Coldiretti: “Saniamo la normativa della pesca”. Il sogno nel cassetto di una filiera tutta genovese in Darsena
Laboratori,cucina e qualità. Pesce protagonista in Darsena per la giornata organizzata dalla Coldiretti. Periodo difficile per il comparto a causa del recente maltempo, tante idee per il futuro è il sogno di una filiera tutta genovese.
Di Michela Serra
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Chi questa mattina è capitato dalle parti della Darsena di Genova non ha potuto che imbattersi in un delizioso via vai di acciughe e triglie. Il motivo di tanto trambusto è stata la giornata organizzata dalla Coldiretti con l’obiettivo di far conoscere meglio alle persone il lavoro dei pescatori, ma non solo. L’occasione è stata anche quella di dare qualche dritta utile ai consumatori per la scelta del pesce, partendo dalla tracciabilità del prodotto. E proprio questo è il dato mancante, come spiega la responsabile di Coldiretti pesca Daniela Borriello: <Da oggi vorremmo partire con una campagna per modificare la normativa esistente che prevede che i nostri produttori debbano inserire nell’etichettatura la data del pescato, ma questa informazione lungo la filiera si perde>. Insomma, pescherie e consumatori non hanno modo di sapere se il pesce acquistato è stato pescato nella notte. <Noi vogliamo che questa norma venga modificata e che tutti siano obbligati a inserire la data del pescato – prosegue Borriello – solo così il consumatore è tutelato e può scegliere liberamente cosa acquistare>. A questo tema si collega inevitabilmente quello delle acciughe, la cui stagione è appena iniziata. Recentemente a causa del troppo pescato si sono dovuti buttare ingenti quantitativi del pesce azzurro che per i liguri è un’ istituzione. Anche in questo caso qualcosa si può e si deve fare. < I nostri pescatori pescano in base alle nottate, ma i grossisti devono piazzare prima il prodotto – prosegue Borriello noi vorremmo che ci fosse la consapevolezza del consumatore che il pescato che acquistano è freschissimo rispetto a altra acciughe che magari hanno già uno o due giorni>. In quel caso il pesce ha subito un trattamento, nulla di velenoso, sia chiaro, ma il sapore tipico dell’acciuga ligure viene inevitabilmente compromesso. Ecco che la data del pescato sarebbe nuovamente un dato chiave per capire cosa si acquista. <L’acciuga è un prodotto delicatissimo spiega ancora Borriello il sapore cambia se si consuma la sera successiva alla pesca>. Il recente maltempo è stato un grave danno per i pescatori, perché spesso non hanno potuto prendere il largo. Ora si spera in una ripresa del meteo, ma soprattutto del comparto che tanto ha sofferto in questo periodo. <Il periodo è stato davvero brutto per i nostro pescatori – dice ancora Borriello – le nostre imbarcazioni sono di piccole dimensioni e se il tempo non è bello non possono uscire>. Va detto che il pesce venduto nella struttura della Darsena è freschissimo, perché i pescatori possono vendere solo i loro prodotti. Per tutte queste ragioni è nata la volontà di movimentare la Darsena con una giornata dedicata alla pesca. I visitatori hanno potuto ammirare dal vivo le imbarcazioni attraccate e partecipare ai laboratori, come la salagione delle acciughe.
<Bisogna togliere testa e interiora, poi spargere un po’ di sale nella cassetta e si lascia spurgare il sangue per 24 ore – spiega Eva Orecchia, che nasce da una famiglia di pescatori – a questo punto le acciughe vengono appoggiate nei vasi di vetro a strati alternati di pesce e sale. È importante che le acciughe vengano posizionate nel modo corretto, con il dorso in alto e alternando testa e coda. Poi si poggia un peso sul prodotto e si lascia riposare aperto per circa 40 giorni>.
Poco sotto la struttura della Darsena si può entrare in un mondo di magia dalle fitte maglie. E su un’imbarcazione che Giuseppe Mammoliti spiega come si fa a cucire le reti da pesca. <Si tratta di un’arte che viene tramandata di padre in figlio – dice Giuseppe – io ho iniziato a cucirle a sette anni e ora ne ho ottantuno. Nessuno riesce a tenermi lontano dal mare, ancora oggi prendo il largo giorno e notte>. Nessuno dubita di queste sue parole, basta vedere il suo volto e le sue mani, segnati da sole e intemperie. <Ma io faccio una vita sana e non ho vizi. Solo quello del mare>. Gli crediamo, e come faccia a capire qualcosa in quell’incredibile groviglio di nodi che ha davanti, resta un mistero. La visita si conclude con le aspettative per il futuro, le speranze e i timori. <Abbiamo tante cose che bollono in pentola – conclude Borriello – faremo laboratori con le scuole, vorremmo anche fare una rete tutta genovese che parta dal pescato e passi per olio e limoni>. Mentre ci allontanano nell’aria si diffonde il profumo di una frittura perfetta. Chissà che a breve non possa accadere ogni giorno.
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