Sicurezza, sicurezza, primavera di bellezza
Signori, siamo alle prime schermaglie. Eppure i mesi che ci separano dall’appuntamento fatidico sono ancora tanti. E mentre il giornalista e regista Alberto Puliafito, torinese, 37 anni, il d day dei ballottaggi lo descrive così “Risultato durissimo per il Pd. Prepariamo i pop corn per il referendum di ottobre. Nel frattempo è estate, ma si potrà assistere allo spettacolo d’arte varia dei riposizionamenti, di quelli stile camerieri del Titanic e di altri soggetti da bestiario medievale. Alcuni finiranno semplicemente come lacrime nella pioggia. Altri resteranno con capriole da saltimbanchi. Intanto la sinistra non esiste più . Ma lo so non è una notizia ( e in effetti non esisteva già prima)”. Mentre più prosaicamente Pietro Scolari scherza sull’attitudine alla onniscienza di molti italiani postando l’immagine di una foto di una vecchi opera di Christo, una cintura di polipropilene fucsia attorno alle isole della baia di Biscayne a Miami, che ricorda l’oltraggio immaginifico del lago d’Iseo “Nel pomeriggio di lunedì’, smessi i panni dei fini analisti politici che disquisiscono di ballottaggi si diventa tutti grandi esperti di arte contemporanea per tornare a fare i ct mercoledì”. Eppero’ giusto ventiquattro ore prima del match che concluderà la fase a gironi della nazionale azzurra, proprio mentre il Pd inizia l’analisi dei cocci, nella nostra città e’ cominciato anche il testa a testa fra due possibili, o improbabili – vediamo un po’ come va a finire – candidati alla successione a Marco Doria. Senza di loro saremmo annegati in mesi e mesi di balletti, chiacchiere dilatorie, salotti e caminetti in cui si tessono mirabolanti strategie durevoli quanto il telo di Penelope. Incontri alla ricerca dei candidati giusti, nell’attesa che il marchese Doria chiarisca e si chiarisca su quanto intende fare da grande. Pronunciandosi finalmente, e dicendo, una volta per tutte, se intenda presentarsi per la seconda volta ai genovesi nelle vesti di candidato sindaco. Intanto a fare da opening act ci sono loro. Cullano sogni di gloria, anche se al momento sono consapevoli che per arrivare veramente a confrontarsi come candidati sindaco, esponente uno del centro sinistra e l’altro del centro destra, ci saranno da superare non solo tante prove, ma si dovranno verificare anche congiunzioni astrali particolarmente favorevoli.
Eppure, come se la sfida fosse già vera, e non soltanto un mero allenamento dialettico, hanno già predisposto un argomento di confronto comune, cioè la legalità e la sicurezza. Tema molto sentito nella nostra città, come in altri capoluoghi di provincia del Nord, anche se con tipologie di criminalità e microcriminalità completamente differenti. Anche se esiste qualche analogia per le presenza di un grosso e degradato centro storico e delle periferie, fenomeno legato, anche a una larga presenza di fasce di immigrati, più o meno clandestini. Ed è proprio affrontando come primo tema quello della sicurezza che Simone Regazzoni, di fatto fresco di autocandidatura alle primarie, filosofo, docente all’Università di Pavia, scrittore di saggi e di gialli, ha stuzzicato un possibile antagonista che sino a qualche tempo fa, lanciando la sua candidatura con mesi e mesi di anticipo, aveva fatto della sicurezza un suo terreno di propaganda pressoché incontrastato. Fra le mete preferite del vicepresidente del consiglio comunale Stefano Balleari, esponente di Fratelli d’Italia a palazzo Tursi, il mercatino di Corso Quadrio, sempiterna piaga a cielo aperto della giunta buonista di Marco Doria.
E Regazzoni si è lanciato nel duello subito dopo aver presenziato ad una riunione del Pd del centro storico con un messaggio abbastanza circostanziato, a cui hanno fatto seguito una serie di inviti pre e post ballottaggi negli studi di alcune emittenti locali. “Bene la proposta del Pd per il rilancio del centro storico di Michela Fasce. Ma bisogna avere il coraggio di fare un passo in più. Chiunque si candidi a Sindaco di Genova credo dovrebbe dire con grande chiarezza una cosa: c’è un grosso problema Sicurezza nel Centro Storico (e nelle periferie). E questo problema va affrontato con responsabilità, chiarezza e coraggio. Ce lo chiedono i cittadini. Penso che la Sicurezza dei cittadini dovrebbe essere il primo punto di un programma innovativo per il rilancio di Genova. Abbiamo sempre paura del fatto che la Sicurezza sia di destra. Non è così: il problema è che l’abbiamo lasciata per troppo tempo in mano alla destra. Riprendiamocela se vogliamo tornare in contatto con la vita vera delle persone.
La Sicurezza è la difesa dei diritti, in particolare dei diritti dei più deboli, è la garanzia di una buona qualità della vita, è la condizione per la vivibilità di una città. Rompiamo un tabù: il diritto alla sicurezza è di sinistra. Noi dobbiamo dire che oggi c’è un diritto alla sicurezza da non strumentalizzare ma che occorre riconoscere e garantire, per tutelare i bisogni concreti delle persone. Il diritto alla Sicurezza è un diritto di libertà, perché ogni nostra libertà, se non è tutelata nel suo esercizio quotidiano, e non è goduta, è una parola vuota. Questa è anche la migliore e più efficace risposta alle politiche della paura della destra”. Concetto nuovo e difficile da coniugare quello di Regazzoni, anche perché il partito che rappresenta, come lui stesso ammette, ha avuto in passato più ombre che luci in questo ambito, abbandonando di fatto il campo agli enunciati più spicci del centro destra e della Lega. Non a caso Regazzoni parte da una ridefinizione del concetto di sicurezza parlando di libertà di godere di un diritto, in modo da stravolgere il concetto del centro destra che focalizza molto di più l’aspetto della repressione insieme a quello della distinzione netta fra rifugiati e profughi, a favore di una imposizione di legalità. “Il diritto alla Sicurezza è un diritto di libertà, perché ogni nostra libertà, se non è tutelata nel suo esercizio quotidiano, e non è goduta, è una parola vuota”. E in mezzo ci sta la “piccola” questione dei quartieri ghetto, della periferia come del centro storico, che hanno subito un degrado a causa della massiccia inclusione di stranieri e di clandestini.
E Balleari, temendo di vedersi scippare e sfilare sotto il naso uno degli argomenti forti della sua campagna elettorale ha subito reagito con un lungo post con tanto di manifesto sulla sua pagina facebook. Spiega il candidato sindaco di Fratelli d’Italia: “In questi giorni, da alcuni esponenti locali e nazionali del Pd, sento parlare di un ritorno al tema della sicurezza. Mi fa sorridere questa improvvisa presa di coscienza da parte del partito di governo, della città come del paese, di un tema così importante e spesso da loro relegato ad argomento puramente ideologico. La domanda che mi, e vi, pongo è quale credibilità hanno lorsignori a discettare di quest’argomento? Non ci si improvvisa difensori della sicurezza quando non si è mai dalla parte delle forze di polizia, quando non le si protegge fornendo la migliore attrezzatura e i mezzi per compiere il loro lavoro, quando si è sempre dalla parte degli antagonisti, quando non si conoscono le periferie se non per sentito dire e, last but not least, quando promuovi l’illegalità. Parlo a livello locale, ma si può applicare serenamente a livello nazionale. Insomma partiamo dal voler equipaggiare e formare la nostra polizia locale, i cantunè, sino a smantellare il mercatino di corso Quadrio. Poi parliamone di sicurezza.Se decidi di pagare la corrente elettrica ai Rom, se permetti che i Latino’s a Sampierdarena possano comandare loro, se pensi che i centri sociali possano far quello che vogliono in barba alle leggi allora non hai diritto di parlare di sicurezza, o almeno, se ti fanno una pernacchia quando ne parli, non ti arrabbiare. Qualcuno potrà pensare, ma questo lo fa Doria e la sua giunta. Ecco chi pensa questo si sbaglia, il Pd non è solo complice, ma mandante di tutte le azioni della giunta. In 4 anni avrebbero potuto scegliere di mandarli a casa decine di volte, invece sono sempre andati in soccorso. Non cadete in questo tranello e fate come me chiamate questa giunta #PDoria. Il Pd quando parla di “sicurezza” parla di un’argomento che conosce, ma che non pratica più, da tempo ormai. Intanto godiamoci questi dati che provengono dal IX rapporto sulla Sicurezza urbana in Liguria, realizzato dall’Università di Genova e curato da Stefano Padovano con Vincenzo Mannella Vardè ( +10 per cento di borseggi, 5,6 f urti in casa al giorno, gli arrestati per furto nel 65 per cento dei casi sono stranieri) e aggiungiamoci che per il 69% dei Genovesi la sicurezza è diminuita nel corso degli ultimi 5 anni.Quindi non esiste la filosofia della sicurezza. Esiste la sicurezza e basta. Pd siete sicuri nel parlare di sicurezza?”.
Insomma per Stefano Balleari, che sfida a singolar tenzone proprio Regazzoni, da parte del Pd tanta fuffa su un argomento semi-sconosciuto. Non a caso qualche giorno fa il parlamentare Mario Tullo, rievocava un intervento che data una ventina di anni fa da parte della sinistra, obbligata ad occuparsi del problema a causa delle tensioni sociali fra vecchi e nuovi abitanti del centro storico che minacciavano di radicalizzarsi con la formazione di ronde di cittadini pronti a farsi giustizia da soli. In quel caso si riuscì a stemperare il clima ma la questione, ben lungi dall’essere risolta e’ andata, con il passare del tempo, ripresentandosi fino ad assumere connotati di rilevanza e pericolosità sempre maggiore. Difficile perciò rimpossessarsi e cavalcare una tematica che sino ad oggi, anche a livello nazionale, ha fatto registrare un’attenzione quasi esclusiva del centro destra, sconfinando, talvolta,anche nella propaganda più becera. Dai campi rom, all’ospitalità ai profughi. Ma basta frequentare le pagine social e navigare in rete per rendersene conto. Guardate un po’ questo post di Giorgio Bornacin, senatore ora in pensione del PdL, con simpatie missine, poi consigliere regionale e parlamentare di An, sino ad a accasarsi sotto il protettorato del Cavaliere, lasciando alla rottamazione l’amico e segretario nazionale del suo ex partito Gianfranco Fini.
Il post in questione dà l’esatta distanza concettuale tra il ragionamento di Regazzoni e quello del centro destra, esemplificando quanto invece sia più facile affrontare la questione, visto che molti genovesi la vivono sulla loro pelle, di pancia.
E quello della sicurezza è un problema in cui è difficile mantenere il livello del dibattito su un piano un po’ più elevato. Come quel monito dello scrittore inglese Hugh Walpole che diceva “Non cercare la sicurezza, è la cosa più pericolosa del mondo”. O quella battutaccia di un anonimo che volutamente confondeva i piani “I preservativi non sono completamente sicuri. Un mio amico ne aveva uno addosso quando è stato investito da un autobus”.
Per finire, più seriamente, con le parole di Giuliano Amato che già tanti anni fa offrivano uno spaccato del nostro paese in cui su sicurezza e legalità, a seconda del significato, esistevano percezioni diverse, come se la microcriminalità’, in conclusione, non finisse nella maggior parte dei casi per alimentare bacini più consistenti. “Mi interrogo sugli effetti devastanti che produce la ribellione diffusa nei confronti della legalità’, in qualunque forma si manifesti e chiunque la manifesti. Sento molto le responsabilità che hanno le elites quando anche loro entrano in rapporto con l’illegalità. È il vecchio cancro di parte del Mezzogiorno: l’intreccio tra amministrazioni pubbliche e criminalità organizzata”. Quasi che oggi il fenomeno dell’infiltrazione economico-finanziaria delle mafie risultasse circoscritto esclusivamente al meridione.
Il Max Turbatore
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