Movida, si sfaldano i fronti contrapposti. I locali: “Incassi scesi del 30%”. Appello per controlli di polizia
Oltre alla diversità di vedute tra i pubblici esercizi, Enrico Moizo del circolo 262 (normalmente molto critico), ringrazia gli assessori dopo la riunione della settimana scorsa e chiede di andare avanti col dialogo mentre all’associazione Assest che vorrebbe che l’amministrazione proseguisse con la linea dura si contrappone un altro folto gruppo di cittadini che si sta costituendo a sua volta in associazione e che chiede di colpire solo le attività che creano problemi salvaguardando l’animazione della zona messa in campo dai locali sani
I controlli effettuati sono fino ad ora circa 750, 81 le sanzioni (34 a negozi e market, 16 a pubblici esercizi, uno a un distributore automatico, 3 ad artigiani alimentari e 4 a circoli), un’ordinanza di chiusura per 5 giorni dal 1º giugno, quando dalla fase di “educazione” dei titolari delle attività il Comune ha fatto seguito l’applicazione. Tre le chiusura decise dalla Questura in zona dall’inizio dell’anno con l’articolo 100 del Tulps, Testo unico di polizia, strumento in mano al capo di via Diaz per far abbassare la saracinesca a chi raccoglie pregiudicati o causa problemi di ordine pubblico nei pressi dell’attività
(Le interviste video a Marina Porotto, vice presidente di Fepag Ascom e a Cesare groppi segretario di Fiepet Confesercenti)
di Monica Di Carlo
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Confesercenti offre a Tursi uno “scambio”: l’azzeramento dell’ordinanza del Sindaco sulla movida in cambio del ritiro del ricorso al Tar dei propri associati che, secondo il segretario Fiepet Confesercenti Cesare Groppi dovrebbe arrivare in giudizio a dicembre. Per Groppi non ha senso che <chi ha sforato di 10 minuti rispetto all’orario di chiusura, l’una in settimana, le 2 il venerdì e il sabato, non venga penalizzato come chi ha sforato di ore>. C’è chi, tra gli associati, è arrivato alle tre sanzioni previste per la chiusura di 5 giorni e spera di evitare attraverso una trattativa col Comune la penalizzazione prevista. Un gioco di forza che, a causa del rifiuto della sospensiva da parte del Tar, rischia di essere un’arma spuntata.
Fepag Ascom chiede che i locali virtuosi siano sottratti all’anticipo della chiusura perché sia punito solo chi lo merita e gli altri, <quelli che danno tutto il giorno un servizio a residenti e turisti – dice Marina Porotto, vice presidente dell’associazione – e animano il territorio anche con iniziative> non vengano ancora puniti a causandogli errori di altri. Porotto coglie l’occasione per annunciare che i Civ della zona stanno programmando iniziative straordinarie e aperture festive nel fine settimana dei Rolli Days (quando per la prima volta saranno aperti i Rolli di San Bernardo), il 15 e 16 ottobre, a ulteriore prova del ruolo che le attività hanno nell’animazione del territorio a carico dei gestori, a ulteriore del loro impegno per il quartiere.
Esistono anche “minimi comuni denominatori”. Ad esempio la richiesta di presidio e controllo da parte delle forze dell’ordine anche dei frequentatori della movida, quelli che, ad esempio, arrivano con bottiglie di plastica o di vetro piene di alcol acquistate altrove, magari nel pomeriggio o nei supermercati aperti “h24” fuori dall’area dell’ordinanza. Perché in molti sono convinti che i problemi di schiamazzi che persistono, oltre delle poche attività che ancora non rispettano le regole (quelli causati dalla somministrazione di cupidi a basso prezzo dai market stranieri si sono risolti con la chiusura alle 21 stabilita dall’ordinanza) siano generati da chi arriva nei carruggi con birra, vino e superalcolici comperati fuori dalla zona e si accampa, ad esempio, in salita Pollaiuoli nel dehors di un bar che di sera e chiuso tenendo tutti svegli.
Mentre gli incassi dei locali si sono ridotti del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (e ci sono lavoratori che hanno reso l’occupazione o hanno visto ridotte le ore di lavoro), ci sono zone ancora invivibili. Perché la seconda “attrazione” della zona della movida (o forse la prima) per i frequentatori che cercano lo sballo è lo spaccio di droga che, ovviamente non può essere regolamentato con ordinanza: non c’è niente da fare, bisogna mettere finalmente in campo controlli di polizia degli di questo nome, non sporadici, oltre a un impegno di carattere investigativo che possa smantellare finalmente le organizzazioni dello spaccio. L’assenza di questo genere di controllo è la madre di tutti i problemi: ci fossero stati prima di giugno l’ordinanza non sarebbe servita. Se ci fossero stati in questi tre mesi i problemi di spaccio e microcriminalità (che sono aumentati a causa del fatto che con le saracinesche chiuse i delinquenti hanno facile gioco) non esisterebbero più, come i comportamenti maleducati di ragazzetti che vedono (evidentemente non a torto) la città vecchia per il posto dove tutto si può fare senza essere puniti; cominciassero adesso si potrebbe pensare a cuor leggero a rivedere i divieti imposti a tutti, anche a imprenditori regolari costretti a pagare il prezzo della scorrettezza di alcuni colleghi.
Gli scorretti, intendiamoci, non sono pochi. In questi tre mesi (dal 27 maggio al 27 settembre), le sanzioni sono state 84 per mancato rispetto orario chiusura (64 sanzioni), somministrazione in atto (7), diffusione musica oltre l’orario (6), consumazione di alcol in vetro nei pressi del locale (1), vendita bevande in contenitori di vetro oltre le 22 (1), vendita bevande in lattina oltre le 22 (2).
I pubblici esercizi Ascom e Confesercenti chiedono insieme che le sanzioni vengano immediatamente notificate la stessa sera in cui gli agenti di polizia municipale del reparto Commercio le individuano in modo da poter consentire l’eventuale contestazione sul momento.
Tra i problemi ben lontani dall’essere risolti, oltre a quello di salita Pollaiuoli e alle aggregazioni di spacciatori (principalmente nell'”anello” vico dei Biscotti – Stradone Sant’Agostino, piazza San Donato, piazza Ferretto, via San Donato) c’è quello di vico Lavezzi (tra piazza Pollaiuoli e via Giustiniani), luogo di schiamazzi e orinatoio pubblico per i frequentatori di una delle vicine attività economiche che non pare voler tenere un comportamento adeguato e aggrega le peggiori frequentazioni (che arrivano anche a minacciare gli abitanti che chiedono di interrompere gli schiamazzi. Bisogna anche intervenire (ma questo è un problema di sicurezza che esula dai compiti del Comune) nella zona dietro alla sede Amiu di via Giustiniani dove si danno appuntamento giovani che consumano cocaina. Riproponiamo il video di GenovaQuotidiana che un mese fa ha denunciato il fenomeno.
Insomma, per recuperare sia la vivibilità, sia anche e soprattutto la sicurezza, di strada da fare ce n’è ancora tanta e per i problemi risolti ce ne sono altrettanti da affrontare in modo diverso.
L’ordinanza va comunque cambiata per inserire le aree non inserite per errore (ad esempio via della Mercanzia), per precisare non solo l’orario di chiusura, ma anche quello prima del quale non si può riaprire (oggi c’è chi fa il giochetto di riaprire dopo un quarto d’ora), magari per rendere a Pre’ l’ordinanza che vietava la vendita di alcol da asporto già dal primo pomeriggio, superata e invalidata dall’ordinanza movida. Nell’estremo ponente del centro storico non ci sono ragazzini che schiamazzano ma orde di delinquenti che ubriachi diventano ancora più pericolosi. Lo chiede l’associazione di cittadini Osservatorio di Pre’, quelli che scambierebbero volentieri i loro guai con quelli di chi, nella “Rive Gauche” della città vecchia, sostiene di non riuscire a dormire per il baccano.
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