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Detenuto in semilibertà non torna in carcere. Ricercato per evasione

Lo rende noto il sindacato Sappe che chiede l’assunzione di agenti per il controllo dell'”area penale esterna”. Intanto tra sindacati di Polizia Penitenziaria scoppia la polemica. Dopo le accuse di UilPa ai vertici del carcere di Marassi in occasione della protesta di un detenuto salito sul tetto della casa circondariale, proprio il Sappe accusa: «Si cercano capri espiatori. Non è strumentalizzando episodi delinquenziali che si rende un servizio alla comunità ed all’istituzione stessa»

Aveva ottenuto dal Magistrato di Sorveglianza il beneficio della semilibertà, ovvero lavorava di giorno all’esterno e poi tornava a dormire in carcere, ma qualche giorno fa non è rientrato nell’istituto di pena di Chiavari, dove era ristretto, facendo perdere le sue tracce. «Tecnicamente si tratta di evasione, e questo non può che avere per lui gravi ripercussioni se non si costituisce al più presto – spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe -. L’uomo è un detenuto italiano, ristretto nel carcere di Chiavari, nato a Torino e originario di Cairo Montenotte, poco più che 40enne».

Per Capece, si rende opportuno «predisporre al Ministero della Giustizia un urgente “tavolo tecnico” di tutti gli attori in causa, Magistratura, Autorità penitenziarie, Polizia Penitenziaria per mettere in campo, con la competenza e il contributo di tutti, una strategia comune, capace di rispondere in maniera più incisiva alle esigenze di sicurezza delle strutture e anche del territorio, dal momento che taluni detenuti che non rientrano ad esempio dal permesso, di sicuro rientrano nel loro territorio a delinquere!! E questo, per una società civile, non è ammissibile, tollerabile!».

Per il Sappe «nello scorso anno, 2022, si sono verificate, nelle carceri italiane, 11 evasioni da istituti penitenziari, 31 evasioni da permessi premio, 16 da lavoro all’esterno, 9 da semilibertà e 17 mancati rientri di internati. Serve, allora, un potenziamento dell’impiego di personale di Polizia Penitenziaria nell’ambito dell’area penale esterna previa una congrua dotazione organica dei Reparti della Liguria. A nostro avviso è infatti fondamentale potenziare i presidi di polizia sul territorio – anche negli Uffici per l’Esecuzione Penale esterna -, potenziamento assolutamente indispensabile per farsi carico dei controlli sull’esecuzione delle misure alternative alla detenzione, delle ammissioni al lavoro all’esterno, degli arresti domiciliari, dei permessi premio, sui trasporti dei detenuti e sul loro piantonamento in ospedale. E per farlo, servono nuove assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria».

Aggiunge Vincenzo Tristaino, segretario Sappe della Liguria: «Evidentemente, come recita un noto proverbio “Il lupo perde il pelo ma non il vizio…. Serve un potenziamento dell’impiego di personale di Polizia Penitenziaria nell’ambito dell’area penale esterna e quindi, proprio per garantire la sicurezza dei cittadini, bisogna favorire nuove assunzioni di Agenti di Polizia Penitenziaria. E’ quindi fondamentale che le istituzioni raccolgano nuovamente il nostro appello: investite nella sicurezza per avere carceri più sicure. Questo vale per Chiavari ma anche per tutte le altre strutture detentive liguri, che sono contrassegnate, chi più chi meno, da deficienze organiche e talvolta anche organizzative».

Intanto, dopo l’attacco del sindacato UilPa ai vertici della casa circondariale di Marassi in seguito alla protesta di un detenuto, il Sappe prende una posizione decisamente diversa.

«Sorprende, ma non troppo, che vi sia chi, nell’ambito dell’Amministrazione Penitenziaria, prenda a pretesto il grave evento critico accaduto ieri nel carcere di Marassi a Genova, dove un detenuto è salito sul tetto di uno degli edifici della struttura detentiva, per attaccare senza ragione alcuna i vertici del carcere, segnatamente il dirigente di Polizia comandante del reparto, che proprio con la loro professionalità e la preziosa mediazione hanno indotto l’uomo, ora trasferito in altro penitenziario, ad interrompere nel modo migliore la protesta – dice Donato Capece -. Questa posizione, francamente sconcertante, del contestare “a prescindere” si commenta da sola e fa comprendere come evidentemente, a monte della posizione sindacale, vi siano altre ragioni. È un po’ come se uno che è stato ed è sospeso dal servizio per proprie responsabilità vada poi a cercare capri espiatori per sparare nel mucchio piuttosto che farsi un esame di coscienza e riconoscere le proprie colpe»

«Marassi è un carcere complicato ma è diretto con dirigenti di qualità – conclude Capece -. Servono sempre più agenti di Polizia Penitenziaria, ma non è strumentalizzando episodi delinquenziali che si rende un servizio alla comunità ed all’istituzione stessa».

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