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Franza o Spagna purché se magna

max cibo

Bersani e Matteo Renzi litigano persino sulla festa dell’Unità, appuntamento topico, a giudizio di entrambi, in vista del referendum sulla riforma costituzionale. Tra banchetti e ristoranti, come sempre, insomma, si dovrebbe discutere di politica. Solo che stavolta il partito si presenterà frammentato, con tensioni interne, che forse mai prima d’ora. Epperò i dem dopo aver invertito la tendenza – da un po’ di anni a dire il vero – che li descriveva in un’immagine d’antan, forse ormai un dagherrotipo, come tristi, solitari, animali da sezioni fumose e rivoluzionari esperti di ciclostile, hanno abbracciato i piaceri della buona tavola. Intendiamoci al massimo buongustai, con morigeratezza, non gaudenti o addirittura crapuloni da grande abbuffata.
E poi, proprio ieri ci ha pensato Raffaella Paita, capogruppo dem in Regione – forse involontariamente – a spazzar via quell’antica nomea di persone che, essendosi caricati i mali del mondo sulle spalle, gioiscono raramente. Giusto per un’elezione vinta o per una legislatura in maggioranza e al governo. O, immediatamente e poi più… per la gioiosa macchina da guerra occhettiana. Tempi che furono, si diceva. Eppure la Paita, proprio ieri, nella ricorrenza del trentaduesimo anniversario della morte di Enrico Berlinguer, ha postato una foto del leader comunista scomparso con una sua risposta alla domanda <Qual è la cosa che più le dà fastidio sentir dire di lei?>: <Che sono triste, non è vero>. Dunque, uomo riservato, che difendeva strettamente la sua privacy, da buon sardo ma non triste.

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Altri tempi – sottolineava qualche giorno fa il filosofo Simone Regazzoni, ex spin doctor della Paita – da tribuna elettorale in bianco e nero.  Anche se nel nostro paese il battesimo della TV a colori è datato 1º febbraio del 1977. Cioè é permesso sorridere, anche al di fuori dell’ufficialità della settembrata ed è consentito divertirsi e ballare e… mangiare anche al di là delle occasioni canoniche delle iniziative per far colletta per le sezioni o dell’appuntamento annuale della festa dell’Unita.
In pratica via libera ad un po’ di edonismo, ma né anni Ottanta né reganiano. Per carità. Sdoganato grazie a Renzi per la camicia immacolata e per i tagli Scervino dei suoi completi e, per quanto riguarda la cucina, pardon il food, già qualche anno fa da guru della sinistra come Carlin Petrini e Natale Oscar Farinetti. Sessantasettenne il primo, scrittore attivista, gastronomo, fondatore di Slow Food. Appena più giovane il secondo, 61 anni, imprenditore, dirigente di azienda, figlio di un partigiano, ideatore di una catena di distribuzione alimentare di eccellenza come Eataly. Originari, entrambi, delle Langhe, dove il culto del vino e della buona tavola vanno a braccetto da secoli.
E quindi eliminato da qualche tempo quel complesso di colpa, magari verso i popoli del terzo mondo, abbracciata la cucina da master chef come fonte di ricchezza del paese, anche i nipotini di Togliatti, hanno scoperto che a tavola si può. E che, forchetta e coltello alla mano, la rivoluzione magari inizia a tavola e dal cibo. O davanti a un flûte di vino per far propaganda e stare insieme.
E poi, oltre al culto degli chef, attraverso i social, tutto è diventato più facile, mezzo di condivisione e conoscenza, magari solo per parlare di un’ipotetica marcia verso il sol dell’avvenir. Nelle sezioni, insomma si apparecchia per il desco. Magari d’autore. Alla faccia di salotti borghesi.
Ed è accaduto puntualmente anche in questo fine settimana, come attestano, con post di immagini e messaggi, alcuni dei nostri protagonisti dem, renziani di ferro e non, sulle loro pagine facebook.
Renziano è, per esempio, Sergio Rossetti, ex sindacalista esperto di politiche del terzo settore e sul sociale, ex assessore al bilancio della giunta Burlando ed ora relegato fra i banchi dell’opposizione, al fianco della Paita. Lui posta una immagine poco dopo alle 14 di ieri, scattata nel bel mezzo di una tavolata imbandita con tovaglia a quadretto i bianchi e rossi. Qualche cosa si sinistra alla fin fine la ritrovi. Nel messaggio spiega Ospite cel circolo Acli Achille Grandi di via Donghi, con tanti amici, in allegria, solidarietà e amicizia>. Qualche mese fa, insieme ad un redivivo Claudio Burlando e al segretario provinciale Alessandro Terrile aveva partecipato ad un aperitivo organizzato dal circolo Pd di Albaro.

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Giovanni Lunardon, consigliere regionale, ex segretario regionale, archeologo prestato alla politica, appartiene alla minoranza. Qualche settimana fa ci aveva confidato il suo amore infantile per le fugassette. Una sorta di madeleinettes da recherche proustiana. Tra venerdì e domenica, per non farsi mancare nulla, si è cimentato insieme alla compagna, Margherita Mereto Bosso, anche lei militante del Pd, in due appuntamenti culinari.
Il primo, organizzato  a scopo benefico, con maniacale e scolastica perfezione a insieme alla sezione Pd di Sampierdarena, con oltre 700 euro raccolti in favore dei terremotati dell’Ecuador. La brava Margherita ha postato prima una fotografia di un antipasto ecuadoriano i llapingachos, polpette di patate ripiene di formaggio, cotte nel forno. Commentando <Stasera anche i llapingachos di antipasto>.

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Poi al termine dell’evento si è profusa in ringraziamenti nei confronti dei cuochi, dei partecipanti e, ovviamente dei benefattori.
Una sola giornata per smaltire  le delizie dell’Ecuador, poi in viaggio verso il ponente genovese. La famigliola, Giovanni Lunardon, Margherita Mereto Bosso e la figlioletta Lucia Perla si sono diretti verso Fabbriche, frazione di Voltri, per la conclusione della tradizionale lumacata.
In diretta la mammina racconta In auto, si va a Fabbriche per la lumacata, e lei (Lucia Perla n.d.r.) che batte le mani e balla ridendo Ahi Maria di Rino Gaetano… Ah bella mia sei proprio mia figlia>.
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E qualche ora dopo questo bel quadretto familiare il prode Gio’ posta un’immagine della tavolata dei volontari <Il riposo dei volontari dopo 4 giorni di lumacata a fabbriche>. Cucina di territorio e Lunardon non si lascia sfuggire l’occasione per un parere da gourmet <P.s. Le lumache sempre all’altezza della fama; parola di vadese>.

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Ecco, forse le lumache per uno che dice di andar veloce come Renzi… Ma per Lunardon non è un problema. Lui è in minoranza.
E poi come spiegava il Francesco Guicciardini “Franza o Spagna purché se magna”. Allora, come attestava lo storico, la situazione politica di quattro secoli fa nel nostro paese era piuttosto delicata. Mentre la corone di Spagna e di Francia si fronteggiavano per la supremazia in Europa e nel nuovo mondo e i principi e i duchi italiani, la classe politica del tempo, gretti, rissosi e municipalismo, incapaci di pensare ad un futuro di prosperità, si appoggiavano o meglio si mettevano a disposizione, dell’una o dell’altra potenza pur di salvare un minimo di potere entro le mura della loro città. E, ovviamente… Come si dice in questi casi ogni riferimento a persone esistenti, a episodi già accaduti, in itinere per i ballottaggi, o a fazioni in lotta all’interno dei partiti, è puramente casuale. Perciò prosit.

Il Max Turbatore

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