Festa dell’Unità, alcol ai clienti alle 3 e mezza del mattino. Commercianti in rivolta
La manifestazione del Pd pare immune dalle regole dell’ordinanza del Sindaco Doria (che impone la chiusura alle 2 il venerdì) e persino dalla legge nazionale, il Codice della strada, che vieta di vendere alcol dopo le 3. Abbiamo comperato una birra alle 3.04 di stamattina e altre due birrette alle 3,23, mentre i tavolini dei chioschi Pd erano tutti pieni di gente con bicchiere davanti. Alla faccia della regola draconiana imposta da Marco Doria che fa chiudere ormai da mesi i locali del centro storico alle 2 il venerdì e al sabato e all’una negli altri giorni, causando un grave e non meritato danno economico ai pubblici esercizi che rispettano le regole
di Monica Di Carlo
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Che chi somministra sappia perfettamente che quel che accade non è regolare lo suggerisce ai maligni il fatto che lo scontrino reciti solo il reparto e non il tipo di merce venduta e ancora di più la data e l’ora della “ricevuta”, totalmente sballate, che indicano le 17,24 del giorno precedente, esattamente 10 ore prima dell’ora reale dell’acquisto. Intanto birra e gin tonic scorrono a fiumi, spillati e versati a chiunque ne faccia richiesta. I tavoli sono pieni. Ai soliti maligni vien da pensare che la collocazione dei chioschi che vendono alcolici sotto la sopraelevata, cioè già nell’area Expo (mentre i ristoranti, già chiusi, sono in area comunale) sia una scaltra strategia per sottrarsi all’ordinanza del Sindaco. Quel Sindaco la cui giunta è sostenuta dal Pd e che ha come assessore al commercio proprio un rappresentante del partito, Emanuele Piazza.
Tutto assolutamente lecito, per carità (almeno fino alla somministrazione in orario esplicitamente escluso dal Codice della strada), ma assolutamente inopportuno. Soprattutto dopo che il sindaco Marco Doria ha deciso di non accordare ai gestori dei locali che rispettano le regole la chiusura un’ora di apertura in più rispetto all’orario “monacale” imposto e ha deciso che lo stop non fosse imposto alla somministrazione, ma direttamente all’apertura del locale. Per questo i locali hanno perso grossi incassi e alcuni di questi sono ormai in grosse difficoltà economiche e hanno già dovuto lasciare a casa parecchi dipendenti. Tutto questo mentre ora a 30 metri dal locale più vicino i chioschi della Festa dell’Unità vendono alcolici a fiumi anche in orario incongruo secondo le leggi dello Stato.
Alla Festa dell’Unità, GenovaQuotidiana è arrivata dopo la sfuriata su Facebook, ieri sera, di Marina Porotto, presidente del Civ di piazza delle Erbe, portavoce dei Civ del centro storico e vice presidente della Consulta Civ Ascom che in serata aveva denunciato che la manifestazione del Pd svuota le vie della città vecchia e si chiude all’interno, coprendo dehors e accessi delle attività della piazza. Quest’anno, poi, sono arrivate anche le transenne che “contengono” all’interno i frequentatori della Festa.
<La Festa dell’Unità cosa porta alla città di Genova? – chiede provocatoriamente Porotto -. Vedo un blocco di stand gastronomici di tutte le regioni italiane a coprire totalmente le attività che affacciano i dehors su piazza Caricamento, un blocco unico a coprire gli affreschi di palazzo san Giorgio. In questa città bisogna sempre tacere e pedalare? Lo dico così, tanto per valutare se realmente vale la pena sbattersi per Genova. Noi qua avremmo da pagare la Tari, l’Irap, l’Iva, i contributi e le tasse sull’occupazione suolo, può interessare a qualcuno? Almeno in vista delle elezioni>.
Una dichiarazione estremamente provocatoria, un’accusa al Comune che ha permesso che i chioschi della Festa coprissero i locali che si affacciano su Caricamento in maniera che sembra più invasiva rispetto agli anni scorsi e installassero anche le transenne di contenimento dei frequentatori.
Porotto si è fermata fino a tardi, per verificare il rispetto dell’ordinanza che per stanotte (la notte tra sabato e domenica) impone non lo stop alla vendita, ma la chiusura alle 2. L’abbiamo raggiunta e, stupefatti, pur ritenendo che le pagode siano state posizionate (furbescamente) un centimetro all’interno dell’area Expo esclusa dal provvedimento del Sindaco, abbiamo potuto constatare chioschi ancora aperti, tavolini pieni con gente con birra e cocktail in bicchieri di plastica sui tavoli stessi, somministrazione in atto, musica a tutto volume. Siamo rimasti lì tra le 3 e le 3,40, orario in cui per la legge nazionale non si può vendere alcol. Invece ne abbiamo comperato noi stessi e più di una volta. Per molto ma molto meno, per dirle con le parole di Villaggio-Fantozzi, il gestore di un locale verrebbe “crocifisso in sala mensa”.
Non sappiamo se i chioschi vengano gestiti direttamente dal Pd o se siano dati in gestione a terzi che sarebbero, quindi, i soli responsabili del comportamento scorretto. Il momento in cui scriviamo non è esattamente l’ora giusta per cercare quelle risposte che tenteremo di avere domattina. L’unica cosa certa è che quando siamo usciti passando sotto il portale dove si legge “Festa nazionale Giustizia” Porotto ha alzato gli occhi al cielo. Questo chiedono i commercianti: giustizia e regole uguali per tutti, che siano imprenditori o partiti politici.
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