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Domiciliari e sequestro di 230 mila euro per un dipendente dell’Agenzia delle Entrate, indagato per peculato e falsità ideologica

La misura è stata emessa dalla Procura della Repubblica di Genova ed eseguita dalla Guardia di Finanza. Secondo gli investigatori la persona, che lavorava come cassiere dello sportello genovese, si appropriava dei rimborsi dovuti ai contribuenti, È indagato anche per accesso abusivo ai sistemi informatici, falsità commesse da pubblici impiegati incaricati di un servizio pubblico


I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Genova hanno eseguito in data oggi un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Genova, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un dipendente dell’Agenzia delle entrate-Riscossione, con mansioni di cassiere presso lo sportello di Genova, sottoposto ad indagini per i reati di peculato (art. 314 c.p.), accesso abusivo a sistemi informatici (art. 615-ter c.p.), falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (artt. 476 e 479 c.p.), falsità commesse da pubblici impiegati incaricati di un servizio pubblico (art. 493 c.p.).

Nei confronti dell’indagato è stato altresì eseguito un decreto di sequestro preventivo di disponibilità finanziarie sino alla concorrenza dell’importo di €229.986,06. In particolare, avendo la disponibilità, in ragione delle proprie mansioni, di somme di denaro destinate ai rimborsi in favore dei contribuenti ai sensi dell’art. 22 comma 1-bis e segg. del D.lgs. n. 112/99, l’indagato se ne appropriava con diverse modalità:
a) facendo sottoscrivere surrettiziamente ai contribuenti i modelli denominati RE1 senza corrispondere le somme richieste e provvedendo ad aggiornare gli applicativi del sistema informatico con dati ideologicamente falsi
b) simulando la corresponsione di rimborsi in favore di contribuenti dopo essersi introdotto
all’interno degli applicativi del sistema informatico dell’Agenzia delle entrate-Riscossione per verificare l’esistenza di titoli di rimborso in favore dei contribuenti, quindi procurarsi codice fiscale e copia dei documenti degli ignari contribuenti e compilare moduli RE1 contenenti false attestazioni di rimborso in favore dei contribuenti, anche in assenza di istanze da parte degli stessi.

L’indagato accedeva quindi abusivamente agli applicativi del sistema informatico dell’Agenzia e verificava l’esistenza di titoli di rimborso a favore di contribuenti; quindi si procurava copia del documenti di tali contribuenti acquisendoli da precedenti pratiche presenti nel sistema; infine compilava falsi moduli di richiesta di rimborso che poneva all’incasso intascandosi il relativo importo.

La Procura ha reso pubbliche le informazioni «Ritenuto che sia di interesse pubblico la divulgazione di informazioni riguardanti forme illegali di appropriazione di denaro ed arricchimento da parte di incaricati di pubblico servizio, fatta salva la presunzione di innocenza – in base agli artt. 27 della Costituzione, 6 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, 47 e 48 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea- delle persone sottoposte ad indagini preliminari, nonché la possibilità per le medesime di far valere, in ogni fase del procedimento, la propria estraneità ai reati per cui si procede»

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