Universo dem, dalle costellazioni dei maya al codice di Hammurabi
La smentita arriva poco prima delle 18, largamente attesa, mentre, quasi in contemporanea si brinda alla fiducia riportata dal governo sulle unioni civili. Un comunicato secco, del ministero della difesa, dopo che per due giorni le notizie di un dono ricevuto dalla titolare del dicastero Roberta Pinotti, un Rolex tempestato di brillanti e alcuni gioielli per le sue due figlie, si erano rincorse, passando da un sito web dedicato a quelli di quotidiani più affermati.
Nel comunicato si spiega che il ministro ha sempre osservato i dettami del dcpm del 20/12/2007, decreto che limita a 150 euro il valore dei doni di rappresentanza che i nostri rappresentanti di governo possono ricevere nel corso delle loro missioni. E si spiega <Ove non ricorrono le condizioni detti doni vengono quindi pesi in consegna e custoditi dall’amministrazione difesa. Perciò sono da iconsiderare prive di qualsiasi fondamento le notizie apparse oggi su un sito web e risse incautamente da altri>. Dagospia alludeva ad un regalo che la Pinotti avrebbe ricevuto dopo la firma di un accordo fra Finmeccanica e il Kuwait per la vendita di 28 caccia. La nota del ministero della difesa, comunque non chiarisce se i doni ci siano effettivamente stati. Traducendo il linguaggio burocratico ci sarebbe motivo di cedere che il ministro abbia lasciato il tutto nella disponibilità della amministrazione della difesa.
Un gesto che ci riporta alla politica dai toni un po’ più elevati rispetto a quelli a cui, ahimè, le gesta dei nostri rappresentanti, in questo periodo di scandali crescenti da qualche tempo ci hanno abituato. Per questo motivo in questa occasione avrei deciso di sottolineare anche qualche nota positiva da attribuire ai nostri personaggiposti sotto osservazione, al fine di alimentare la mia rubrica. E tutti quelli a cui farò riferimento sono per puro caso appartenenti all’universo dem, oltretutto in una giornata di grande pressione vista la questione di fiducia richiesta dal governo sul voto per le unioni civili. Fiducia, raggiunta proprio nel tardo pomeriggio, che ha fatto sussultare le pagine twitter dei Nostri.
Anche se poi non è così vero che tutti i dem abbiano esultato. O meglio, lo hanno fatto solamente i renziani, altri hanno incassato come se nulla fosse. Atteggiamento cauto e freddo, insomma da parte dei rappresentanti della minoranza. Per la Pinotti, per esempio il messaggio di ottimismo per il risultato raggiunto dal premier e dai colleghi, viene istantaneamente smorzato dal comunicato di smentita sui presunti regali. Riportato poco sopra.
Giovanni Lunardon, rappresentante principe della minoranza dem in consiglio regionale si limita a postare un cinguettio che ci rivela quanto, a volte, gli interessi dei nostri politici spazino in campi che nulla hanno a che vedere con il loro ambiente di lavoro. Ma occorre non dimenticare che Lunardon è soprattutto un archeologo prestato alla politica. Così il suo tweet riprende la scoperta di una città Maya da parte di un ragazzo canadese di quindici anni che ha utilizzato per verificare la sua teoria Wikipedia e Google Earth, riuscendo ad individuare l’esatto posizione, nella giungla dello Yukatan, di una piramide Maya, appartenente a uno dei cinque maggiori insediamenti della civiltà precolombiana. E Lunardon, ritwittando l’articolo comparso sul Fatto quotidiano, si limita a introdurlo con “Un genio”, rivolto al ragazzino quindicenne che ha fatto la scoperta e ha ricevuto un premio dalla Nasa.
Ma quella di oggi è stata una giornata in cui i rappresentanti dem hanno preso a prestito e saccheggiato figure delle civiltà precedenti alla nascita di Cristo, senza nemmeno domandarsi se le citazioni potessero dimostrarsi in contrasto con la volontà’ di lasciarsi alle spalle il passato e di rottamazione del nostro premier.
Manuela Arata, l’ideatrice del Festival della scienza, messa forzatamente in pensione e in procinto di partire per la Cina, promette che svolgerà un compitino quotidiano. Quello di trascrivere, giorno per giorno, il discorso di Pericle agli Ateniesi datato 431 A.C., quello intercalato con Qui ad Atene noi facciamo così. Manuela Arata ha già riportato la prima frase sulla sua pagina twitter <Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: è per questo viene chiamata democrazia>. Il discorso di Pericle è tratto dall’opera di Tucidide “Guerra del Peloponneso”. Ed è significativo come, per esempio, Umberto Eco abbia scritto in un suo articolo del 2012 di quel discorso, declamato dal palco durante i festeggiamenti per la vittoria di Pisapia a Milano, come di un esempio di malafede, mentre alcuni storici hanno parlato addirittura dell’apologia di una abile stratega.
Sorge spontanea la domanda, o il dubbio, che in questo modo qualcuno intenda celebrare non tanto la democrazia, quanto la personalità di un premier un po’ egocentrico, nel giorno di una grande vittoria, o almeno in un giorno particolarmente significativo per i suoi sodali. Una bella rivincita se si pensa alla marcia indietro di qualche mese fa sul decreto Cirinnà, pur di portare a casa qualche cosa che avesse a che fare con le unioni civili.
E a sorpresa anche il nostro premier così social e modernista si rifà alle civiltà pre-cristiane. Il riferimento però è in negativo, perché alla vigilia del voto asserisce : <Chi dice no è fermo al codice di Hammurabi>, dove Hammurabi è il sesto re di Babilonia, vissuto tra il 1792 A. C. E il 1750 A. C., riuscito nell’impresa di unificare la Mesopotamia e soprattutto autore di un codice scritto giunto sino a noi e custodito all’interno del Louvre. L’accezione e’ utilizzata dal premier probabilmente per etichettare i colleghi in disaccordo come persone superate e non al passo con i tempi. Tanto che Pippo Civati, esponente del dissenso, prima e poi fuoriuscito dal Pd, attacca Renzi sul suo blog <Così il premier che intendeva inaugurare un confronto più sobrio sulla sostanza delle riforme, sul si è sul no come elementi di discussione, senza drammatizzare>. Invece poi cade sulla battuta <sulla caricatura immancabile, irresistibile, che cambia il clima>. Ma forse, per una volta, il povero Renzi non aveva citato con leggerezza battutista il codice di Hammurabi. Proprio perché l’epilogo del codice contiene paradossalmente, o no, maledizioni rivolte a coloro che intendono modificare o annullare le leggi. E pensando alla riforma o deforma, che dir si voglia, con annessi i prossimi referendum, sarebbe suggestivo poter capire se si è trattato di uno slogan o di un sottile avvertimento.
Comunque al di là di queste polemiche perennemente sommerse o sempre montanti in casa dem oggi è un momento in cui almeno i renziani celebrano una vittoria. Anche se tra qualche smentita che cancella il messaggio gioioso della Pinotti (<Più diritti e serenità per chi si ama. Ora siamo al passo con l’Europa>), un po’ di polemiche interne, chi fa finta di niente, perché fa parte della minoranza, ci sono i renziani doc che battono sulla gran cassa. <Love is love> cinguetta entusiasta il capogruppo in Regione Raffaella Paita. E il suo ex portavoce Simone Regazzoni, filosofo e scrittore, fra inglese, Pericle e Hammurabi, ha un moto d’orgoglio e sceglie il latino <Omnia vincit amor et nos cedamus amori> dalle Bucoliche di Publio Virgilio Marone. Che tradotto significa l’amore vince tutto, anche noi cediamo all’amore. E chi sino a qualche giorno fa sosteneva che i nostri politici avessero visioni particolarmente ristrette è servito. Sempre che non si tratti di sfoggio di cultura fine a se stesso. Perché nulla vi è di peggio della citazione gettata lì inconsapevolmente, senza comprenderne il significato, o peggio, senza il gusto per approfondirlo.
Il Max Turbatore
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