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Orlando e Quaranta due politici in controtendenza

Il giorno dopo la votazione sulle unioni civili, con annessa fiducia per il governo Renzi, avrei potuto, e forse dovuto, accontentarmi di registrare le polemiche e i proclami di soddisfazione per un provvedimento che, a quanto dicono i promulgatori, ci permette di metterci alla pari con tanti paesi della Comunità Europea. Avrei cercato di sondare le pagine twitter dei nostri politici alla ricerca dei cinguettii, non alieni da una certa esaltazione, di chi ha parlato della giornata di ieri come una data storica. Messaggi celebrativi venati pure da qualche sfotto’. Raffaella Paita, capogruppo dem in Regione, per esempio, non si è lasciata sfuggire l’occasione per polemizzare con il presidente della Giunta Giovanni Toti che parlato di legge pasticciata. “Giovanni Toti ha dichiarato contro la legge sulle unioni civili. Io invece lo dedico a De Paoli”. Dove Il Giovanni De Paoli a cui fa riferimento è il collega della Lega Nord messo alla gogna per una dichiarazione omofoba.
Allo stesso modo avrei potuto andare a spulciare le pagine dei rappresentanti della minoranza parlamentare cercando dichiarazioni polemiche o, magari ricordare l’atteggiamento critico del clero e dei vescovi. Primi fra tutti il cardinale Angelo Bagnasco e la Cei.
Tutto troppo facile e allo stesso tempo troppo complesso, così ho deciso di cercare quei politici in controtendenza che, dopo aver perso atto della votazione, sono andati oltre lasciando le polemiche e le esaltazioni ad altri. Hanno deciso di andare avanti; di affrontare altri argomenti. È stato faticoso ma li ho trovati. Sono appena due e appartengono entrambi al mondo della sinistra. Hanno avuto il coraggio di andare controtendenza. Di sottolineare il risultato e di andare avanti. Hanno avuto la praticità di mettere in agenda altri problemi che affliggono i cittadini. Lasciando da parte la frase ad affetto del premier Renzi che ha ripetuto allo sfinimento che pur come cattolico ha giurato sulla costituzione e non sul Vangelo. Un punto di vista che nella sua assiomaticita’ e’ finito per diventare uno slogan che avrebbe dovuto essere dato per scontato in uno stato laico.
Così sono arrivati a soffermarmi sul messaggio di Stefano Quaranta, deputato di Sinistra Italiana e capogruppo in commissione affari costituzionali.
Il tema affrontato da Quaranta in una sua interpellanza urgente rivolta al neo ministro allo sviluppo economico Carlo Calenda (quello che ha sostituito la dimissionaria Federica Guidi) che domani verrà dibattuta a Montecitorio e’ una questione che tocca da vicino tutti i teleutenti. Lo annuncia il parlamentare parlando del telemarketing che non garantisce il diritto alla privacy dalle telefonate moleste. E Quaranta allude alle frequentissime telefonate che ogni utente riceve, svariate volte al giorno, da compagnie che gestiscono l’erogazione elettrica o del gas piuttosto che quelle per le prestazioni di telefonia o delle reti TV. Un fenomeno, quello del telemarketing che ormai rasenta lo stalkeraggio e confina con il fenomeno delle truffe, soprattutto ai danni di anziani.
A questo proposito l’interpellanza urgente, firmata dall’intero gruppo della Sinistra Italiana, chiede al ministro dello sviluppo economico di rendere più stringente la normativa della privacy dei cittadini. Dall’inizio di quest’anno esiste al proposito un registro delle opposizioni in cui possono farsi iscrivere i cittadini che non abbiano piacere di ricevere telefonate per la vendita di qualsiasi prodotto. Eppero’ fa notare l’esponente di Sinistra Italiana “Il registro delle opposizioni e’ ormai spuntato e non garantisce i cittadini che continuano ad essere disturbati dal telemarketing selvaggio”. A tale proposito Quaranta evidenzia una contraddizione proprio sugli effetti diversi della legge sulla privacy “Mentre chiunque può telefonarci a qualsiasi ora del giorno su telefono fisso o mobile. Al contrario se il medico della mutua deve lasciarci una ricetta in farmacia la deve imbustare perché altrimenti potrebbe ledere la nostra privacy”.
Un problema che è andato estendendosi a macchia d’olio in pochi mesi, tanto che si sono registrate più di 20 mila segnalazioni di utenti che lamentavano una violazione della privacy con sanzioni economiche per 2,6 milioni di euro. Eppure il registro delle opposizioni viene facilmente by-passato, tanto che il deputato esprime il dubbio che siano le stesse compagnie telefoniche a vendere gli elenchi dei numeri dei propri utenti. E nelle nostra regione il fenomeno che sconfina in molti casi in vere e proprie truffe assume connotati ancora più pesanti per la massiccia presenza di anziani.
Il parlamentare di Sinistra Italiana suggerisce anche una soluzione “Istituire un registro delle opposizioni universali che vieti ogni tipo di chiamata ai numeri iscritti, oltre che aumentare, per legge, le responsabilità degli operatori in caso di abusi. Negli altri paesi europei esiste già”.
Non sarebbe poco poter rispondere liberamente al nostro cellulare che trilla senza dover controllare il numero della chiamata, per non essere sottoposti allo stalkeraggio di poveri addetti che dall’altra parte ti propongono le.piu disparate, utili e convenienti (o no) prestazioni.
Un plauso, quindi ad un politico che ogni tanto si ricorda di affrontare qualche problema pratico con cui si devono confrontare un sacco di italiani.
Il secondo plauso spetta al ministro guardasigilli Andrea Orlando, spezzino ed esponente del Pd. Orlando, a dire la verità’, un messaggio su fb per l’approvazione della unioni civili lo ha postato. Ma ha avuto il pregio di passare rapidamente oltre. Del resto era stato invitato a Londra al vertice anti-corruzione che ha preso in esame le norme per limitare l’esportazione di capitali nei cosiddetti paradisi fiscali. Ed il rappresentante del governo Renzi ha avuto la soddisfazione di incassare direttamente dal primo ministro inglese David Cameron l’attestazione di fiducia per il nostro paese. Per Cameron l’Italia è un modello per le norme contro la corruzione. Un complimento che, di fronte a tutti i processi in cui sono incappati i nostri politici negli ultimi tempi, suona assolutamente contraddittorio. Giova forse sottolineare che il primo ministro inglese parlava del nostro paese e non dei suoi abitanti, per i quali, a giudicare dai cinguettii inviati da privati cittadini sul sito di Andrea Orlando, il problema della corruzione appare una delle questioni principali. E per risolverlo, almeno a giudicare dai toni, nulla e’ stato fatto. Stefania Vincenti polemizza partendo dalle unioni civili e dallo sforzo del governo per venirne a capo e garantire eguaglianza di diritti “Spiegatemi perché i diritti civili sono una priorità per il nostro governo mentre i provvedimenti nei confronti della corruzione non lo sono” .  E rincara la dose “Mi dispiace ma questa non è una società civile. È solo una società corrotta”. Di fronte a questi reiterati cinguettii i complimenti di Cameron  potrebbero apparire sottili irridimenti nei nostri confronti. Humor inglese, insomma.
Questione di punti di vista, forse, o soltanto scetticismo frutto dell’atavica propensione, tutta italiana, a osservare come il prato del vicino sia sempre più verde. Anche se appare singolare che il nostro ministro della giustizia gonfi il petto di fronte agli elogi londinesi, dimenticando, nel contempo, la raffica di preoccupazioni lanciate dai procuratori generali nel corso delle celebrazioni dell’anno giudiziario per l’aumento esponenziale della corruzione, politici o no, imprenditori o no, evasione fiscale o no, nel nostro bel paese.
Il Max Turbatore

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