Home restaurant e booking-online: Fiepet e Assohotel contro la concorrenza sleale del web
Un giro di vite contro la concorrenza sleale esercitata dal web: è quanto richiesto da Fiepet e Assohotel, le associazioni del mondo Confesercenti che rappresentanto, rispettivamente, i pubblici esercizi e gli albergatori. Accomunate, in passato, dalla battaglia per introdurre criteri di verifica e certificazione delle recensioni postate dagli utenti di Tripadvisor, ora le due sigle hanno “nemici” diversi, ma problemi molto simili: in entrambi i casi, infatti, la partita si gioca sul piano delle nuove possibilità di condivisione introdotte dal web – di per sé positive – che si scontrano però con l’esigenza di garantire le stesse condizioni per tutti.
Iniziamo da bar e ristoranti: «Social eating e home restaurant sono ormai un legittimo fenomeno di mercato, ma c’è bisogno di tracciare una linea di demarcazione chiara tra quello che è sharing economy e quello che, invece, è concorrenza sleale. Le nuove tecnologie e la condivisione sono una cosa meravigliosa, ma si corre il rischio di aprire la porta ad una ristorazione parallela, fatta da imprese irregolari che esercitano al di fuori di ogni controllo. Per questo – spiega Esmeralda Giampaoli, presidente nazionale di Fiepet Confesercenti – stiamo lavorando ad una proposta di regolamentazione del fenomeno, che presenteremo presto nelle sedi opportune».
Da Genova, il segretario provinciale Cesare Groppi aggiunge: «Si tratta di stabilire norme precise affinché tutti siano in possesso dei requisiti igienico-sanitari e delle certificazioni richieste ai gestori dei pubblici esercizi, a tutela prima di tutto degli stessi consumatori. Il caso dell’home restaurant aperto recentemente ad Albaro da “nonna Leo”, da questo punto di vista, è esemplare della tendenza ad approfittare delle nuove possibilità del web per intraprendere una vera e propria attività commerciale, sottraendosi però ai vincoli che la legge impone alla ristorazione tradizionale».
L’altra questione è quella che riguarda gli alberghi, e in particolare la battaglia di prezzi che gli operatori vorrebbero poter combattere ad armi pari con i portali di prenotazione online. A conclusione di un’istruttoria aperta nel maggio dello scorso anno, l’Autorità garante della concorrenza ha stabilito che gli albergatori non possono offrire, sui propri siti, prezzi più bassi di quelli garantiti da Booking.com; praticare condizioni più vantaggiose sarà possibile solo off-line e «nell’ambito dei propri programmi di fidelizzazione».
«È una decisione che ci lascia sconcertati, perché andrà a penalizzare non solo gli albergatori, ma soprattutto i consumatori che si vedranno privati della possibilità di ottenere la migliore offerta sul mercato digitale», riflette Filippo Donati, presidente nazionale di Assohotel Confesercenti. Il suo omologo per la provincia di Genova, Marco Senatore, rilancia con una proposta: «A questo punto, l’unica strada percorribile è richiedere quantomeno una parificazione delle commissioni che i siti di e-booking richiedono agli alberghi, e che oggi vengono invece negoziate singolarmente determinando evidenti disparità di trattamento: una commissione fissa al 10-12%, ad esempio, sarebbe utile a evitare eccessive distorsioni sul prezzo poi offerto al cliente».
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