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Carruggi invivibili: tensione ai livelli di guardia. Si rischia un nuovo 1993

Pusher sfrontati infastidiscono gli abitanti, insultano, minacciano. Ogni giorno è peggiore del precedente. Per un paio di giorni, dopo gli appelli della gente, i controlli serrati hanno evitato il peggio, ieri è ricominciato tutto. E nei carruggi spira aria di rivolta, come nel 1993, quando finì in guerriglia tra abitanti e pusher italiani contro stranieri e pusher extracomunitari, con parecchi feriti (compreso il Questore) e decine di arresti e denunce. L’appello del presidente di municipio Andrea Carratù e la disperazione dei residenti

L’allarme corre per le chat WhatsApp dei cittadini: <Dalle 17, alla Maddalena, i pusher ci gridano: “Merde, statevene a casa”>; <Due poliziotti stavano identificando dei pusher e dei residenti si sono lamentati del fatto che stanno sempre lì. Risultato: sono arrivati rinforzi (12 poliziotti) ed hanno preso ai documenti ai residenti>; <Ora in questo momento si stanno picchiando in via del Campo verso Fossatello la radice maligna si sta avvicinandosi in Fossatello così un’altra strada morta e purtroppo stiamo a guardare impotenti perché non ci ascoltano e non fanno nulla non prendono provvedimenti>. Queste sono le testimonianze dei residenti. E la tensione, ormai, è palpabile. Cittadini minacciati, intimiditi, insultati, nella migliore delle ipotesi oggetto di scherno. E la droga che gira di mano in mano come se fosse una caramella, alla luce del sole, offerta anche ai residenti che passano per strada. Succede soprattutto, ma non solo, alla Maddalena e in via San Luca, dove alcuni cittadini sono stati anche aggrediti e derubati.

<È ora che chi ha responsabilità di ordine pubblico capisca che non si può più tardare con interventi seri e pianificati – dice Andrea Carratù, presidente del Municipio Centro Est -. La gente si sta scocciando e il ricordo del 93 è un brutto ricordo… Crediamo inoltre che sia necessario analizzare seriamente che cosa non ha funzionato nei progetti che negli anni hanno assorbito decine di milioni di euro ma che ha visto pochissimi risultati e comunque molto localizzati. La determinazione che il Sindaco ha dimostrato nella vicenda del ponte e su tante altre questioni genovesi, deve essere applicata anche in questo caso per risollevare le sorti del cuore della nostra città. Ringraziamo sempre le forze dell’ordine che sono sul territorio che con il poco fanno miracoli. La Polizia locale fa sempre più di quello che le spetterebbe per compiti d’istituto. Ma così non si può andare avanti>.

Cosa è successo nel 1993 nella città vecchia? Che ci furono diversi giorni e notti di guerriglia. Che gli abitanti esasperati dallo spaccio e dalla delinquenza prima cominciarono le ronde, poi scesero in strada e a loro si unirono gli spacciatori italiani che pensavano così di fare fuori la concorrenza. Che il razzismo cavalcò la situazione e che la legittima protesta contro i pusher stranieri (allora solo magrebini e nigeriani) si allargò a tutti gli extracomunitari che vivevano in centro storico, è diventò violenta e cominciò una vera e propria caccia all’uomo partita dalla zona di Cavour e allargatasi a tutti i carruggi dove giravano gruppi di giovani armati di spranga. Ma i pusher stranieri ribellarono e cominciò la battagli, con feriti (compreso l’allora questore Marcello Carnimeo) anche gravi e decine di arresti e denunce in entrambe le fazioni. Solo allora fu mandato a Genova un ingente schieramento di forze composto da centinaia di uomini che presidiò i vicoli in assetto da ordine pubblico.
Chi conosce i carruggi sa che ora si sta respirando la stessa aria di allora e che tutto questo è molto pericoloso, perché i pusher stranieri che occupano (non controllano, per ora) in massa ampie zone della città vecchia ora sono molti di più. Da tutta questa situazione non può che beneficiarne la criminalità organizzata italiana che da tempo cerca un varco per tornare a ri occupare i vicoli dai quali è stata in gran parte sbattuta fuori con il sequestro di 150 immobili. Non se n’è andata: è lì che aspetta l’occasione buona per tornare. Le forze dell’ordine, polizia e carabinieri, sul territorio fanno quello che possono, ma, in particolare l’Arma, è ampiamente in sotto numero a fronte di un territorio così difficile e, soprattutto, di una situazione così delicata e pericolosa.

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