Primo Maggio, i sindacati guardano all’unitarietà, per la quale lancia un appello anche Lotta Comunista
TUTTI CONTRO RENZI
La VIDEOGALLERY e il VIDEO
Il corteo, i collettivi, Lotta Comunista
Solo qualche attimo di tensione, quando alcuni collettivi autonomi (in testa il Calp, quello dei lavoratori portuali) che sfilavano tra i lavoratori di Cgil, Cisl e Uil (circa cinquemila) e la coda del corteo, formata dai duemila di Lotta Comunista, hanno sistemato e acceso i fumogeni e incominciato a sparare i petardi che hanno scosso via XX Settembre rimbombando nei portici. Il gruppo che reggeva lo striscione con la scritta “Primo maggio internazionalista” è andato avanti come un rullo compressore superando i collettivi e passando sui barilotti dei fumogeni prima che venissero aperti, poi il resto del corteo è passato di lato mentre il fumo arancione cominciava a riempire l’aria e si iniziavano a sentire i botti. L’atteggiamento dei collettivi è stato contestato con fischi e insulti da una parte dei manifestanti che erano dietro e che hanno urlato anche <Via dal corteo!>. Tutto è finito lì, con i rappresentanti più anziani di Lotta Comunista già passati oltre che tornavano indietro a calmare gli animi e ad assicurarsi che non accadesse nulla mentre sfilava via lungo il margine della strada una delle bande musicali che hanno accompagnato la manifestazione. Di fatto, la decisione di effettuare un’unica manifestazione ha garantito, come effetto collaterale, che tutto si svolgesse senza gli incidenti accaduti altrove. Il minimo comun denominatore, oltre alla critica alle politiche del Governo Renzi sul lavoro, è l’accoglienza agli immigrati. Molti gli stranieri che hanno partecipato al corteo sia sotto le bandiere di Cgil, Cisl e Uil sia sotto quelle di Lotta Comunista.
Parola d’ordine: “unitarietà”
Per la prima volta dopo 30 anni, Lotta Comunista ha manifestato in un unico corteo con la “Triplice”, invitata esplicitamente da una lettera del segretario generale Cgil Susanna Camusso a nome dei tre sindacati. Un suo loro rappresentante, Armando Palombo, della rsu dell’Ilva, ha parlato dal palco del Primo Maggio allestito a De Ferrari dopo un collega di Taranto in collegamento con la piazza di Genova e prima dei tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. A loro Palombo ha chiesto <il massimo impegno nella difesa dei lavoratori dell’Ilva> e <di fare finalmente un tentativo deciso e concreto di un sindacato europeo oggi assolutamente necessario. L’unica vera dimensione possibile per la difesa della nostra classe oggi è oramai è quella europea>. I Calp durante la manifestazione hanno diffuso un volantino che recita: <Non siamo contro il sindacato, ma non stiamo neppure con questo sindacato che dimentica chi lavora, isola chi le lotte le prova a fare, va a braccetto con i nostri nemici. La strada è lunga, il nostro posto è tra e con i lavoratori. In Francia, come negli anni scorsi in Spagna e in Grecia i lavoratori stanno dimostrando che il futuro non è stato ancora scritto. E prima o poi lo riscriveremo a modo nostro>. Tutto il resto della piazza, invece, ha dimostrato di credere nella necessità di fare fronte comune contro una situazione che, al di là dei casi specifici delle aziende, mette a rischio la funzione stessa del sindacato, quella di controparte dei datori di lavoro. In questi mesi una serie di contratti non rinnovati o disdettati, col Governo Renzi che tenta di fare suo il ruolo di intermediazione diretta tra lavoratori e aziende, ha consigliato a tutti di creare una grande forza comune di resistenza contro questo, contro i voucher (che, a detta di ciascuno dei segretari, coprono una grande quota di lavoro irregolare), contro atteggiamenti del governo come quello messo in atto cambiando il codice degli appalti in una notte. Fino a qualche mese fa i contratti o gli accordi si firmavano a pezzi, quasi mai unitariamente. Oggi tra i sindacati è sembrata tornare l’armonia – termine che può tradurre il sindacalese “unitarietà” – con l’obiettivo comune di ricominciare a rappresentare e difendere insieme i lavoratori di ogni categoria, di ogni genere (dai precari a chi ha un impiego a tempo determinato), fino ai pensionati. Richiami all’importanza dell’unitarietà sono stati fatti, oltre che da Palombo, anche da tutti i segretari generali.
E Toti sorpassa a sinistra il governo Renzi
Tante cose sono cambiate e oggi l’obiettivo comune sembra quello di non permettere che l’Esecutivo possa smantellare in breve tempo le organizzazioni dei lavoratori cancellando le loro battaglie. Non sembra un caso che oggi il presidente della Regione, Giovanni Toti, pur accolto da qualche fischio facilmente preventivabile da parte di chi ancora non ha compreso come gli schemi che hanno retto una settantina d’anni stiano saltando, sia voluto andare in piazza nonostante le contestazioni del 25 Aprile. Il messaggio del Governatore, che già qualche giorno fa si era fatto fotografare con la maglia della Fiom (il trait d’union tra Lotta Comunista e la Cgil) è chiaro e avvalora la chiave di lettura: <Per chi, come me, crede nel dialogo, nella condivisione delle scelte, nella costruzione del futuro attraverso il confronto, i sindacati restano un interlocutore fondamentale. Chi rifiuta il confronto e preferisce lo scontro, magari per fini esclusivamente politici, non fa che rafforzare la posizione di chi, nel nostro paese, ritiene un inutile impiccio ogni corpo intermedio e crede che il progresso passi attraverso un decisionismo autoreferenziale che cancella ogni altro elemento di pensiero: dalle autonomie locali alle rappresentanze sociali. Arrivando sul palco dei sindacati ho constatato intorno a me, che certo non rappresento il mondo politico più affine a certo sindacato, più segnali di condivisone che di contestazione di questo modo di pensare. Mi auguro che il sindacato tutto, in questo Primo Maggio difficile, in cui si celebra la festa del lavoro in un paese dove la disoccupazione è il primo problema, sappia cogliere l’esigenza del confronto e della costruzione di modelli condivisi e non si lasci trascinare da un antagonismo ideologico fine a se stesso, rappresentato dai fischi e dai petardi uditi oggi. Un atteggiamento che danneggerebbe in primo luogo quel lavoro che oggi celebriamo come valore fondante della nostra Repubblica>.
Le bordate al premier
Dal palco del Primo Maggio molte le bordate al Premier: <Il Governo italiano deve pensare innanzitutto al valore del lavoro – ha detto il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan -. Le grandi riforme che vogliamo sono quello che mettono al centro il lavoro, e la dignità in un Paese dove ogni giorno muoiono tre persone per il lavoro>.
<Per creare del lavoro abbiamo bisogno di investimenti, quelli veri, pubblici e privati. A partire dalle infrastrutture, già questo basterebbe> ha proseguito Furlan, parlando poi delle pensioni: <Non ci interessano le buste arancioni, vogliamo le busta paga – ha detto -. E vogliamo un Paese dove non si muoia a 65 anni sulle impalcature. Un Paese dove i lavoratori anziani possano andare in pensione e lasciare il posto ai giovani. Così si crea speranza>.
Il segretario Cisl è stata dirissima sui voucher: <Non é così che si crea dignità e sicurezza> ha detto.
Sullo stesso tema ha proseguito Susanna Camusso, leader della Cgil: <Forse Renzi dovrebbe farsi qualche domanda su come si è determinatala precarietà che c’é oggi nel lavoro – ha affermato -. Renzi aveva detto che avrebbe dato lavoro e prospettive ai giovani. Allora gli chiediamo Il lavoro è un voucher? Il futuro é un voucher con cui i caporali comprano il lavoro? Basta con il risparmio, in tutti i luoghi di lavoro dobbiamo essere intransigenti sulla sicurezza: no a subappalti e partite Iva, voucher, senza sicurezza nei cantieri e negli appalti>.
Poi, Camusso ha tirato un’altra stoccata a Matteo Renzi dopo quelle dei giorni scorsi, quando aveva denunciato che la crescita dei posti di lavoro della quale si vanta il Premier sarebbe, in realtà, minima. Ad aver creato più precarietà, secondo Camusso, sono le leggi varate da <quelle stesse maggioranze che oggi garantiscono questo Governo>.
<Siamo un sindacato di proposta, ma se non c’è risposta c’è solo la protesta – ha detto Carmelo Barbagallo -. Siamo qui in piazza per un Primo Maggio di impegno, piuttosto che di festa, affinché sia restituito valore al lavoro: ecco perché bisogna rinnovare i contratti, adeguare le pensioni e creare occupazione per i giovani. L’Italia è ancora ferma e c’è il rischio che quando ripartirà possa finire su un binario morto: servono investimenti pubblici e privati>.
Anche sui temi strettamente legati al lavoro, Giovanni Toti ha ammiccato ai sindacati: <La legge Fornero è una brutta legge che ha creato molti problemi sociali e molte ineguaglianze che sono inaccettabili da un punto di vista morale – ha detto a margine della manifestazione. C’è bisogno di lavorare sulla riforma della legge Fornero ma c’è bisogno, soprattutto, di far funzionare quei meccanismi che riescano a consentire a quei lavoratori espulsi dal mondo del lavoro di essere riqualificati e formati per continuare la loro vita>.
Il Sindaco ascolta tutti i comizi ai piedi del palco
Il sindaco Marco Doria, accompagnato dall’assessore Gianni Crivello e ai due presidenti di Municipio Giuseppe Spatola (Medio Ponente) e Iole Murruni (Valpolcevera), ha partecipato alla manifestazione in rappresentanza del Comune, con la fascia. È rimasto ad ascoltare, ai piedi del palco, per tutto il comizio nonostante la pioggia. Il Comune aveva anche installato uno striscione sul tema “Primo Maggio” alla facciata di Palazzo Ducale.
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