Waterfront, la bonifica per cedere ai privati è costata due milioni di euro in più del previsto, a carico delle casse del Comune


Idrocarburi e amianto da smaltire a carico delle casse della collettività genovese come “da contratto”. Lo ha detto ieri in consiglio comunale l’assessore ai lavori pubblici e vicesindaco Pietro Piciocchi rispondendo a un’interpellanza del capogruppo Pd Simone d’Angelo

Ieri, in consiglio comunale, il consigliere del Partito democratico Simone D’Angelo ha chiesto al sindaco e alla giunta di rispondere «in merito all’esito e ai costi della bonifica delle terre movimentate nel cantiere di competenza pubblica dei canali del Waterfront di levante, vista la presenza, già segnalata da Arpal, di alte percentuali di rifiuti petroliferi, superiore circa dieci volte quelle stimate inizialmente. In particolare, considerate le preoccupazioni per l’ambiente e la salute, si chiede di conoscere dove siano stati delocalizzati i materiali di risulta, con quali modalità tecniche e se si è provveduto a una più approfondita analisi delle terre sopraccitate»


«Partendo dal presupposto che uno dei valori aggiunti e dei meriti del cantiere del Waterfront di Levante è di aver operato e quasi completato una operazione di bonifica importantissima e più ampia di una prima caratterizzazione che ci eravamo immaginati – ha risposto il vicesindaco Pietro Piciocchi -. Di fatto abbiamo già ottenuto il Certificato di Avvenuta Bonifica (CAB) da Città metropolitana per una parte consistente di terreno ed è in corso una seconda fase di bonifica sul lotto 22°, ovvero la porzione posta a nord del padiglione Jean Nouvelle, tra la nuova banchina lato monte e le mura della sopraelevata interessata da una contaminazione da idrocarburi. La prima parte è stata completata con uno scavo dell’attuale quota di campagna da 5.50 metri a zero. Il secondo scavo è molto profondo ed è molto importante nella logica sia del lavoro che della tutela ambientale e dobbiamo ripristinare tra la quota zero e la quota 2.40 metri. I costi sostenuti non sono un problema e ben venga sostenerli per attività di bonifica che devono svolgersi con tutti i crismi e con le migliori tecniche possibili. Tutte le attività di bonifica devono essere svolte sulla base di piani di bonifica redatti con Arpal e approvati da Città metropolitana. Per l’amianto, invece, serve anche l’apporto di Asl. Stiamo lavorando in un quadro di totale trasparenza e di costante monitoraggio con le autorità di controllo. Il differenziale del costo è sull’ordine dei due milioni e sono sostenuti dal Comune perché fanno parte della garanzia ambientale che l’amministrazione ha dovuto concedere al momento della cessione del terreno. Non c’è un problema costi, andava comunque fatto e siamo contenti di poterlo fare perché porta valore aggiunto dal punto di vista ambientale a beneficio dei cittadini e un’opera che stiamo completando. I siti di stoccaggio sono quasi tutti fuori regione e sono autorizzati a ricevere questo tipo di materiale». Ha risposto che il vicesindaco Pietro Piciocchi all’interrogazione a risposta immediata del
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