Pannella e Toti, la differenza tra i morti vivi e i vivi morti
Rassicuratevi, non sono pronto al coccodrillo di Giacinto Pannella, detto Marco. Troppo spazio ci vorrebbe per descrivere il significato dell’uomo di rottura per la politica italiana compressa fra le due chiese, cattolica e comunista, che, prima delle sue battaglie per i diritti civili, ancora doveva sdoganare divorzio e aborto.
Mi ha colpito, però, la frase post mortem del segretario radicale Riccardo Magi che, polemicamente, ha voluto rendere onore anche alle doti di preveggenza del suo leader. “Pannella sapeva che da morto sarebbe stato trattato da vivo, come da vivo e’ stato trattato da morto” Un epitaffio irridente verso i perbenismi che ne racconta la vita controcorrente, trattato come un visionario se non come un guitto. Eppure avanti rispetto alla comune percezione degli italiani. Imbavagliato per protestare contro una informazione che non offriva le stesse opportunità degli altri partiti governativi ai radicali. Un guru scomodo, tra eccessi, provocazioni e scioperi della fame, che vellicava il profondo delle nostre coscienze. E ho letto con un pelino di insofferenza la rievocazione di Pierfranco Pellizzetti professore universitario genovese e opinionista de “Il Fatto Quotidiano”. Docente e figlio di Antonio Pellizzetti, imprenditore a lungo membro della giunta della nostra camera di commercio e presidente negli anni Novanta della Carige. Pierfranco, da buon sociologo, ha sciolto nell’inchiostro della sua penna cazzuta un po’ del veleno intellettuale e snobistico che ha sempre contraddistinto le sue gesta memorabili come politologo di successo. Ottima tattica comunicativa quella di spostare l’attenzione sul lato b, più o meno oscuro del Pannella stratega, per distinguersi “dalla processione di tutte le facce di regime impegnate a dare l’estremo saluto a chi riconoscono della propria stessa razza”.
Ma come detto non volevo soffermarmi sul tardivo coccodrillo in onore di Giacinto Pannella detto Marco. A solleticarmi sono state le parole del trentanovenne segretario radicale Riccardo Magi. Quella sorta di vaticinio sui vivi trattati come morti che una volta tirate le cuoia acquistano l’importanza dei vivi. È accaduto a scrittori e artisti, incompresi e scomodi in vita ed esaltati se passati a miglior destino. Ma non è questo il punto. Anche se Pierfranco Pellizzetti e’ stato bravo nell’attribuire a Pannella un fiuto per la strategia comunicativa che poi in politica e ad anni di distanza e’ stata cavalcata anche dai nostri leader. Eppero’ l’importanza sta anche nelle cose che si dicono, nelle battaglie che si patrocinano, ma anche nelle intuizioni rispetto al modo di cambiare la società in cui si opera.
E questo discorso fra metodo di comunicazione e scelta di campo mi porta direttamente al nocciolo del problema. In una informazione trasformata in cui i nostri politici, ma non solo loro, possono sfogare la loro verve comunicativa in ogni modo. Prendiamo il premier Renzi con due mastini regolarmente pagati, uno Francesco Nicodemo, che si dedica a far a brandelli gli oppositori, l’altro il suo portavoce quel Filippo Sensi di Nomfup, dedito al giornalismo encomiastico e alle foto da “pausa lavori” virate la bianco e nero, che ci consegnano un premier instancabile è sempre in palla. Per questo ho provato un po’ di fastidio nel paragone fra Renzi e Pannella. Il modello di cui il compianto Giacinto Marco e’ stato un pioniere legato al “faccio discutere, ma se ne parla” e’ andato avanti grazie all’avvento dei social, sino ad offrire molte più piazze di quante una volta ne consentissero la televisione di Stato, le reti libere, o le radio private. Pannella, che è spirato alla veneranda età di 86 anni, e’ passato attraverso tutto questo. E radio radicale con le dirette dei lunghi e defatiganti dibattiti parlamentari, ha avuto il significato di sdoganare l’informazione sui lavori delle Camere, senza l’intermediazione dei giornalisti. Grillo e le sedute streaming sono arrivate dopo, ma l’idea era la stessa. Ed è per questo che mi sembra impossibile che uno studioso della comunicazione come il professor PierFranco Pellizzetti si sia limitato a narrare i chiaroscuri del lato b, prima di concedere a Pannella l’onore delle armi per qualche fulgida premonizione. A partire, probabilmente, dalla non violenza. Riflettevo percio’ sulla sovraesposizione mediatica dei nostri politici rampanti. Sovraesposizione rispetto alla quale, secondo me, l’attuale telespettatore o ascoltatore o frequentatore di social, medio non possiede i necessari anticorpi. Ricordo ancora Giacinto Marco imbavagliato per protestare contro la Rai che concedeva spazi ristretti ai radicali, cose da medio evo se paragonate agli spazi che un qualsiasi politico di medio livello riesce oggi ad avere a disposizione. In un cortocircuito mediatico che rasenta la disinformazione.
Un esempio che riguarda il nostro governatore Giovanni Toti, che oltre agli svariati comizi elettorali, in un giorno, il 18 maggio, si divide fra tre comparsate televisive. Al Tg4 “Dalla vostra parte” al “Corriere Live” e su La7 “Aria che tira” con Myrta Merlino. Insomma una sovraesposizione distante anni luce da quando Pannella rivendicava l’agibilità televisiva per il suo partito radicale. Il nostro governatore, da buon ex giornalista calca con grande assiduità palcoscenici di TV nazionali e non soltanto quelli, che a dire il vero frequenta più raramente, delle emittenti locali. Segno evidente delle ambizioni crescenti del nostro presidente della giunta regionale. Del resto un recente sondaggio di Mediaset proprio Toti è dato in grande crescita. Meglio di Renzi, di Salvini e anche del suo capo Silvio Berlusconi. In una ipotetica graduatoria di gradimento Toti e’ salito al primo posto sopravanzando proprio Renzi che nel l’intervallo fra sondaggio è sondaggio ha perso ben 6 punti. Erano 39 quelli di aprile e sono solo 33 quelli attuali. Toti passa in testa con 34 (+3), mentre Salvini e Berlusconi scendono rispettivamente a 29 (-1) e 28 (-1). Unico in grande crescita e’ il parlamentare pentastellato e vice presidente della Camera Luigi Di Maio 33 (+3). L’impressione è che la pubblicità ai risultati del sondaggio di Tecne’ per TgCom, rubrica di informazione di Mediaset, non abbiano fatto molto piacere al nostro Governatore. Ha ben presente, dopo la bruciatura della candidatura Marchini (Toti avrebbe sostenuto la Meloni) che certi azzardi si pagano. E si pagano cari, come e’ accaduto prima per Gianfranco Fini e poi per Angelino Alfano. Soprattutto se il cavaliere ha l’impressione di scendere nella classifica del gradimento degli italiani. Cosi, fra un annuncio per la prima corsa del trenino di Casella3 un comizio con Ilaria Caprioglio, candidato sindaco del centro destra a Savona, il Nostro ha deciso di mettere il silenziatore alla notizia. Autocensurandosi per non creare scompiglio o dare nell’occhio. Versione moderna e social di quei vivi nati morti di cui parlava Pannella vaticinando come sarebbe cambiato il suo stato di vivo nato morto al momento del suo trapasso.
Il Max Turbatore
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