla riscoperta dell’acqua calda – dice Simone Leoncini, presidente del municipio Centro Est. In centro storico – e non solo – c’è da sempre una presenza seria e costante di reti criminali. Ora la questione è drammaticamente semplice. Si tratta di capire se le istituzioni, tutte, a partire da quelle preposte di emanazione governativa, intendano e/o siano dotate di adeguati strumenti per ingaggiare davvero una lotta alla criminalità, o viceversa continuino a limitarsi ad azioni di contenimento della stessa. Se prevarrà ancora la seconda ipotesi, è tristemente lecito attendersi altri fatti analoghi. Tragici in sé e pregiudizievoli per la qualità della vita e lo sviluppo sano del territorio>.
Finalmente qualcuno, nelle istituzioni locali, dice chiaro e tondo quello che tutti pensano e cioè che manca quasi totalmente la prevenzione e che si interviene solo in situazioni emergenziali. Leoncini dice, in sostanza, che servono più forze di polizia per intervenire su una situazione che è gravissima e sta per diventare esplosiva. Il vero problema sta lì, nel presidio del territorio che, è sotto gli occhi di tutti, non esiste. Resta ora da capire se la responsabilità (non certo degli uomini al lavoro, ma di chi, da Roma, gestisce numeri e presenze in città) sono condivise con la politica locale. Bisognerebbe mettere in chiaro e dire ai cittadini se il Comune ha rappresentato e rappresenta il problema in Prefettura al tavolo per l’Ordine e la sicurezza e se lo ha fatto sarebbe utile capire cosa rispondono i vertici della Questura. Perché non è più tollerabile che, salvo nel caso di fatti gravissimi, i cittadini che chiamano il 112 o il 113 si sentano rispondere che tutte le pattuglie sono impegnate. Sono poche, gli uomini non bastano e questo è sotto gli occhi di tutti anche se prima di Leoncini, non si capisce perché, nessuno lo ha detto. Bisognerebbe capire cosa fa l’assessorato regionale alla Sicurezza (da nessuno chiamato in causa e da cui arriva un silenzio assordante) per fare fronte alla grave situazione che si registra nel capoluogo. La campagna elettorale per le Regionali a Genova si è concentrata proprio sulla sicurezza ed è presumibile che sarà così anche per le prossime Comunali. Sarebbe il caso di far sapere ai cittadini chi (che sia il Governo, la Regione o il Comune) non fa abbastanza per la sicurezza del centro storico e dell’intera città. L’urgenza non è quella di stabilire colpe in vista delle elezioni, ma di fare in modo che finalmente ciascuno si faccia carico delle proprie responsabilità e (sempre troppo tardi) tutti la smettano di fare campagna elettorale sulle disgrazie della città, individuino i problemi reali concorrano a risolvere l’emergenza prima che scoppi un’altra rivolta dei cittadini come quella che si verificò negli anni Novanta.
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