Il verde Spanò dopo i danni delle mareggiate: «Chi ha dato i permessi per costruire ristoranti a poche decine di centimetri dalla riva?»

È uno degli argomenti con cui il co-portavoce di Europa Verde – Verdi chiede di fermare lo sfruttamento del territorio: «Manca totalmente la cultura e il rispetto per il territorio, una devastazione che perdura da almeno sessant’anni a cui non abbiamo messo freno». Poi parla di cementificazione, rigassificatore, diga


La lettera aperta Angelo Spanò co portavoce metropolitano Europa Verde – Verdi


Salviamo l’ambiente e il nostro già martoriato territorio
Com’è possibile che nel nostro paese manchi totalmente la cultura e il rispetto per il territorio, una devastazione che perdura da almeno sessant’anni a cui non abbiamo messo freno.
Devastazioni che non ci hanno insegnato niente e di cui paghiamo prezzi altissimi; basti guardare alle trasformazioni, spesso selvagge, delle nostre città e delle periferie per rendersi conto che il cemento e l’asfalto avanzano sempre di più, mentre scompaiono le superfici naturali.
L’inesorabile avanzata del cemento è un fenomeno europeo ma per entità degli interventi e durata nel tempo è soprattutto italiano; si progettano infrastrutture, palazzi, strade, capannoni industriali, centri commerciali, il consumo del territorio è un fenomeno preoccupante che riguarda tutta l’Europa; ogni anno oltre mille chilometri quadrati di terreno sono sacrificati in Italia a vantaggio dell’espansione urbana e della costruzione d’infrastrutture.
Modificando le funzioni del suolo si provoca la perdita di terreni fertili e di biodiversità, la frammentazione dei paesaggi e, cosa ancor più grave, una ridotta capacità di assorbire l’acqua con il conseguente rischio d’inondazioni devastanti che, infatti, si ripete sempre più frequentemente e non più’ sporadicamente, come è successo di recente in Emila e in Toscana, mentre in anni recenti era toccato svariate volte alla nostra regione.
L’agricoltura che è espropriata dei suoi terreni, che sono visti come una risorsa da depredare per consentire a pochi di accrescere le loro rendite immobiliari; è urgente cambiare rotta, soprattutto considerando che le esigenze urbane potrebbero essere soddisfatte con la riqualificazione delle aree in disuso piuttosto che con nuove costruzioni.
È impensabile che nonostante questi allarmi che ci lancia la natura, imperterriti si continui con la cementificazione che riguarda solo l’aspetto economico e non al bene primario delle persone, nel Capoluogo Ligure, si è costruito dove a nostro avviso era impensabile costruire, anche nelle aree esondabili.
Oggi la Liguria deve fare la conta dei danni per le recenti mareggiate, a tal proposito mi sorge spontanea una domanda, chi ha permesso di insediare dei ristoranti a pochi centimetri dalla riva, che sono stati inghiottiti dalla violenta mareggiata, inoltre abbiamo potuto notare le tonnellate di rifiuti che sono finiti sulle spiagge, ricordiamoci che il mare restituisce ciò che riceve.
Che dire poi delle grandi opere come la Gronda di Ponente, opera che porterà solo nuove colate di cemento e ulteriore distruzione del nostro martoriato territorio, si sta discutendo del rigassificatore in area marina protetta. Inoltre si è dato il via ai lavori per la diga (opera più costosa finanziata dal Pnrr), dove sembrerebbe che appalto per la sua costruzione possa finire nel mirino della super Procura Europea.
Basta, fermiamoci fino a che siamo in tempo! Altre sono le priorità! Ricominciamo a sanare le ferite e progettiamo per un futuro da consegnare ripulito da ingordigia ed ipocrisia a chi verrò dopo di noi!
In copertina: il ristorante di Camogli distrutto dalla mareggiata dal video di Loredana Garofalo su Fb
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