Cronaca 

Marassi, durante un colloquio porta droga a un familiare detenuto, ma la Polizia Penitenziaria la scopre

A dare la notizia è il sindacato Sappe. Sabato, intanto, un altro detenuto è salito sul tetto del box agenti nel cortile passeggi per protesta e dopo la mediazione con direttore, comandante ed agenti è poi sceso, complice anche la pioggia

A dare la notizia è il segretario regionale per la Liguria del Sappe, Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, Vincenzo Tristaino: “Ancora una brillante operazione di polizia giudiziaria al carcere di Marassi dove la Polizia Penitenziaria ha colto una donna che tentava di passare dello stupefacente, probabilmente cocaina, a un familiare detenuto. Il Sappe si complimenta per la brillante operazione eseguita dai colleghi con l’auspicio che in regione Liguria vengano incrementati momenti di formazione sul tema del contrasto e l’introduzione di stupefacenti e cellulari all’interno degli istituti penitenziari”.

“Questa è la critica quotidianità di Marassi”, prosegue Tristaino: “Abbiamo una media 700 detenuti, nei giorni scorsi non c’era nemmeno posto per ricevere gli arrestati, ed il paradosso è che abbiamo personale di Marassi in supporto a carceri del Piemonte quando qui siamo in piena emergenza. Assurdo!”.


Donato Capece, segretario generale del SAPPE, plaude “alla professionalità, alla abnegazione ed all’astuzia del personale operante a Marassi. Ogni giorno la Polizia Penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane si diffonda l’illecita introduzione ed il possesso di telefoni cellulari nonché lo spaccio sempre più capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti, di sostanze stupefacenti. Auspico che l’Amministrazione penitenziaria ponga Marassi al centro di interventi (in termini di uomini e finanziamenti) non più rinviabili”. Quel che avviene nella Casa circondariale di Genova, aggiunge, “è sintomatico del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E la situazione è diventata allarmante per la Polizia Penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici. Servono risposte ferme da parte del DAP, anche destinando carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione. Quel che è accaduto nella Casa circondariale di Marassi testimonia una volta di più l’ingovernabilità delle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenza, che anche in carcere continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità!”.

“E’ fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione”, conclude Capece che non risparmia critiche al Capo del DAP Giovanni Russo: “a lui, da mesi, stiamo chiedendo – senza avere alcun riscontro! – di intervenire con urgenza sulla gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza!”.

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