La variante Omicron mette in crisi le terapie monoclonali. Ecco quanto ci proteggono i vaccini
Ieri il coordinatore del Cts Franco Locatelli ha detto chiaro che la terza dose protegge al 93% rispetto alla malattia grave al 75% rispetto al rischio di contagiarsi: ecco perché proseguire il ciclo vaccinale


Diffusione della variante Omicron nel nostro paese, Locatelli ha spiegato ieri perché serve la vaccinazione, una domanda che spesso i nostri lettori ci pongono, seriamente o provocatoriamente. Riteniamo utile, quindi, soprattutto dopo i tragici dati degli ultimi giorni, riportare testualmente quanto ha detto parlando del ruolo della vaccinazione «perché oggi ci troviamo di fronte a una variante che ha dei tempi di incubazione e dei tempi di raddoppio del numero dei soggetti che vengono a essere infettati – e quindi una contagiosità – marcatamente superiore rispetto a quello che già avevamo imparato essere una variante connotata da significative contagiosità cioè a dire la delta».
«Secondo alcuni studi, addirittura – ha proseguito Locatelli – avrebbe una contagiosità di cinque volte rispetto alla delta e allora quello che noi dobbiamo fare è proteggerci anche perché abbiamo sia gli strumenti, e ovviamente mi riferisco ai vaccini, sia le evidenze che ci indicano in maniera molto chiara che i vaccini ci proteggono in maniera significativa del rischio di sviluppare una malattia grave. In particolare, i dati che si riferiscono alla somministrazione della dose di richiamo nel nostro paese, o dose booster, ci indicano chiaramente se la stessa incrementa l’efficacia vaccinale, quindi la protezione al 93% rispetto alla malattia grave al 75% rispetto al rischio di contagiarsi. Se si fa mente locale allo stesso giorno dell’anno scorso pur a fronte di un terzo del numero dei contagi che c’era nella stessa giornata del 2020, il numero delle persone che erano decedute era superiore di tre volte, abbondantemente rispetto all pur dolorosissimo numero di persone che ancora perdono la vita. E se noi oggi riusciamo a contenere sia il numero dei decessi sia anche i ricoveri nelle terapie intensive – anche qui con il raffronto rispetto all’anno scorso siamo a due volte e mezzo di meno – è esattamente grazie ai vaccini e anche rispetto alla variante Omicron, perché qualcuno potrebbe obiettare che magari i dati che io prima ho commentato non si riferiscano a una situazione che pertiene alla variante Omicron. Nel Regno Unito abbiamo delle indicazioni molto chiare: sì la dose di richiamo la dose booster è in grado di conferire protezione anche rispetto alla variante Omicron. Dobbiamo imparare a valorizzare soprattutto la protezione rispetto ia rischio di sviluppare malattia grave proprio perché, immunologicamente, i vaccini stimolano soprattutto lo sviluppo di popolazioni di memoria della nostra immunità adattativa, quindi dei linfociti B e dei linfociti T i quali quando vengono poi a contatto con le diverse varianti del SARS-CoV-2 e sono in grado di conferirci significativa protezione rispetto al rischio di sviluppare malattia grave. Noi oggi sappiamoci già 16 milioni e mezzo di nostri connazionali hanno ricevuto la dose booster, la dose di richiamo. Se la vogliamo declinare anche in funzione di quelli che sono stati i criteri impiegati e quindi quello della fragilità per patologia concomitante e per ragioni anagrafiche, abbiamo ormai il 70% degli ultra ottantenne che ha ricevuto la dose booster e rispettivamente il 53, 43 e 33% nelle fasce d’età 70-79, 60-69 e 50-59. Quindi gli italiani hanno capito l’importanza della dose booster ed è fondamentale che questo concetto abbia sempre più penetranza nella conoscenza e soprattutto nella percezione di chi risiede nel nostro paese: di fatto i vaccini rappresentano lo strumento più performante più adeguato per riuscire a prevenire lo sviluppo di malattia grave. Anche perché, non illudiamoci sul fatto che determinate strategie terapeutiche come gli anticorpi monoclonali possano dare protezione rispetto alla variante Omicron: la loro efficacia è marcatamente ridotta. Ecco perché è così importante insistere sul discorso di proporre in maniera incisiva il ciclo di vaccinazione primaria per la quota residuale di persone che nel nostro paese ancora non hanno deciso di sottoporsi a questa immunizzazione protettiva nei loro confronti sia per quanto riguarda l’adesione alla dose di richiamo. Anche il ragionamento che ogni tanto si sente, che questa variante Omicron sarebbe connotata da minor capacità di indurre in patologia grave, in realtà è largamente, a mio parere, attribuibile esattamente alla protezione conferita dal vaccino per il meccanismo a in cui facevo prima riferimento, cioè a quelle popolazioni di memoria del nostro sistema immunitario che sono in grado di proteggerci in maniera molto adeguata. Quindi, personalmente, ribadisco ancora una volta l’importanza della vaccinazione riformulando l’appello che mi permetto di dire accorato perché la quota di soggetti che si sottopongono al ciclo di vaccinazione primario e la dose di richiamo sia sempre più elevata».
Questo è, invece, quanto detto ieri in conferenza stampa in regione
Filippo Ansaldi, direttore generale Alisa.

Nelle ultime settimane l’incidenza è decisamente cresciuta, raggiungendo il picco della seconda ondata come numero di casi giornalieri che si verificano, da notare come l’inclinazione della curva, a partire da quando abbiamo osservato l’incremento dei casi, sia cambiata nelle scorse settimane quando appariva decisamente più ripida. Da un Rt pari a 1.3, si rileva da una quindicina giorni un valore pari a 1.2, può sembrare una differenza minima che ha però importanti evidenze da un punto di vista epidemiologico. Per quanto riguarda l’incidenza nelle diverse fasce di età, il driver è rappresentato dai bambini di età compresa tra 6 e i 12 anni, seguiti da un’elevata incidenza anche nei teenager, con un aumento della circolazione che si verifica in tutte le fasce di età; in quella degli over 80 e di coloro che sono più a rischio in termini di complicanze, l’incidenza, grazie agli elevatissimi tassi di copertura vaccinale, è decisamente inferiore. Nell’ultimo report, il tasso di occupazione per terapia intensiva e media intensità è pari rispettivamente al 15% e al 22%, indicatori che confermano la Liguria in zona gialla.
Il Sistema sanitario sta compiendo un grande sforzo: rinnovo il mio ringraziamento a tutti gli operatori impegnati sia sul fronte degli ospedali sia della prevenzione. Grazie all’offerta vaccinale messa in atto, oggi eroghiamo 91.000 dosi ogni sette giorni, siamo molto vicini al numero massimo di vaccini somministrabili in relazione alle dosi a nostra disposizione.
Angelo Gratarola, responsabile Dipartimento interaziendale regionale di emergenza –urgenza

Ci avviciniamo alla fine della settimana con un’importante circolazione virale in tutta la regione e in particolare nelle zone di ponente, con similitudini rispetto alla circolazione francese. Le terapie intensive, però, da settimane si attestano su un dato piuttosto stabile. Oggi chiudevano a 32 pazienti, ieri a 28, l’altro ieri a 31; ormai da settimane i numeri girano attorno ai 30 pazienti ricoverati. Un dato che interpreto come positivo, poiché stiamo probabilmente vedendo una malattia molto differente rispetto allo scorso anno. Per esempio, i grandi serbatoi di terapia subintensiva, dove avevamo centinaia di pazienti ventilati con il casco o con altre forme di supporto respiratorio, oggi sono quasi solo un ricordo, sono molti di meno. In questo senso la vaccinazione ha permesso di cambiare il volto di questa malattia e di non sovraccaricare in maniera critica le terapie intensive, permettendo di gestire gran parte dei pazienti in media intensità. Naturalmente, per poter garantire questo tipo di andamento è necessario che vi sia una continua e massiccia adesione alla campagna vaccinale con la terza dose e anche da parte di chi non avesse ancora fatto il vaccino. Ricordo che nelle terapie intensive i casi gravi sono per il 70-80% persone che non si sono mai vaccinate e che dunque patiscono maggiormente l’evoluzione grave della malattia.
Matteo Bassetti, responsabile del Dipartimento Interaziendale regionale di Malattie Infettive e direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Policlinico San Martino

Confermo quanto detto dal dottor Gratarola anche per la media intensità: oggi i malati più gravi e gli unici che ricorrono alla ventilazione non invasiva sono i soggetti non vaccinati. Nei soggetti vaccinati, invece, non vediamo più quella malattia che vedevamo due anni fa, vista anche nella seconda e terza ondata. Nei vaccinati la durata dei sintomi è significativamente più corta rispetto ai soggetti non vaccinati, come anche la durata della positività al tampone, che risulta inferiore. Ciò che abbiamo continuato a fare e che faremo anche domani, recandoci presso una RSA genovese, è l’attività dei monoclonali, che sta prendendo molto piede nella nostra città e regione. Nell’ultima settimana, solo a San Martino sono stati somministrati 60 trattamenti con anticorpi monoclonali. Sempre in merito agli anticorpi monoclonali, sapendo che alcuni di essi non funzionano nei confronti della variante omicron, ci siamo già premurati con la farmaceutica di Alisa per avere a disposizione dei monoclonali che funzionino anche nei confronti della variante omicron. A questo proposito, vi posso confermare ciò che i dati sia del Sudafrica che dell’Inghilterra dimostrano: ovvero che la variante omicron è più contagiosa ma meno grave e risulta coperta dalla vaccinazione con tre dosi. Spero che questo possa essere un ulteriore stimolo alla terza dose.
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