Addio a Stavros Dapergolas, nel suo “Piccolo Mondo”, per oltre 40 anni, generazioni di studenti, musicisti e appassionati di rompicapo


Nel suo minuscolo locale all’inizio di via Ravecca, 22 metri quadrati, sono passati geni della matematica, professori di fisica, musicisti più o meno blasonati, grandi maestri di scacchi, inventori, curiosi e tanti tanti studenti, tornati poi coi loro figli e qualche volta coi figli dei loro figli, a conoscere quello che era davvero un piccolo universo nel cuore del centro storico. Senza di lui non sarà più lo stesso


È scomparso Stavros Dapergolas. Per i suoi clienti, che erano amici, era il compagno di tante serate nel centro storico da molto prima che nascesse la movida, l’anfitrione di tante serate passate a risolvere giochi di fisica e matematica, a giocare a scacchi, a suonare la chitarra. Lui ne aveva costruita una di plexiglass, che suonava persino. Davvero.
Aveva cominciato a gestire il locale, chiuso ormai da un paio d’anni perché la salute non lo sorreggeva più, circa 45 anni fa. Il Piccolo Mondo era il primo bar che si incontrava quando si entrava in via Ravecca passando le Torri di Porta Soprana da vico Dritto Ponticello o si risaliva dal Piano di Sant’Andrea verso piazza Sarzano. Lì c’era davvero l’universo. Ci potevi incontrare chiunque, dal fisico prestigioso allo studentello al primo anno, entrambi alle prese con i giochi di matematica e intelligenza proposti da Stavros. Lui, col suo ciuffo ormai bianco, gli occhiali sul naso quando doveva leggere qualcosa, le sue battute ironiche e pungenti, il suo essere cosmopolita e allo stesso tempo profondamente greco e genovese insieme, era lì ad aspettarti e ad accoglierti, sempre, che tu fossi un prestigioso professionista o un bambino che non arrivava al banco, un professore o uno studente, un ricco o un povero.


Quando Stavros aveva aperto il “Piccolo Mondo” era un bar come tanti: caffè, cappuccini e biancamari, come usava una volta. Stavros era venuto dalla Grecia per studiare, poi non se ne era più andato, aveva aperto il locale, si era sposato con un’italiana, Anna. Ai tempi la zona di Ravecca era abitata dalla gente della zona. I negozi erano tutti aperti. C’erano la drogheria, il barbiere, i negozi di frutta e di alimentari che poi, piano piano, hanno cominciato a chiudere, a cedere al degrado del centro storico. Ai tempi lì dietro, oltre l’archivolto, in piazza delle Lavandaie, c’erano ancora i trogoli e si giocava d’azzardo, al gioco delle tre carte. Molti dei palazzi della via erano ancora in rovina, bombardati nel 1941. Non sempre era un mondo facile, ma era il centro storico autentico.
È venuto il tempo della droga e dell’occupazione dei bassi e delle rovine da parte dei tossicodipendenti. Ogni tanto un’ambulanza o un furgone della mortuaria venivano a prendersene uno. La gente della zona faceva manifestazioni contro lo spaccio. Le forze dell’ordine chiudevano trattorie e bar dove la criminalità entrava a dettar legge. Il locale di Stavros rappresentava, invece, un faro, un presidio sociale e urbano, una calamita di frequentazioni positive e questo accadeva per come lui aveva impostato il locale, secondo le sue naturali inclinazioni, la sua curiosità per tutto quello che era scienza e fisica.
Con l’apertura “illuminata” della facoltà di Architettura le cose sono cambiate, un giorno alla volta, un passo dopo l’altro. Ma il “Piccolo Mondo” no. Il “Piccolo Mondo” continuava a non cedere all’altra faccia della medaglia del recupero, la gentrificazione e la trasformazione di un quartiere popolare in un divertimentificio notturno a base di birra e superalcolici e niente altro. Non che da Stavros non si bevesse un drink, anzi, in occasione della propria laurea tutti ricevevano un “colpo” gratuito per festeggiare. Ma non era per quello che la gente andava lì. I clienti-amici-famiglia di Stavros andavano, appunto, perché il “Piccolo Mondo” era amicizia e famiglia. Ci trovavi la persona sola che abitava in zona e non sapeva dove passare la serata e la numerosa comitiva di persone. E si era una cosa sola, la bizzarra famiglia di Stavros, dove i ragazzetti potevano confrontarsi alla pari (o quasi) con chi aveva più esperienza, dove chi aveva appena cominciato a giocare a scacchi poteva misurarsi con un grande maestro seduto all’unico tavolino interno, in una specie di grotta appoggiata alle Mura del Barbarossa, tappezzata da piccole foto dei clienti. Sempre lì si suonava e si cantava fino a tarda notte. Senza disturbare nessuno, perché la struttura di pietra impediva la diffusione del rumore. Musicisti e amatori suonavano la chitarra, a volte più persone insieme, e gli altri ascoltavano e cantavano con loro. Da Stavros si era una cosa sola, anche se non ci si era mai conosciuti prima.
Tanti arrivavano per i giochi d’intelligenza, per vedere la pallina che fluttuava nell’aria sospinta dalla stessa forza che sostiene gli aeroplani in volo, grazie a un meccanismo costruito dallo stesso Stavros. oppure oggetti fluttuanti grazie alle forze elettromagnetiche. Poi c’erano i giochi di logica e di intelligenza: la piramide di monete da costruire sulla calamita, i pezzetti da disincastrare gli uni dagli altri. Se i gruppi erano consistenti si sedevano nel dehors autocostruito sotto le mura del Barbarossa, anche grazie ai pezzi regalati da un amico con un’azienda di carpenteria. Perché tutti volevano bene a Stavros e gli riconoscevano un importante ruolo nella coesione sociale in quel pezzo del centro storico.
Dal Piccolo Mondo sono passati i test di Mensa, un’associazione internazionale senza scopo di lucro di cui possono essere membri le persone che abbiano raggiunto o superato il 98° percentile della popolazione mondiale del QI. Si poteva conversare con Giovanni Filocamo, inventore di Matefitness, fisico, scrittore e divulgatore scientifico scomparso prematuramente, incontrare i soci del blasonato circolo scacchistico Venturini o parlare in infinite lingue diverse di mille cose diverse con i clienti di Stavros.
Purtroppo negli ultimi tempi prima della chiusura definitiva, avvenuta un paio di anni fa per i postumi del Covid, le truppe cammellate della gentrificazione commerciale del centro storico si erano accanite su di lui, facendogli mille dispetti. Questo chiunque gli sia stato vicino lo sa, sa che c’è stato chi ha tentato di distruggere con cattiveria il piccolo ma meraviglioso mondo fatto di freschezza, intelligenza, conoscenza, curiosità, amicizia e affetti che Stavros aveva creato in tanti anni giorno dopo giorno, notte dopo notte. Senza Stavros il centro storico non sarà più lo stesso. Genova non sarà più la stessa. E l’uno e l’altra non saranno migliori.
Alla moglie di Stavros, Anna, un abbraccio forte e le condoglianze di GenovaQuotidiana.
AGGIORNAMENTO: il funerale di Stavros Dapergolas si terrà domani, giovedì 6 aprile, alle 11:45 nella chiesa di Santa Zita.
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