La riforma delle Camere di Commercio
giunte» delle camere di commercio, «nonché delle unioni regionali e
delle aziende speciali». Lo prevede l’emendamento del relatore alla
delega P.A, appena approvato in commissione Affari Costituzionali al
Senato. Si stabilisce anche «la gratuità degli incarichi diversi da
quelli nei collegi dei revisori dei conti» e la «definizione di limiti
al trattamento economico dei vertici amministrativi» sia delle camere
si delle aziende speciali.
Arriva, dunque, la riforma delle camere di commercio: «il numero massimo
è 60, non oltre. La soglia minima è di 80 mila» imprese (sotto non si
può andare), «anche se viene data facoltà alle province autonome e
alle città metropolitane di derogare a questa soglia. Fermo restando
che il numero massimo di camere: non si possono superare le 60». Così
il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ieri al termine
dei lavori in commissione Affari Costituzionali al Senato, dove è
stato approvato l’emendamento del relatore alla delega P.A. sul
riordino del sistema camerale.
Le altre novità, sottolinea il ministro, «riguardano la gratuità degli
incarichi e un focus specifico sulle funzione delle camere di
commercio, funzioni legate al territorio».
C’è il via libera al sostanziale dimezzamento del numero delle
camere di commercio, che dovranno passare da 105 a non più di 60. La
commissione Affari Costituzionali del Senato dice sì all’emendamento
del relatore alla delega P.A, sul riordino del settore. È anche
prevista l’eliminazione delle partecipazioni non essenziali.
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