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A Staglieno comincia il restauro della tomba di Bartolomeo Savi. Chi era costui?

Lo scorso novembre sulla pagina Facebook del Cimitero di Staglieno è stata aperta la votazione che ha consentito agli internauti di scegliere quale statua restaurare In lizza c’erano quelle di Serafino Amedeo De Ferrari, direttore d’orchestra e compositore e quelle dei profeti Giobbe e Geremia davanti al Pantheon aoltre al monumeto dedicato a Francesco Bartolomeo Savi, giornalista, patriota e mazziniano. Un plebiscito ha sancito che ad essere recuperata sarà proprio quest’ultima.

Statua Bartolomeo Savi
I fondi sono quelli ricavati con i biglietti delle visite guidate nel 2015, integrati con le donazioni dei cittadini che hanno partecipato alle visite gratuite durante la Settimana dei cimiteri storici europei, I lavori cominceranno il prossimo lunedì, 21 marzo.

Tomba Savi

Ma chi era Francesco Bartolomeo Savi? Di idee repubblicane, promotore dell’organizzazione operaia, fu tra i fondatori del giornale mazziniano Italia e Popolo; partecipò al moto insurrezionale genovese del 1857, che fallì e lo portò in carcere. Entrò poi nelle file dei Carabinieri genovesi come luogotenente del comandante Antonio Mosto; nella spedizione dei Mille inviò al giornale Unità d’Italia enfatiche corrispondenze di guerra. Seguì Garibaldi “fino al giorno che, dopo Aspromonte, tutto gli parve falsato, e, poco appresso, tediato della vita si uccise” (G.C. Abba, Noterelle d’uno dei Mille).

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È nato a Genova nel 1823, ma i suoi genitori, Francesco e Rosa Ghilino (nata a Sant’Olcese), arrivavano da Montoggio. Il padre era uno straccivendolo e non ha vissuto abbastanza per vederlo crescere. Rosa, nonostante le condizioni economiche di una vedova di ceto modesto, nonostante lei non avesse studiato, capisce che impegnarsi sui libri è fondamentale per il futuro del figlio e lo affida a un precettore, con cui Savi studia fino al 1851, anno in cui comincia a dedicarsi al giornalismo politico e all’organizzaione operaia. Si muove nell’ambiente dell’associazionismo operaio genovese e nel febbraio 1851 diventa segretario della prima società di mutuo soccorso del capoluogo ligure all’epoca sotto l’influenza delle forze moderate a cui la sottrae a favore della componente democratico-mazziniana. Collaboratore de Il Povero e di Associazione e lavoro di Luigi Lomellini, lavora alla nascita della Consociazione delle società operaie genovesi di cui diventa, dalla fondazione nell’estate del 1853, uno dei massimi dirigenti. Dal febbraio 1852 sino al suo arresto del luglio 1857, dirige il foglio di indirizzo mazziniano Italia e popolo (in seguito L’Italia del popolo). Consigliere comunale dal 1851 al 1854, nel 1856 collabora a La Libera parola di Pisacane e dopo l’abortita insurrezione genovese del 28 e 29 giugno del 1857 subisce l’arresto. Processato e condannato a dieci anni di lavori forzati, contrae una grave malattia polmonare nel carcere di Ivrea. Liberato per una amnistia nel maggio del 1859, l’anno dopo partecipa alla spedizione dei Mille con Garibaldi  e rimane ferito a Calatafimi. Nel tentativo di ricompattare le file repubblicane, divise fra garibaldini e mazziniani, nel 1862 diventa segretario dell’Associazione emancipatrice italiana. Anche su altre tematiche si differenzia dal programma politico di Mazzini: è contrario al suo interclassismo, alla sua concezione religiosa, al suo aprioristico rifiuto del socialismo ed al suo intransigentismo elettorale. Amareggiato dalla latente crisi in cui versava l’associazionismo democratico e malato, nella notte fra il 29 e 30 marzo del 1865 si toglie la vita con un colpo di pistola.

In vico del Dragone, nel centro storico, a pochi passi da Porta Soprana e da piazza Dante, c’è una lapide che lo ricorda.


NACQUE IN QUESTA CASA
IL VI GENNAIO MDCCCXXIII
FRANCESCO BARTOLOMEO SAVI
CARCERATO PEL TENTATIVO DEL 1857
PRODE NEI MILLE
APOSTOLO DELLA FEDE MAZZINIANA
SINO ALLA MORTE
XXX MARZO MDCCCLXV

NEL VIGESIMO ANNIVERSARIO DI ROMA LIBERATA
IL CIRCOLO DEL LIBERO PENSIERO

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