Movida, ricorso al Tar dei cittadini contro Comune, Regione e Comitato per l’ordine e la sicurezza: «Chiusura dei bar alle 24»
Circa un centinaio di abitanti della zona della “rive gauche” del centro storico, a est di via San Lorenzo, si rivolge al Tribunale Amministrativo Regionale. Lamentano le mancate azioni contro il rumore, dal vociare dei giovani nei carruggi al baccano delle serrande dei pubblici esercizi che si abbassano in piena notte fino a quello fatto dagli operatori ecologici per la pulizia notturna. Contestano anche l’autorizzazione di «numerosissimi dehors» nonostante la situazione fosse già ampiamente compromessa. Chiedono la chiusura dei locali alle 24:00 con fine somministrazione alle 23:00

Il ricorso, affidato agli avvocati Maria Silvia Sommazzi ed Emanuele Bertolin, è firmata dalla presidente dell’associazione “Vivere il centro storico di Genova”, Franca Giannini. Non coinvolge solo il sindaco Marco Bucci e il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ma tutti i presenti al Tavolo per l’ordine e la sicurezza, quindi il prefetto Renato Franceschelli e i responsabili delle forze dell’ordine.
I cittadini chiedono misure per contenere la “malamovida”. Vogliono che venga disposta la chiusura dei pubblici esercizi alle 24:00 e che la somministrazione termini alle 23:00 tutte le notti della settimana: una richiesta che era stata accettata e applicata dalla Giunta Doria, ma è stata poi cancellata dalla giunta Bucci. Chiedono anche che il Consiglio comunale voti un “regolamento movida”, unica condizione (insieme all’ordinanza del Sindaco, che però Bucci non ha mai voluto firmare, delegando sempre le misure ai dirigenti, motivo per cui le ordinanze di chiusura sono state cancellate a mazzi dal Tar) su cui poter basare i divieti che, se non rispettati, possono prevedere misure sanzionatorie per i locali che superano i provvedimenti generici previsti dalle vigenti leggi.
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L’inquadramento della controversia parla dei rilievi fonometrici che la notte raggiungono i 76 decibel, pari al rumore percepibile ai margini di una strada a forte scorrimento. Il ricorso dice l’associazione non è concettualmente contraria alle attività di somministrazione notturna, ma getta interamente la croce sui rumori dei clienti dei locali (in realtà non è sempre vero: non pochi partecipanti alla movida arrivano con birre e superalcolici negli zaini per risparmiare sul prezzo proposto dai bar) o dei locali stessi, ad esempio la musica che secondo il ricorso fuoriuscirebbe da alcuni di essi.
Il ricorso sostiene che le misure fino ad ora attuate dal Comune si sarebbero rivelate «del tutto inadeguate e inefficaci» e chiede di tutelare, come non sarebbe stato fatto fino ad ora «la salute pubblica»,
Sempre nel ricorso, si legge che le misure attuate sono state inefficaci o, addirittura «contraddittorie» per gli ulteriori disagi inflitti dai nuovi dehors autorizzati e per la sistemazione di alcune panchine dove si radunerebbero comitive rumorose anche molto dopo la chiusura dei locali. Si ricordano, inoltre, le diffide inviate al Comune e al Comitato prefettizio per l’Ordine e la Sicurezza rimaste lettera morta. Secondo i ricorrenti, insomma, le istituzioni e le forze dell’ordine sarebbero rimaste sorde agli appelli dei residenti del quartiere e non avrebbero tutelato, come vorrebbe la legge, «in modo efficace e stabile il bene primario della salute pubblica anche nella sua declinazione riferita al riposo notturno».
Nel documento si legge dei ricorsi dei titolari dei locali contro le misure prese dall’Amministrazione, ad esempio per la chiusura anticipata dei pubblici esercizi ritenuti responsabili di comportamenti scorretti o non atti a limitare gli schiamazzi causati dai clienti. Proprio alcune decisioni già prese dal Tar hanno cancellato le misure prese negando la responsabilità del titolare sugli schiamazzi dei clienti all’esterno. Proprio per questo l’amministrazione aveva risposto alla diffida dei cittadini che è essenziale capire cosa consente la giustizia amministrativa per non emettere altri provvedimenti impugnabili, che diventano anche un costo per la collettività. A differenza del Comune, invece, tutti gli altri soggetti del Tavolo per l’Ordine e la Sicurezza nemmeno hanno risposto ai cittadini.
Una delle argomentazioni dell’associazione che chiede la chiusura dei locali alle 24:00, con fine somministrazione alle 23, è proprio una delle motivazioni fornite dal Tar per l’annullamento dei provvedimenti di chiusura anticipata di alcuni locali individuati dalla Civica Amministrazione: non si può addebitare ad alcuni esercenti la responsabilità di un fenomeno ampio e generalizzato. Per questo i cittadini chiedono di chiudere tutti i bar in anticipo visto che non è possibile “isolare” quelli che creano problemi e che, comunque, i ragazzi si spostano.
Possono essere il sindaco, ma anche il presidente della Regione o il prefetto a inibire alcune attività per ragioni di salute pubblica, si legge nel ricorso. Eppure nessuno di questi ha emesso provvedimenti in tal senso. Come si è detto, gli stessi provvedimenti presi nei mesi scorsi, se decisi sulla base di una ordinanza sindacale, avrebbero retto invece che essere cancellati dal Tar. Ma andrebbe bene un’ordinanza di ciascuna di queste figure, un’ordinanza motiva, ma temporanea, per la tutela della salute pubblica.
C’è da giurare che il passo successivo sarà, come è successo in altre città, un causa civile con la quale gli abitanti chiederanno agli enti che non sono intervenuti in maniera sufficiente a garantire il riposo un congruo risarcimento. Altrove i tribunali hanno già dato ragione ai cittadini obbligando gli enti chiamati in causa a rinfondere il danno biologico.
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