Musei, si dimette Piero Boccardo. Ecco i veleni che stanno dilaniando la Cultura a Genova
Attorno alla decisione del soprintendente alle collezioni civiche di andarsene quando gli manca ancora un anno e mezzo alla pensione sono state scatenate bufale tossiche: qualcuno ha messo in giro ad arte la voce che non andasse d’accordo con l’assessore Grosso. Così non è: è lui stesso a smentire, chiudendosi poi nel silenzio sui reali motivi. Nell’ambiente, però, è noto a tutti che il vero problema di rapporti (che supera la “questione Boccardo”) e le forti tensioni nell’ambito sono legati alla figura della consulente esterna di Tursi Anna Orlando. Le dimissioni sono un segnale forte che, vista la rilevanza dell’ormai ex dipendente di Tursi, scuote il settore della cultura non solo locale e nazionale. Ora il Sindaco e l’amministrazione non possono che guardare in faccia la situazione. E risolverla per non perdere il treno del 2022, l’ultimo per riportare Genova al centro dell’attenzione dell’Italia, dell’Europa e del mondo


Piero Boccardo non è un dipendente qualunque e non è una persona qualunque. Assai stimato nell’ambito artistico e culturale per la sua preparazione e competenza, si è laureato in Storia dell’arte presso l’Università di Genova e ha poi perfezionato i suoi studi presso l’Università Autonoma di Madrid e il Musée du Louvre a Parigi, conseguendo in seguito anche il dottorato di ricerca presso l’Università di Milano. In qualità di direttore della Galleria di Palazzo Rosso, e dal 2005 dell’intero complesso dei Musei di Strada Nuova (Palazzo Rosso, Palazzo Bianco e Palazzo Tursi), ha organizzato mostre d’arte a Genova, e ha collaborato a diverse esposizioni in Italia e all’estero.
Ha inoltre pubblicato più di un centinaio di saggi sulla cultura artistica genovese tra XV e XVII secolo.
Da qualche tempo e fino a ieri era soprintendente alle collezioni civiche.
Dalla mezzanotte non è più dipendente di Tursi per sua scelta. Ieri, per fedeltà ai suoi doveri di dipendente pubblico, non ha voluto rilasciare dichiarazioni, tanto che GenovaQuotidiana aveva soprasseduto e rimandato l’articolo a quando avesse potuto scrivere anche la sua voce, perché senza quella il “pezzo” non avrebbe avuto che la caratura del gossip politico di cui, francamente, non troviamo utile occuparci.
Oggi che non è più dipendente comunale e dopo molte insistenze, Boccardo ha accettato di chiarirci due concetti.
Il primo: «Non c’è stato alcun dissidio con l’assessore alla Cultura Barbara Grosso».
Smentisce, così una voce che era stata messa in giro, a nostro parere, ad arte e che fa parte delle ormai evidenti sempre più distinguibili “congiure” a uso di consenso elettorale contro l’assessore in vista delle prossime elezioni comunali. Congiure che, dicono i bene informati, vedrebbero attori personaggi politici e di centro destra in alleanza con chi gravita attorno al “palazzo del potere” e talvolta in inedita alleanza di scopo con alcuni esponenti politici di centrosinistra. Chi frequenta l’ambiente non troverà difficoltà ad assegnare nomi e volti agli uni e agli altri. Basta seguire sia l’attività istituzionale sia i social, facendo caso a commenti, like e condivisioni. La politica, purtroppo, questo è diventata.
Il secondo: «Continuo a collaborare col Comune – precisa Boccardo -. Mi sono impegnato continuare a curare la mostra che si terrà in primavera a Palazzo Ducale».
La mostra è “Superbo Barocco” e sarà protagonista della stagione culturale a Roma, nella prestigiosa sede delle Scuderie del Quirinale, e a Genova, dove “Barocco superbo. La grande arte a Genova tra 1600 e 1750″ sarà nell’Appartamento del Doge, dal 17 marzo prossimo. L’evento genovese è costruito appositamente per creare attrazione reciproca tra l’esposizione nella capitale e quella a De Ferrari, con un evidente vantaggio per Genova. Si tratta di un’iniziativa culturale di grande livello che è quello che serve a questa città, troppo spesso incline alle iniziative, con tutto il rispetto per l’uno e per le altre, dal sapore di dopolavoro ferroviario e di pro loco. Concerti itineranti di filarmoniche, mercatini di paccottiglie varie e festicciole dei Civ vanno benissimo per animazioni stralocali del territorio, non certo per la promozione reale della città in campo nazionale e internazionale. Se non capiamo questo, non coglieremo l’occasione del 2022: i mercanti devono stare fuori dal tempio della Cultura perché, paradossalmente, solo così ne beneficeranno anche loro, anche l’economia.
È questa la soluzione trovata per rilanciare al meglio la mostra che doveva avere anche un primo momento alla National Gallery of Art di Washington, prima rimandata, poi annullata per Covid. Che che ne dicano certi esponenti del centrosinistra, curiosamente in sintonia con certa politica di opposto segno e con i suoi satelliti, se ragioni “politiche” ci sono state, sono di carattere squisitamente americane e interne al museo della capitale Usa. Il responsabile e gli orientamenti politici e culturali della Galleria statunitense sono cambiati e forse il “nuovo corso” ha preso la palla (della pandemia e delle reali difficoltà di trasporto che avrebbe causato) al balzo per risparmiare quattrini, recuperarne grazie all’assicurazione sul Covid e dedicarli a progetti più in linea con la linea politica con la nuova direzione che ha puntato tutto su una mostra sull’arte afroamericana.
Anche in quel caso fu fatta girare una bufala tossica che voleva l’annullamento della mostra per mancata contribuzione dell’assessorato, cosa non vera. Tutte le bufale vanno in una sola direzione: attaccare Barbara Grosso.
Certo non ha aiutato la stroncatura fatta dalla storica dell’arte e consulente del Comune di Genova Anna Orlando sul Burlington, la più prestigiosa rivista internazionale di settore. Stroncatura contestatissima anche da eminenti personaggi dell’ambiente persino in ambito americano, ma tant’è, l’immagine – la percezione – è stata corrotta, intaccata. Non abbiamo la preparazione tecnica per dire se il giudizio di Orlando abbia fondamento (anche se sappiamo con certezza che i curatori genovesi, Piero Boccardo e Franco Boggero sono storici dell’arte di grande prestigio e reputazione), certo è che il “giudizio” è stato ampiamente criticato da molti e tra questi addirittura dal direttore di una delle più importanti collezioni americane, la guida della Frick Collection di New York, Xavier Salomon. Quello che possiamo dire è che se un dipendente o un consulente stroncano così platealmente l’attività dell’azienda per cui lavorano normalmente vengono messi alla porta, cosa che non è avvenuta e forse per questo, nell’ambiente, tutta la questione non ha lasciato l’impressione che la mostra fosse “farlocca” (c’è stata una levata di scudi degli storici dell’arte in tutto il mondo per difenderla), ma che l’Amministrazione in qualche modo e per chissà quale motivo, non avendo censurato le posizioni della sua consulente, le condividesse e che, in fondo, l’annullamento non sarebbe spiaciuto poi troppo. Ma Tursi ha dissipato i dubbi rilanciando l’esposizione con la mostra genovese. A maggior ragione, se una colpa il Comune di Genova ha, è proprio quella di aver lasciato scivolare via la presa di posizione “autolesionista”, espressa dall’interno, come se nulla fosse.
Boccardo, con Boggero e Jonathan Bober della National Gallery of Art, ha curato la mostra delle Scuderie del Quirinale e curerà anche la mostra genovese promossa e organizzata da Comune e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura.
Anche l’assessore alla Cultura Barbara Grosso sottolinea che con Boccardo non c’è stato alcun contrasto e che la collaborazione continuerà: «Stiamo lavorando insieme in modo intenso con Boccardo e gli altri curatori, con Palazzo Ducale e alle Scuderie del Quirinale, sulla mostra del Barocco – dice Grosso -. Il rapporto con Boccardo è una sana e ottima collaborazione di lavoro e continuerà senza modifiche fino alla fine della mostra».
Fin qui la cronaca
Poi c’è quello che tutti sanno, il segreto di Pulcinella noto ben oltre i confini genovesi: il pessimo rapporto tra tutti i componenti degli uffici comunali della Cultura e dei Musei e la consulente Anna Orlando. Un rapporto fortemente critico che nuoce all’operatività. La ingenerosa (secondo gli esperti internazionali che l’hanno apertamente criticata) e dannosa per l’immagine della mostra (e quindi della città) critica sul Burlinghton (come si è detto tra le più prestigiose riviste di settore) è solo la punta dell’iceberg di rapporti difficili, molto tesi non solo con i professionisti che, come faceva Boccardo, danno lustro con la loro professionalità ai musei genovesi, ma anche con l’assessore. Questo – non è più il momento di nasconderlo e nasconderselo – determina un pericolo per la buona riuscita dell’importante anno che la città ha davanti, in cui Genova si trova al bivio tra la vecchia fama di destinazione turistica “provinciale”, post industriale e a traino delle riviere e la potenzialità di entrare a pieno titolo tra le città d’arte meta di turismo culturale (che, non dimentichiamolo, dopo quello d’affari, è il più ricco), in grado di conquistare migliaia di visitatori in Italia, in Europa e nel mondo.
Difficile portare in porto la “nave Genova” tra i marosi di rapporti potentemente avvelenati. Forse Boccardo si è trovato nella condizione personale, alla luce di condizioni di lavoro difficili per lui e per tutti, di poter fare quello che in molti vorrebbero fare e che rischiamo facciano alla prima occasione, al primo concorso pubblico altrove. Di fatto si rischia la destrutturazione dell’ambito comunale della Cultura, la fuga di competenze riconosciute in campo nazionale, lo svuotamento di un servizio comunale da sempre ritenuto molto prestigioso.
A chi converrebbe tutto questo? Non certo alla città. C’è forse qualcuno che soffia sulla privatizzazione della gestione dei musei? La gestione pubblica garantisce di operare a favore della collettività. Ci sono ambiti (i musei come i centri congressi) che difficilmente “guadagnano”, che richiedono forti investimenti, che a volte vanno in perdita, ma perché la città (e anche le sue attività economiche turistiche e commerciali) ne guadagnino. Una gestione privata garantisce sempre in primis la propria cassa, a discapito di tutto il resto: investe legittimamente per se stessa.
Ci sarebbe anche da capire se i musei genovesi, molti dei quali in ristrutturazione (da Palazzo Rosso a Sant’Agostino fino al museo d’arte orientale Chiossone) dal Bilancio hanno ricevuto e hanno ricevuto in tempo per eseguire i lavori i fondi necessari per presentarsi pronti all’apertura della mostra del Barocco che inizia il grande anno della cultura genovese, l’occasione delle occasioni, il treno che se lo perdiamo non passerà mai più.
Detto questo, il sindaco Marco Bucci si trova davanti (da gestire prima che deflagri facendo crollare il castello di carte faticosamente costruito da tutti i soggetti per riportare Genova agli occhi del mondo) una situazione relazionale avvelenata, un ambiente molto pesante, una serenità lavorativa fortemente compromessa che il gesto di Boccardo ha portato prepotentemente alla ribalta. In qualche modo, il gesto di Boccardo è un atto rivoluzionario. Forse qualcuno ha messo in giro le voci di (false, lo ripetiamo) criticità tra lui e l’assessore per distrarre l’attenzione dal nocciolo reale della questione che un gesto così eclatante denuncia anche senza bisogno di commenti del diretto interessato.
Il segreto di Pulcinella non è più confinato nei corridoi dei palazzi e tra gli addetti ai lavori, ora è noto alla città. Si tratta, adesso, di capire se, insieme all’assessore Grosso, il Sindaco prenderà in mano la situazione come è suo costume o se lascerà che il pessimo clima instaurato possa rovinare “la grande occasione” di Genova.
In copertina: Piero Boccardo con l’assessore Barbara Grosso
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