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Il senso della vergogna

Proprio ieri mi interrogavo sul senso della vergogna. Esiste ancora nel nostro bel paese il senso della vergogna? Me lo chiedevo mentre si celebrava la giornata della memoria e dell’impegno, la ricorrenza in cui si ricordano le vittime della mafia. Una domanda nata in piena bagarre politica. Con il vicepresidente della camera dei deputati, il pentestellato Luigi Di Maio, all’attacco del Governo. A denunciare, con tanto di interrogazione all’esecutivo , che i fondi destinati alle famiglie delle vittime della mafia risultano bloccati. Polemica strumentale? Forse, visto il giorno. A Di Maio il ministro Boschi ha risposto che si era in attesa di una definizione più precisa dei criteri di erogazione. E la querelle e’ culminata nella richiesta del parlamentare Pd Ettore Rosato delle dimissioni del vicepresidente di Montecitorio per scarsa osservanza del suo ruolo istituzionale.
Giornata triste quella di ieri. E non soltanto per le vicende di cui ho parlato sopra, ma
perche’ funestata dall’ incidente stradale di Tarragona in cui hanno perso la vita tanti ragazzi, universitari, di ritorno, a bordo di due pullman, da una gita a Valencia. Studenti dell’Erasmus. Tra loro tredici studentesse strappate al futuro. Tante italiane e una genovese. Il destino sa essere feroce come nel caso di Valeria Solesin la ricercatrice italiana trucidata dagli assassini dell’Isis a Parigi, al Bataclan. Come è accaduto, in circostanze ancora misteriose, a Giulio Regeni in Egitto. Feroce perché ci strappa ragazzi dal volto pulito, all’estero in cerca di un lavoro o di una preparazione per affermarsi nella vita. Ragazzi che avrebbero dato smalto ad un paese che cerca disperatamente la strada per lasciarsi alle spalle la crisi.
Sicche’ e’ con questi presupposti che i messaggi di cordoglio per il tragico incidente di sono sprecati, via twitter.  Il ministro della difesa Roberta Pinotti: “La morte delle giovani studentesse lascia un vuoto in tutti noi. Prego per loro e per le loro famiglie”. L’europarlamentare Renata Briano: “La disgrazia di Tarragona ci ha portato via un pezzo del nostro futuro. Un dolore immenso per tutti noi. Sono vicina alle famiglie”. Il capogruppo del Pd in consiglio regionale Raffaella Paita: “Su quel pullman in Spagna c’era il futuro. Enorme dolore per tutte le giovani vittime. Italiane e non”. Il premier Matteo Renzi si imbarca per la Spagna per rendere omaggio ai familiari delle vittime e sospende la direzione del Pd in segno di lutto. E fin qui nulla, se non la condivisione di una tragedia che colpisce tutto il paese. Senonche’ in questo paese in cui da tempo manca il senso di condivisione, alterato dalle lotte intestine all’interno dei partiti, dalla faziosità e dalle fazioni, che nessuno riesce, nemmeno in simili circostanze, a lasciarsi alle spalle, compare un cinguettio fuori luogo. L’autrice è Chiara Geloni, florida vestale della minoranza Pd, biondissima, con una vaga somiglianza con la giovane Anita Ekberg, compianta diva ma resa immortale dal bagno nella fontana di Trevi nella Dolce vita di Fellini. La Geloni, ex giornalista del Popolo, poi vicedirettore di Europa, direttore sino a due anni fa si YouDem, la Tv via web del Pd, definita da Giorgio Dell’Arti “Più che vestale del pensiero bersaniano, una monaca guerriera a guardia della stanza del capo insieme a Stefano Di Traglia, il portavoce che non perdeva la calma neppure nella bufera di fischi e insulti”. Quella Geloni che Dagospia aveva, non a torto, soprannominato “Nostra signora degli scazzi”, forse per tener fede alla figura coniata per lei da Roberto D’Agostino, twittava imprudente “Mi sa che qualcuno ha fatto due conti”. Riferendosi alla sospensione della direzione del Pd in cui si pronosticava che il premier e segretario nazionale Matteo Renzi avrebbe dovuto contrapporsi  ai malumori della minoranza. Insomma una sorta di resa dei conti che veniva spostata in avanti. Eppero’ la speculazione strumentale dava il via ad una serie di insulti via web. Provenienti anche dalla nostra regione, naturalmente da parte degli accoliti del premier. A dar  fuoco alle polveri Stefano Regazzoni, ex portavoce, durante la tornata elettorale della candidata presidente del Pd Raffaella Paita. Rispondeva lapidario Regazzoni : “Sei tu che devi fare due conti con la tua coscienza o con quel che ne resta”. A ruota proprio la Paita: “Meriteresti il silenzio. Ma non riesco a non dirtelo. Vergogna”.
Eccolo qui il senso della vergogna con cui a priori noi italiani raramente riusciamo a fare i conti, mettendo da parte le animosità di fazione per onorare il cordoglio per quelle che sono vittime innocenti, uccise dalla mafia o da un banale incidente stradale. Il senso della vergogna che dovrebbe immobilizzare il pensiero e la mente, fugando le espressioni di campanile, per onorare, almeno per un giorno, il dolore dei familiari prostrati da tragedie inspiegabili o che trovano ragione nell’imbarbarimento dei rapporti di vicinato, di quartiere, della politica, delle religioni.
Mi interrogavo anche oggi su questa questione, strappato al torpore di una soleggiata mattinata primaverile, mentre Tv e social battevano sul crescente numero delle vittime degli attentati di Bruxelles. E anche in questo caso sono andato a curiosare sui messaggi di cordoglio dei nostri politici. Quello di Andrea Orlando, il ministro della giustizia “Bruxelles, tanto dolore. Un attacco all’Europa. Sono urgenti strumenti come la procura europea, cooperazione giudiziaria, intelligence comune”. O quello stringato dell’altro ministro ligure, Roberta Pinotti, titolare del dicastero della difesa “Dolore e cordoglio per le vittime degli attentati terroristici a Bruxelles”. E ancora dal Governo. Il premier “Con il cuore e con la mente a Bruxelles”. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni
“Col fiato sospeso sono vicino al Belgio di fronte all’attacco sconvolgente al cuore di Bruxelles”. Mentre Federica Mogherini, alto rappresentante alla UE per gli affari esteri e la politica della sicurezza, chiudeva in lacrime la seduta  ad Amman in cui aveva appena fatto irruzione la notizia degli attentati in Belgio. Con Libero che non si lascia sfuggire l’occasione per spargerci su un po’ di sale “Vedere uno dei massimi rappresentati delle istituzioni piangere dopo lo sfregio dei terroristi e’ una straordinaria vittoria per i tagliagole dell’Isis e per tutto il mondo dell’estremismo islamista. Lacrime, quelle della Mogherini che dimostrano la debolezza del Vecchio Continente e che verranno esaltate dalla macchina della propaganda del terrorismo islamico”.
Già, perché di fronte al senso di smarrimento per questi attentati dilaganti in Africa, in Asia, in Medio Oriente, ma anche in Europa, mantenere i nervi saldi senza ricadere nell’eterna polemica sulle frontiere o sull’accoglienza agli immigrati risulta molto più difficile.
E a riprova di tutto ciò il messaggio di Renata Briano europarlamentare al lavoro proprio a Bruxelles “Sono in parlamento europeo e stiamo seguendo le notizie con grande apprensione. Sono luoghi che frequentiamo abitualmente. E’ sconvolgente”. Immediata la risposta di tal Gaetano che sotto il Nikename @Anonymus e con un profilo “in cima alla cupola stavo” incalza l’europarlamentare: “Allora li’ dentro fatevi un esamino di coscienza. Qualche responsabilità l’avete. Complici dell’invasione”. Ma la Briano chiude il discorso. “Si vergogni”.
E si ritorna al senso della vergogna. Sconosciuto nel momento in cui la realtà diventa tragedia. Ma talvolta finisce per essere il paravento a cui si fa ricorso per bloccare domande troppo ingombranti. Perché penso che fra la speculazione partitica della Geloni di fronte all’imponderabilità di un incidente stradale e il senso di impotenza che ci attanaglia, senza distinzione alcuna, di fronte al ripetersi degli attentati che tolgono la vita a decine e decine di persone innocenti, ci debba pur essere una sostanziale differenza.

Il Max Turbatore

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