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Bavastri, divieto di pallone e nascondino. Insorgono le famiglie, ma nessuno mette a disposizione un terreno per fare un’area-gioco

L’ordinanza, spiega il sindaco Beltrami, sarà cambiata e sparirà il divieto di altri giochi: resterà solo il divieto del gioco del pallone nel crocicchio dei trogoli, che nella frazione chiamano piazza. E questo per motivi di «pubblica incolumità», cioè per evitare sia che le persone vengano prese a pallonate sia che tra le opposte fazioni (i familiari dei bambini da una parte e chi si lamenta dall’altra) prendano corpo le diatribe che già sono scoppiate la scorsa estate. Nella frazione non ci sono spazi pubblici: il Comune è disposto a costruire un’area giochi, ma uno dei proprietari privati deve fornire il terreno. E all’appello già lanciato gli scorsi anni nessuno ha mai risposto

È una storia che rischia di sfociare nella “disamistade”, per dirla con la lingua sarda e con De André, quella che ha portato a un’ordinanza draconiana che vieta ai bambini di giocare a Bavastri. Soprattutto a palla, ma anche a tutti quei giochi che possono diventare fonte di danni o anche solo di schiamazzi: il chiassoso nascondino, ad esempio: gioco per bimbi piccoli ieri, pericolosa attività sovversiva oggi nella frazione di Torriglia che conta 32 abitanti, 20 maschi e 12 femmine, in piena controtendenza con l’andamento demografico nazionale che all’anagrafe vede di solito prevalere le signore. L’intero comune conta meno di 1.200 abitanti che si moltiplicano nella bella stagione. Secondo i documenti storici, la frazione che si trova oggi a poca distanza dal Lago artificiale del Bruneto, nel 1614 contava 70 “anime da comunione” (cioè esclusi i bimbi più piccoli), ora sono meno della metà e i bimbi arrivano solo d’estate, quando le famiglie che si sono trasferite nella tentacolare Genova fanno ritorno nella casa avita per cercare chi un po’ di tranquillità, chi un posto dove i figli possano giocare senza pericoli. Da questo dualismo nasce, secondo il sindaco di Torriglia (al terzo mandato) Maurizio Beltrami, la necessità di imporre l’ordinanza che tanto scalpore sta suscitando tra abitanti e villeggianti e anche sui social. Perché, dopo una pallonata ricevuta da una donna, già son volate male parole e, pare, anche minacce e la vicenda – è questo il timore del primo cittadino – rischia di trasformarsi in una faida 2.0, alimentata, magari, da antichi rancori familiari. L’ordinanza è stata emessa «Per questioni di incolumità pubblica», la cui tutela è, oggettivamente, il primo dovere di ogni sindaco.

«Da tempo alcuni frequentatori della frazione chiedono di intervenire per mettere fine alle diatribe tra chi cerca massimo silenzio e pace e le famiglie dei bambini che si vogliono divertire – spiega il primo cittadino torrigliese -. Sono nati dissapori che potrebbero sfociare in situazioni antipatiche e che già hanno dato il via a liti animate. Così ho dato mandato alla Polizia locale di preparare l’ordinanza nella prospettiva della prossima estate. È stata un po’ calcata la mano perché io avevo parlato di vietare il gioco della palla e non di altre attività ludiche, per consentire un corretto compromesso, lasciando giocare i bambini, ma senza palla che può finire sulle finestre o colpire qualcuno». Proprio quest’ultima circostanza sarebbe all’origine della richiesta di qualche cittadino (o villeggiante) di impedire il gioco ai bambini. Perché questo, secondo molti, è l’ordinanza: la certificazione che Bavastri non è un posto per i bambini e che gli agée più intolleranti al chiasso hanno prevalso nell’impostazione stessa della vita sociale della piccola comunità, una delle molte praticamente azzerate dall’emigrazione nella città dall’entroterra avaro, dalla terra faticosa, verso stili di vita più facili e remunerativi. È così che tanti piccoli centri liguri sono diventati paesi-fantasma, totalmente abbandonati. Bavastri c’è molto vicino a meno che la riscossa non arrivi dagli agriturismi e dalla rivalutazione del territorio montano.

L’ordinanza della Polizia locale di Torriglia (la numero 1 del 2023) dice che è «vietato il gioco con pallone in tutte le sue forme e modalità di svolgimento» nel crocicchio che a Bavastri chiamano piazza (visto che di piazze vere non ce ne sono), fra i civici 18 e 25 e aggiunge che sono «Altresì vietati quei giochi o sport collettivi o individuali che possono arrecare molestie, disturbo, o pericolo per l’incolumità pubblica nonché danneggiare qualsivoglia bene pubblico o provato con particolare estensione dalle ore 23 alle ore 7». Detta così, dalle 7 alle 23 si può chiudere un occhio e dopo no. Come se un danno fosse tale solo in determinate fasce orarie. Ma siccome le parole “con particolare estensione” non vogliono dire molto in un’ordinanza (che dovrebbe vietare o consentire senza sfumature discrezionali), qualsiasi cittadino potrebbe chiamare il cantuné dell’entroterra al primo “Un, due, tre, stella” gridato alle 10 del mattino in prossimità dei lavatoi della frazione.

Il sindaco Beltrami, proprio oggi, resosi conto che la sua volontà è stata “superata”, ha preso in mano l’ordinanza già emessa dalla direzione della Polizia locale e ha deciso di contenere lo zelo dei suoi collaboratori. Tutto il passaggio sui “giochi chiassosi” verrà cancellato e rimarrà, in quel punto specifico della frazione, il divieto di gioco della palla perché pare che una donna sia già stata colpita da una pallonata e che su questo fatto siano nate situazioni davvero spiacevoli.

La sanzione è di 50 euro, con confisca del pallone se utilizzato, insomma: la versione istituzionale del “ti buco la palla” gridato negli anni sessanta o settanta dalle finestre da qualche cittadino che avesse in odio il divertimento chiassoso dei più piccoli. L’editto, nella sua prima estensione che – come abbiamo visto – sarà emendata, sembra quasi una delle boutade del paese fittizio di Bugliano, creato sui social da alcuni buontemponi che fanno esercizio di sarcasmo sulle dinamiche politiche e sociali del Bel Paese. E c’è già chi immagina il cartello con la scritta che alcune cittadine hanno esposto sul confine, ma al contrario: “paese nemico dei bambini” invece che “paese amico dei bambini”. Un “paese per vecchi”, insomma, certificato dalla misura presa dal “Comune-patrigno”. Non sarà così se i cittadini collaboreranno: lo vedremo più in basso nell’articolo.

Sui social si fa un gran parlare di quella che qualcuno definisce “repressione dell’infanzia” nel paesino che conta più edifici che residenti e che solo d’estate si riempie di villeggianti di ritorno nelle abitazioni di famiglia. È nella bella stagione che le persiane si aprono facendo entrare il sole nelle abitazioni chiuse per gran parte dell’anno, per cancellare l’odore di stantio. Nella mappa di Google, in cui si vede la strada provinciale (ma non il paese, nemmeno degno della fatica della ricognizione fotografica, al quanto sembra) grazie a immagini scattate nel mese di novembre le finestre sono quasi tutte rigorosamente sigillate da tapparelle abbassate o persiane chiuse. Negozi non ce ne sono e per fare la spesa bisogna scendere nella “metropoli”, cioè a Torriglia, distante 3,59 km: un percorso che si può fare in corriera e chi ha gambe buone può coprire anche a piedi nella bella stagione, sulla SP 15: una via sottile in mezzo ai boschi, senza nemmeno la mezzeria che, quando si avvicina al paese e alle proprietà private, non è delimitata da guard rail, ma da filo spinato. E già questo la dice lunga sul “clima” nella frazione. Nessuna attività commerciale reggerebbe d’inverno. Ora il divieto di gioco rischia di spopolare la frazione anche d’estate, perché nessuno porterebbe i propri figli in un posto dove non si può giocare e si deve star chiusi in casa come d’inverno in città.

Sempre sui social si legge di appelli a scendere al Comune per protestare o a bersagliare la casella mail del sindaco di lettere di protesta. Qualcuno tenta di individuare l'”intollerante” che ha stressato così a lungo l’Amministrazione da ottenere l’ordinanza, mentre molti anche tra i villeggianti estivi sono pronti a chiamare televisioni nazionali per far nascere “lo scandalo del paese che odia i bambini”.

Come al solito, la soluzione dei problemi sta in mezzo e, nel caso specifico, consentirebbe di tutelare sia i diritti di chi vuole evitare il chiasso all’ora della pennica o, peggio, di vedersi arrivare una pallonata addosso o su una finestra, sia quello delle famiglie con bambini, che hanno diritto a giocare all’aria aperta, soprattutto d’estate. Lo ha capito anche il sindaco Beltrami che una soluzione l’avrebbe trovata e non da ora, ma non dipende solo da lui. «Tempo fa avevo già proposto di individuare un’area per fare uno spazio giochi per i bambini», spiega. È questo che stigmatizzano in molti sui social: a Bavastri non c’è uno spazio per i più piccoli e poi per forza che l’infanzia si concentra nell’unico posto che somiglia vagamente a una piazza. «Il fatto è che non ci sono aree di proprietà comunale da destinare – spiega il Sindaco -. I terreni sono tutti privati. Ho lanciato un appello ai quei proprietari che vogliano mettere a disposizione un terreno a titolo gratuito. Il Comune si impegnerebbe a dare una mano a realizzare un luogo dove i bimbi possano giocare. Ma nessuno si è fatto avanti». C’è chi, nel suo pieno diritto, nei terreni vicini alle case ci coltiva i cavoli d’inverno e i pomodori d’estate e non vuole rinunciare, chi ne ha fatto un giardino davanti a casa, chi, più semplicemente, se ne frega, anche se l’appezzamento lo tiene incolto, magari perché non sente direttamente il problema dei più piccoli perché non ha figli o nipoti di quell’età e teme che la concessione si trasformi in usocapione, cosa che in realtà non potrebbe accadere perché tutto sarebbe regolato da un contratto di comodato.

Dei proprietari che non cedono lo spazio per i bambini si parla anche sui social: tutti mugugnano per l’ordinanza, nessuno vuol rinunciare a un suo pezzo di terreno. Insomma, la mancata soluzione della spinosa questione non dipende tutta dall’Amministrazione comunale. Beltrami lancia un appello: «Invitatemi a Bavastri, facciamo un’assemblea pubblica: incontro volentieri tutto il paese: facciamo un “confronto all’americana” e cerchiamo insieme soluzioni». Insomma: che il terreno venga messo a disposizione e il Comune lo metterà a posto e lo attrezzerà per il gioco. Oppure si taccia per sempre.

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