Incendio alla sede di Carasco della Marr, si fa largo l’ipotesi criminalità organizzata. Indaga la Dda
Otto camion frigo e due muletti sono andati distrutti nell’incendio doloso che ha colpito il parcheggio dell’azienda in località Terra Rossa, sulla strada per Santo Stefano d’Aveto. Nella notte del 13 dicembre, a Taggia, un incendio aveva distrutti i camion, le celle frigo e gli uffici di Taggia. Qualche giorno prima erano state trovate quattro molotov inesplose sotto altrettanti autocarri in un altro parcheggio dell’azienda, quello di Anzola (Bologna). Gli investigatori battono anche la pista anarchica

L’azienda, con sede centrale a Rimini, distribuisce i pasti anche nelle carceri e nei centri per immigrati. Per i fatti di Anzola gli anarchici avevano rivendicato la paternità del gesto: «Il suo profitto si regge sulla reclusione di migliaia di persone – avevano scritto nella rivendicazione nei siti di area -. Quello che abbiamo fatto è per tutti i pasti di merda che consegnano. È per tutte le persone che si ammalano a causa di un’alimentazione malsana nelle strutture rifornite da questa azienda. Ed è soprattutto per chi ha scelto di lottare in carcere, proprio rinunciando al cibo».

Per il rogo di Taggia, però, l’origine più probabile è legata al controllo del territorio della ‘ndrangheta. Nella stessa zona erano stati dati alle fiamme nei mesi precedenti tre camion di una ditta esterna parcheggiati nel piazzale della Ciesse Flower Expor e a Bussana tre camion della ditta di movimento terra Mochen. Sempre allo stabilimento di Taggia della Marr, nel 2018, erano stati bruciati altri 7 camion.

Sull’incendio di questa notte, su cui sono intervenute otto squadre di Vigili del fuoco e i carabinieri di Chiavari, il sostituto procuratore Marco Zocco e il procuratore Nicola Piacente hanno aperto un fascicolo per incendio doloso a cui, nei prossimi giorni, potrebbero essere aggiunti la matrice terroristica o quella mafiosa.
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