I carabinieri inchiodano la banda del buco tecnologica che in corso Torino a novembre sequestrò impiegati e clienti
Rapina aggravata, sequestro di persona, detenzione e porto di armi da fuoco: questa l’accusa che pende sul capo di quattropregiudicati laziali che nel novembre scorso sono entrati da un buco praticato nel cavedio con i volti travisati dentro la filiale di corso Torino della Banca Ubi – Banco di San Giorgio e lì hanno sequestrato clienti e impiegati legandoli e chiudendoli in bagno. Il bottino, in quell’occasione è stato di 20 mila euro ma alla banda si attribuiscono altri colpi
Questa mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Genova hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Genova, Dott.ssa Maria Teresa Rubini, nei confronti di quattro persone di età variabile tra e i 50 anni e i 58 anni, già detenuti presso i carceri di Monza, Frosinone e Velletri, tutti gravemente indiziati, in concorso tra loro, dei reati di rapina aggravata, sequestro di persona, detenzione e porto di armi da fuoco, in relazione alla rapina commessa il 19 maggio 2015 alla Banca Ubi “di corso Torino.
Si tratta in particolare dei quattro pregiudicati laziali che nel mese di novembre scorso erano già stati sottoposti al fermo d’indiziato per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine aggravate, disposto dal P.M. coordinatore delle indagini, Federico Manotti, subito dopo un tentativo di intrusione in una banca di Desio (MB) e nell’urgenza di scongiurare un’ulteriore rapina che stava per compiersi ai danni di una banca del comune di Milano. Questi erano infatti i membri operativi della cosiddetta “banda del buco”, che durante i fine settimana usava praticare un foro nel pavimento o in una parete di un immobile attiguo alla banca di volta in volta prescelta (come un vano caldaia o un’intercapedine tra due palazzi), per poi fare irruzione durante la pausa pomeridiana di un giorno feriale, legare mani e piedi gli impiegati presenti e quindi obbligare il cassiere o il direttore ad aprire le casseforti temporizzate, sotto la minaccia di armi da fuoco e da taglio.
L’ordinanza del gip eseguita oggi, da un lato, ha confermato il quadro criminale che era stato delineato nel provvedimento di fermo e, dall’altro, ha addebitato agli indiziati la specifica e materiale esecuzione del “reato fine” commesso ai danni della filiale Ubi di Corso Torino. Alla ricostruzione dell’evento si è pervenuti attraverso le articolate indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Genova, svolte anche mediante l’analisi di documenti e strumenti informatici sequestrati agli indiziati ed in particolare ai due che si nascondevano nella Brianza sotto false generalità poiché latitanti.
In tale contesto, particolarmente indicativi dell’alta “professionalità” criminale della banda sono risultati alcuni filmati che militari dell’Arma hanno estrapolato dai sofisticati strumenti di videoripresa sequestrati agli indiziati (tra cui finti occhiali da vista e orologi da polso con microcamere nascoste). Da ciò è infatti emerso che, molto tempo prima dei colpi, un componente dell’associazione, vestito con abiti eleganti e munito di microcamere nascoste, si presentava negli istituti di credito e, fingendosi un distinto imprenditore interessato ad eventuali soluzioni di investimento o di prestito, ne riprendeva di fatto gli ambienti interni. I filmati venivano a questo punto esaminati anche dagli altri componenti dell’associazione e, se lo studio di fattibilità dava esito positivo, archiviati in una raccolta di possibili obbiettivi pronti per essere rapinati.
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