Cultura 

A “La Storia in piazza” si parla di Fidel Castro e Cuba, Assange e Wikileacks e caso Moro

Domani sarà il terzo di questi quattro giorni intensi di incontri, conferenze, lezioni magistrali, reading, mostre e laboratori a Palazzo Ducale

Proseguono gli incontri della XII edizione de La Storia in piazza dedicata quest’anno al tema “Storia segreta” e curata da Luciano Canfora con Franco Cardini e Anna Foa.

Franco Cardini indagherà sui retroscena e sugli sbocchi politici della fallita invasione della Baia dei Porci del 1961 a Cuba (ore 10, Sala del Maggior Consiglio), mentre Mario Del Pero parlerà (ore 11, sempre nella Sala del Maggior Consiglio) dell’agenzia centrale d’intelligence degli Stati Uniti – Central Intelligence Agency (CIA) – che ha occupato e occupa un ruolo centrale nell’immaginario della politica internazionale contemporanea.

Un occhio particolare – come di consueto – sarà riservato ai temi dell’attualità e della storia più recente. Popolari e autorevoli giornalisti passeranno in rassegna due “casi” che hanno infiammato il dibattito politico e continuano a creare controversie.

Miguel Gotor, con Massimo Mastrogregori, si occuperà alle ore 18 del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse nel 1978, mentre – a seguire – Riccardo Iacona sarà protagonista alle 19 dell’incontro Il caso WikiLeaks. Il reporter, autore e conduttore di Presadiretta (Rai3), parlerà dell’incredibile squarcio di verità sui conflitti in Iraq e Afghanistan, aperto dal lavoro di Julian Assange

La Storia in piazza 2023 è uno degli appuntamenti di Genova Capitale del Libro 2023, riconoscimento che Genova ha ottenuto dal Ministero della Cultura.

Tutto il programma è reperibile sul sito www.palazzoducale.genova.it

Il programma di domani nel dettaglio

Ore 10 Sala del Maggior Consiglio

Franco Cardini

Fidel Castro e il caso Cuba

Nel 1962, come reazione alla fallita invasione della Baia dei Porci del 1961 da parte degli Stati Uniti, tramite un’operazione affidata alla CIA, Cuba chiese all’Unione Sovietica, con la quale aveva un trattato di mutua assistenza, un sostegno alla propria difesa schierando sull’isola missili con capacità anche nucleare. Il leader sovietico Nikita Chruščёv era già preoccupato per lo schieramento statunitense dei missili con capacità nucleare Jupiter in Gran Bretagna, Italia e Turchia (cinque basi a ridosso del confine sovietico). Un fatto che chiariva la natura del confronto tra i due blocchi e anticipava con lo schieramento di armi a lunga gittata l’espansione della Nato che trent’anni dopo sarebbe stata anche territoriale. Chruščёv accettò la richiesta di Cuba e iniziò a installare missili a medio raggio sull’isola. In ottobre J.F. Kennedy decise allora il blocco navale al traffico sovietico e per un paio di giorni il mondo fu vicinissimo alla guerra nucleare. La crisi si risolse con un accordo pubblico e uno segreto.

Franco Cardini è Professore Emerito di Storia medievale nell’Istituto Italiano di Scienze Umane / Istituto di Studi Umanistici, oggi confluito nella Scuola Normale di Pisa.

Ore 11 Sala del Maggior Consiglio

Giuliano Volpe

John Bradford: un pioniere dell’archeologia dei paesaggi nei servizi segreti inglesi

Nel 1943, un ufficiale dell’esercito inglese del Royal Intelligence Corps, il servizio informazioni, John Bradford fu di stanza dal 1943 al 1945 nella base militare alleata di San Severo, dov’era una sezione del Mediterranean Allied Photographic Reconaissance. Bradford ebbe modo di analizzare migliaia di fotografie aeree realizzate con finalità militari per individuare gli obiettivi da colpire e per verificare gli esiti dei bombardamenti effettuati con le fortezze volanti.

Su queste foto Bradford, da ottimo archeologo quale era, individuò anche migliaia di tracce di siti archeologici di età preistorica, romana e medievale. Fu per questo che conclusa la guerra, venne in Italia tra il 1949 e il 1950 per effettuare ricognizioni archeologiche e scavi, sotto l’egida della prestigiosa Society of Antiquaries di Londra, pubblicando opere preziose e di fatto fondando la moderna archeologia dei paesaggi.

Le vicende di Bradford, di sua moglie e di alcuni suoi allievi furono anche funestate anche da tragiche morti, misteriosi incidenti, gravi malattie, una sorta di maledizione che portò alla fine di un importante progetto di ricerche.

Giuliano Volpe è professore ordinario di Archeologia all’Università di Bari ‘Aldo Moro’.

Ore 11 Archivio Storico

Roberto Mancini

Indagini sui segreti del corpo. Crimini, investigatori, giudici

Nella sua istanza epistemologica più forte e basilare il pensiero occidentale ha costantemente inseguito la ricerca della trasparenza assoluta degli individui. Quando, a partire dal XVII secolo, in una società sempre più immaginata come teatro di finzioni, come perenne gioco di simulazioni e dissimulazioni dove tutto l’agire era gravato da mille cautele e da infiniti timori, nacquero ed ebbero grande fortuna le cosiddette scienze fisiognomiche; scienze indiziarie, quasi profetiche. Esse si fondavano sulla convinzione che i corpi fossero leggibili in quanto su di essi si trovavano impressi i caratteri interiori, i vizi e le virtù nascoste di ciascuno. Con una possibilità di scendere nell’infinitesimo dettaglio delle azioni umane. Tutto questo strumentario   – che ebbe le sue specializzazioni nelle chiromanzie, oniromanzie, metoscopie – non poteva non attrarre l’attenzione degli uomini di legge; esso, infatti, uscì ben presto dai libri dei filosofi e degli scienziati per diventare disinvolto grimaldello inquisitoriale nelle mani dei giudici.

Roberto Mancini insegna Storia politica e sociale nella sede italiana dell’Università di Middlebury, 

Ore 11 Sala Liguria

Laura Schettini

Clandestine. La tratta delle donne tra Otto e Novecento

Alcune volte attraversano i confini sotto falsa identità, in barche di fortuna o munite di biglietti di prima classe.  Altre, si spostano provviste di documenti e visti regolari. Sono ragazze vendute da padri e fratelli, mogli costrette da mariti oziosi e violenti, aspiranti attrici e cantanti con in testa una promessa di ingaggio, ma anche prostitute di mestiere in cerca di migliori occasioni. Sono le italiane che tra Otto e Novecento attraversano le Alpi o il Mediterraneo per essere arruolate nei bordelli in colonia o in Francia, Germania, Austria. Sono anche le straniere approdate in Italia a lavorare nelle nostre tante case di tolleranza. Sono donne guardate con sospetto e apprensione, soprattutto in tempi di guerra e di contese nazionaliste, quando il corpo di una donna può diventare facilmente il simbolo di una nazione, della sua integrità, della sua reputazione o mettere in pericolo i segreti della patria.

Laura Schettini è ricercatrice in Storia contemporanea presso l’Università di Padova, dove insegna anche Storia delle donne e di genere.

Ore 12 Sala del Maggior Consiglio

Adriano Prosperi

Gostanza e altre streghe salvate dall’Inquisizione

Gostanza non fu a sola a uscire viva dalle mani dell’inquisizione. Ce ne furono altre. Tra di loro incontriamo Caterina Volterrana, il cui caso ci permette di verificare come la struttura verticale del Sant’Uffizio operante nella realtà italiana consentisse un controllo sulla conduzione dei processi che frenava e raffreddava le pulsioni di poteri locali e di folle terrorizzate dal timore delle arti demoniache. Chiuderò con un confronto con la caccia alle streghe nella Germania del ‘600.

Adriano Prosperi è professore emerito di Storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa.

Ore 12 Archivio Storico

Giorgio Ferrari

Le spie della guerra fredda: i coniugi Rosenberg

Il 29 agosto del 1949 nell’immensa distesa di Semipalatinsk nel nordest del Kazakhstan l’Unione Sovietica sperimenta la sua prima bomba atomica, una copia perfetta di Fat Man, l’ordigno americano lanciata su Nagasaki il 9 agosto del 1945. Da quel giorno gli Stati Uniti perdono il loro primato nucleare e insieme la propria presunzione di invulnerabilità.  E’ uno choc che attraversa tutto il Paese, mentre il presidente Truman, il Pentagono, i servizi segreti si domandano come ciò sia potuto accadere, chi può aver trafugato e trasmesso ai russi i piani dell’arma nucleare.  Due anni dopo i presunti colpevoli sono alla sbarra davanti a un tribunale di New York.  Si chiamano Julius e Ethel Rosenberg, Anatoli Yakovlev, David Greenglass, Morton Sobell. Ma è soprattutto sui primi due che l’America si dividerà, su quella coppia un po’ dozzinale di ebrei senza fortuna che sembrano aver cambiato da soli il corso della Storia. Finiranno dopo anni di processo sulla sedia elettrica. Vittime innocenti, secondo molti, spie perfette secondo l’Fbi.

Giorgio Ferrari è stato per un trentennio corrispondente diplomatico e di guerra per varie testate prima di approdare ad Avvenire, dove dal 1994 a oggi ha coperto le principali vicende internazionali.

Ore 12 Sala Liguria

Enrico Giannichedda

Archeologia, e scandalo, di un tesoro scomparso

Nel 1959, James Mellaart, uno fra i più importanti archeologi dell’epoca, diede notizia di tre tombe reali scavate in Turchia contenenti decine di reperti paragonabili, per importanza, ai tesori scoperti da Schliemann a Troia e alle ‘cose meravigliose’ rinvenute nelle tombe reali mesopotamiche ed egiziane. A mostrarglieli era stata una donna, bellissima e misteriosa, conosciuta in treno e scomparsa nel nulla.

Pochi anni dopo, però, si gridò allo scandalo. I reperti erano introvabili e le autorità turche accusarono Mellaart di furto impedendogli, per sempre, di scavare in Turchia. Carriera stroncata, ma compensata da un posto all’Università di Londra. Ovviamente, scandalo nello scandalo, a insegnare archeologia anatolica. Negli anni a seguire, la caccia al tesoro di Dorak ha coinvolto, oltre a poliziotti e archeologi, anche giornalisti e editori, burocrati e politici, tombaroli e trafficanti, spie e portieri d’albergo, battitori di grandi aste e conservatori di ricchissimi musei.

Enrico Giannichedda è un archeologo indipendente. Ha insegnato come docente a contratto in numerose Università

Ore 16 Sala del Maggior Consiglio

Gabriella Airaldi

Il giovane Mazzini e i segni del futuro

Come e perché si diventa rivoluzionari? Perché Giuseppe Mazzini diventa fin da giovanissimo un rivoluzionario, restando per tutta la vita fedele al suo ideale repubblicano? In quali spazi cresce, quale aria respira e quali incontri fa un ragazzo che a 25 anni parte per un esilio che lo terrà lontano per sempre dal suo Paese? Ripercorrere gli anni della sua prima giovinezza aiuterà forse a capire la sua tenace fedeltà all’idea repubblicana

Gabriella Airaldi, già ordinario di Storia  Medievale  all’Università di Genova e specialista di storia mediterranea e delle relazioni internazionali dal Medioevo all’Età  Moderna,

Ore 15 Archivio Storico

Simona Feci

Custodire e condividere segreti. Ricette, commerci e uso di veleni tra reti femminili e reti conventuali in età moderna

Nell’Italia del Seicento circolano ricette per preparare veleni perfetti, di cui sono a conoscenza donne ed esponenti del clero regolare, protagonisti entrambi della diffusione, della realizzazione e del commercio di liquidi letali. Si tratta di alcune reti occulte – identificabili attraverso fonti giudiziarie prodotte da tribunali diversi e fonti diplomatiche –, che in parte sono autonome, in parte invece conoscono punti di tangenza. Le ricerche permettono di misurare la dimensione di questi circuiti di saperi segreti, che si snodano dalla Sicilia alla Liguria, passando per Roma, Napoli e Bologna, e coinvolgono una pluralità di individui, appartenenti a ceti sociali diversi, nella richiesta e nel commercio di veleno, ricercato e impiegato entro le maglie ambigue dell’omertà e della consapevolezza, del bisogno e del desiderio di affermare se stessi e di dare un diverso corso alla propria esistenza.

Simona Feci insegna Storia del diritto medievale e moderno all’Università di Palermo.

Ore 15 Sala Liguria

Paola Guglielmotti

Genova: un medioevo segreto

Quali segreti può chiarire chi studi le fonti scritte genovesi dell’età medievale? Dopo una breve definizione di cosa è inconoscibile, si parlerà di scrittura omissiva (l’arcivescovo Iacopo da Varagine a fine Duecento); di mancati segreti professionali, tali sono in una prospettiva contemporanea la cantieristica e una nave sulla spiaggia di Portofino; di differenziati “segreti del chiostro”, scrutando nei monasteri cittadini di S. Andrea della Porta, S. Stefano e S. Siro)

Paola Guglielmotti è professoressa ordinaria di Storia medievale presso l’Università di Genova

Ore 16. Sala del Maggior Consiglio

Mario del Pero

La CIA tra leggende e realtà

L’agenzia centrale d’intelligence degli Stati Uniti – Central Intelligence Agency (CIA) – occupa un ruolo centrale nell’immaginario della politica internazionale contemporanea. Spesso rappresentata come una lunga mano dell’imperialismo statunitense e delle ingerenze di Washington negli affari interni di altri paesi, la CIA è talora stata dipinta come un potere a sé stante: uno stato nello stato, mosso da obiettivi propri e non necessariamente convergenti con quelli del decisore politico. Si tratta di letture non di rado stereotipate, per un’agenzia del governo federale dalla storia complessa e dal peso istituzionale mutevole e non di rado contestato. Un’agenzia, la CIA, nella quale preponderante in termini d’investimenti e importanza è stata spesso la componente analitica – fatta di studiosi incaricati di elaborare stime, fare previsioni e offrire indicazione – rispetto a quella operativa degli agenti sul campo. E che nel XXI secolo è stata progressivamente esautorata dal suo ruolo di coordinamento di tutti gli apparati d’intelligence del paese.

Mario Del Pero è professore di Storia Internazionale e di Storia della Politica Estera Statunitense al Centre d’Histoire dell’Istituto di Studi Politici di Parigi, SciencesPo,

Ore 16 Sala Camino

Il lavoro nascosto nelle case. Cura e riproduzione dagli anni Sessanta a oggi

con la partecipazione di Beatrice Busi Anna Frisone, introdotte da Paola De Ferrari.

A cura di Associazione per un Archivio dei Movimenti

Il lavoro domestico e di cura è stato dall’età moderna in poi considerato connaturato al femminile, dunque invisibile e nascosto, soprattutto nei suoi aspetti di sfruttamento di genere e di classe, quando non di violenza. Negli anni Settanta, anche se una componente ha affrontato il tema del salario al lavoro domestico, i movimenti femministi non sono riusciti, per vari motivi, a costruire una alleanza con le lavoratrici domestiche salariate, cosa che avrebbe potuto rafforzare la critica femminista alla divisione socio-sessuata del lavoro. Tutto ciò è cominciato a cambiare quando il lavoro domestico si è incrociato con le correnti migratorie di donne provenienti dal Sud e dall’Est del mondo occidentale, sollecitando l’interesse pubblico.

Beatrice Busi, dottoressa di ricerca in Filosofia, ha collaborato a numerosi progetti di ricerca nazionali e internazionali sulle trasformazioni contemporanee del lavoro e della riproduzione sociale

Anna Frisone ha conseguito il dottorato in Storia Contemporanea dell’Istituto Universitario Europeo e proseguito le sue ricerche presso le università di Bologna, Berkeley e Parigi (Sciences Po).

Paola De Ferrari ha un percorso di attivista nella sinistra e nel femminismo. Ha scritto libri, saggi e articoli per riviste dell’area. Fa parte del direttivo dell’Associazione per un Archivio dei movimenti, che ha contribuito a fondare e dirige l’Archivio.

Ore 16 Sala Liguria

Giorgio Manzi

L’ingannevole antenato di Piltdown e la forza paziente della scienza

Correva l’anno 1912, quando il cranio del tanto atteso “anello mancante” venne presentato alla Geological Society di Londra e prese l’altisonante nome di Eoanthropus dawsoni. Era stato rinvenuto nei sedimenti di una cava a Piltdown, nel Sussex, insieme a manufatti paleolitici e a resti di fauna preistorica. Era caratterizzato da una particolare combinazione di caratteri: una scatola cranica di aspetto pienamente umano e una faccia scimmiesca. Alcuni accolsero con entusiasmo la notizia, altri con scetticismo, ma fu solo nel 1953 che venne definitivamente documentato che quel reperto non era altro che un insieme di ossa umane e di orangutan, raccordati ad arte da un falsario, forse proprio lo scopritore. Tuttavia, ben prima del 1953, il presunto antenato era gradualmente uscito dagli alberi genealogici dell’evoluzione umana, essendo sempre meno compatibile con le nuove scoperte che venivano da diversi siti in Europa, Asia e Africa.

Giorgio Manzi, Accademico dei Lincei e professore di Antropologia alla Sapienza Università di Roma

Ore 17 Sala del Maggior Consiglio

Guido Barbujani

Una lunga storia svelata dal DNA

Oggi si sente spesso parlare di radici (di un popolo, di una comunità…), ma si tende a dimenticare che le radici servono alle piante per stare ferme, mentre il genere umano dispone di gambe e piedi, grazie ai quali si è mosso in continuazione. Degli spostamenti dei nostri antenati, prima all’interno dell’Africa e poi, da lì, su tutto il pianeta, restano tracce fossili e reperti archeologici, ma da qualche anno lo studio del DNA ci permette di ricostruire aspetti altrimenti oscuri di queste migrazioni. Il DNA dimostra che discendiamo da un piccolo gruppo di fondatori africani; che abbiamo avuto rapporti più che amichevoli con l’uomo di Neandertal; che la grande rivoluzione neolitica durante la quale abbiamo imparato a produrre il cibo è stata accompagnata da massicci spostamenti di popolazioni dall’Anatolia all’Europa; e che a questi migranti anatolici noi europei dobbiamo non solo l’invenzione dell’agricoltura e dell’allevamento, ma anche il colore bianco della pelle.

Guido Barbujani è professore di Genetica all’Università di Ferrara.

Ore 17 Archivio di Stato

Aldo Alessandro Mola

La “Massoneria” tra storia e mito

La Massoneria si definisce Ordine iniziatico. Costituita a Londra nella forma moderna (24 giugno 1717) è diversa secondo le epoche e i Paesi. Se ne possono individuare due “famiglie”. Una fa capo alla Gran Loggia Unita d’Inghilterra (sorta nel 1813), inizia solo maschi vincolati da “antichi doveri” (credenza nel Dio personale e nell’immoralità dell’anima). Un’altra fa riferimento al Grande Oriente di Francia. Inizia anche femmine e comprende “associazioni” vincoli “religiosi”. All’interno delle Comunità massoniche esistono molteplici riti, il più famoso dei quali è lo Scozzese antico e accettato, che prevede 33 gradi. Molte Massonerie hanno avuto ruoli nella vita politica, suscitando reazioni da parte dei poteri, totalitari e/o autoritari, in aggiunta alla scomunica dei massoni comminata da papa Clemente XII nel 1738 e più volte ribadita. Le Massonerie sono state vietate e hanno spesso operato clandestinamente aumentando sospetti sulla loro identità e sui loro scopi. È il caso dell’Italia ove le Massonerie non sono “riconosciute” anche per mancanza di una legge che tuteli il nome delle associazioni. Perciò a quelle “ufficiali” (Grande Oriente, maschile; Gran Loggia d’Italia, mista; Gran Loggia Regolare; Diritto Umano, mista) si aggiunge un numero imprecisato di uguali insegne.

Sull’immaginario pesa il cosiddetto “scandalo P2”, che ebbe motivazione politica.

Aldo Alessandro Mola, già docente a contratto di storia contemporanea all’Università Statale di Milano, dal 1992 è contitolare della Cattedra Théodore Verhaegen dell’Università Libera di Bruxelles.

Ore 17 Sala Liguria

Fabrizio Benente

Indagine archeologica su un caso di omicidio. Morte violenta e “mala morte” nella Liguria medievale

Il caso di omicidio che è al centro di questa indagine è destinato a rimanere irrisolto, come accade nei “cold case” delle serie televisive più seguite. Tuttavia, l’archeologia e le scienze applicate hanno permesso di comporre un identikit completo dell’individuo assassinato, grazie allo studio della sepoltura che è stata rinvenuta nel corso degli scavi dell’ospitale “di passo” di San Nicolao di Pietra Colice (GE). È, quindi, possibile ricostruire parzialmente la sequenza di azioni che hanno portato al decesso e al seppellimento. Si è trattato di un omicidio cruento, perpetrato in una zona isolata ed impervia, adatta ad un agguato. Ha le caratteristiche di un delitto d’impeto, come può accadere nel caso di una vendetta, di una faida, di un omicidio passionale, o di una rapina. Gli episodi di morte violenta e i decessi avvenuti in prossimità di “luoghi di strada” della Liguria medievale non sono rari. Guerra, brigantaggio, ma anche malattia e morte accidentale colpivano chi si trovava in viaggio lungo le aspre vie montane e in prossimità dei valichi transappenninici. L’indagine archeologica, per sua natura e per metodo, non è diversa da un’attività investigativa: parte dall’analisi del contesto, dalla lettura e dalla raccolta delle tracce/indizi e dei reperti, fa ampio utilizzo di risorse informatiche e di esami di laboratorio, elabora interpretazioni e ricostruzioni, utilizzando le doti di intuizione e deduzione del ricercatore/detective.

Fabrizio Benente è professore ordinario di Archeologia medievale presso l’Università di Genova

Ore 18 Sala del Maggior Consiglio

Miguel Gotor e Massimo Mastrogregori

Il caso Moro

Se parliamo di “storia segreta”, il caso Moro ha tutte le carte in regola. L’operazione è preparata ed eseguita – a partire dal 16 marzo 1978 – dalle Brigate rosse, un gruppo comunista clandestino che agisce con le modalità proprie degli agenti segreti. Lo Stato italiano reagisce mettendo in moto, tra le altre cose, i Servizi segreti, i suoi e quelli di mezzo mondo. Moro è assassinato il 9 maggio: da quel momento la storia del suo sequestro è investita da interrogativi che la sdoppiano. Da una parte ciò che è visibile: le azioni dei brigatisti e quelle degli inquirenti e della polizia. Dall’altra un vasto territorio sotterraneo contestato: la discussione sugli ideatori, i moventi, i collaboratori invisibili, gli esecutori alternativi. Tra arresti e confessioni dei brigatisti, strani ritrovamenti di carte di Moro, indagini, processi e commissioni parlamentari, si sviluppa una grande questione nazionale ancora aperta: mediatica, politica, storiografica.

Gotor è uno storico, saggista e politico italiano. Insegna storia moderna l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata,

Massimo Mastrogregori, già professore a contratto presso la Sapienza Università di Roma e l’École des hautes études en sciences sociales di Parigi. 

Ore 18 Archivio Storico

Paolo Branca

La forza della profezia e la componente esoterica dell’Islam

Terza e ultima fra le religioni abramiche monoteiste e ‘rivelate’, l’Islam è centrato non su Maometto, ma sul Corano: Parola divina da lui trasmessa senza nulla aggiungere, togliere o modificare. Un “profeta” differente da quelli dell’Antico Testamento che hanno personalità e stili propri che si riverberano nel loro messaggio. Eppure, la venerazione per questo ‘profeta’ definitivo è assai viva fra i musulmani che cercano di assomigliargli il più possibile. Il suo carisma è particolarmente evidenziato e sottolineato dalle numerose correnti esoteriche e mistiche di questa religione, meno monolitica e uniforme di quanto si creda. La dialettica Corano/Sunna non è nuova, ma assai poco conosciuta dai non specialisti, mentre soprattutto per le sue conseguenze giuridiche è fra le più interessanti dalle origini ai giorni nostri.

Paolo Branca (1957) è Professore Associato di Lingua Araba e Islamologia all’Università Cattolica di Milano.

Ore 18 Sala Liguria

Maurizio Giangiulio

I segreti affari della Pizia di Delfi

Come Eschilo diceva, la Pizia, l’“indovina che non mente”, vaticinava sotto la guida del dio Apollo. Ma la sua figura è in realtà enigmatica. Nonostante il suo ruolo simbolico nella cultura antica, era anche rappresentata come una modesta contadina ‘illetterata’. E poi non sappiamo esattamente se fosse la Pizia a pronunciare i responsi oracolari, e in quale forma. A sollevare il velo del segreto che avvolge questi temi aiutano alcune storie in cui la Pizia appare disponibile a farsi influenzare, subornare o addirittura corrompere da re e potenti dell’età classica. Esse presuppongono un ruolo significativo della Pizia nella pratica oracolare e suggeriscono che essa potesse essere coinvolta negli arcana imperii, i segreti del potere, di Sparta e Atene. Emblematica la storia dello scontro tra gli spartani Cleomene e Demarato: una storia di re in lotta, di natali incerti se spurii o soprannaturali, di potere e pazzia, tra difesa della Grecia e fuga presso il nemico persiano.

Maurizio Giangiulio normalista e professore ordinario di Storia greca all’Università di Trento

Ore 19 Sala del Maggior Consiglio

Riccardo Iacona

Il caso WikiLeaks

Quando nel 2010 WikiLeaks rese pubblici gli “Afghan War Logs” e 400mila file riservati sulla guerra in Iraq, compilati dall’intelligence degli Stati Uniti, si aprì un incredibile squarcio di verità su due conflitti che hanno segnato la recente storia. 109mila vittime in Iraq, il 63 per cento delle quali civili, torture e uccisioni di cittadini ai posti di blocco, report su strategie e propaganda sono solo alcune delle informazioni top secret portate alla luce dal lavoro di Julian Assange, fondatore di WikiLeaks. Assange è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza del Regno Unito, se verrà estradato negli Usa, per la prima volta nella storia del Paese, un editore dovrà rispondere a un’accusa di spionaggio.

Riccardo Iacona, reporter, autore e conduttore di Presadiretta (Rai3)

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