
In molti, letta la notizia, hanno già tentato di offrirsi come “casi di studio”. Hanno già aderito 160 persone con la prima dose. Toti: «È importante ricordare che i vaccini contro il Covid hanno già superato tutte le indispensabili e accurate verifiche di sicurezza, ma l’attività del mondo della ricerca non si ferma, con studi che proseguono nel tempo, come accade, ad esempio, per il vaccino antinfluenzale o per quello contro lo pneumococco»



«Questa notizia – afferma il presidente della Regione Liguria e assessore alla Sanità Giovanni Toti – ci rende ancora più orgogliosi del nostro Policlinico, riconosciuto quale centro di ricerca di eccellenza a livello italiano ed europeo grazie alla credibilità e al lavoro quotidiano svolto con grande professionalità dai ricercatori coordinati dal professor Icardi».
La fase di arruolamento da parte del Policlinico è iniziata prima di Natale e si concluderà in primavera: hanno già aderito oltre 160 volontari, vaccinati con la prima dose.
«La metodologia scelta è quella osservazionale – spiega Icardi – la stessa utilizzata ad esempio per gli studi coordinati da Ema o Aifa sui vaccini antinfluenzali, che cambiano ogni anno in funzione del virus, per dimostrare l’assenza di variazioni in termini di tollerabilità e sicurezza. Non dobbiamo dimenticare che i vaccini sono tra i farmaci più controllati, essendo somministrati per la gran parte a soggetti sani per prevenire l’insorgenza della malattia e soprattutto delle sue pericolose complicanze. In questo caso si tratta di uno studio molto importante perché prevede una sorveglianza attiva, per cui, in modo semplice e immediato attraverso la App sul proprio cellulare, il volontario viene invitato periodicamente a rispondere ad alcune domande specifiche, segnalando eventuali effetti collaterali o qualsiasi altro sintomo. In considerazione del numero sempre maggiore di persone vaccinate grazie alla poderosa campagna in atto, l’ipotesi futura – conclude il direttore del Dipartimento di Igiene del Policlinico San Martino di Genova – è di coinvolgere non solo i soggetti con la prima dose ma anche coloro che effettuano la dose booster per rassicurare la popolazione sui richiami periodici».